Nelle nostre società, quando la condotta di qualcuno procura danni così seri come la morte di innocenti, viene punito con sanzioni giuridiche. Si punisce il procurato allarme. Si punisce chi diffonde false notizie. Rendere il negazionismo un reato o un illecito è una soluzione necessaria e ovvia
Per gli spagnoli che hanno tirato fango sui reali, su Pedro Sánchez e su Carlos Mazón non c’è dubbio: le parole possono uccidere. Per anni la dialettica è stata fra ambientalisti e climatologi, che cercano di attirare l’attenzione sul pericolo imminente, e negazionisti e difensori del fossile. E quando qualcuno diceva che ci sono responsabilità non solo nel continuare ad affidarsi ai fossili o nel frenare le politiche climatiche più ambiziose, ma anche nell’instillare il dubbio, veniva sommerso da insulti – siete ideologici, estremisti, volete censurare il libero pensiero, avreste bruciato Galileo, e così via.
No, non c’è nessuna censura, qui. Mazón non è uno scienziato che, dati alla mano e secondo i criteri di rigore della comunità scientifica, qualifica o contesta la relazione fra emissioni e cambiamenti del clima. E non sono scienziati rigorosi e spassionati tutti quelli che, negli uffici stampa di aziende, nelle testate giornalistiche, nelle televisioni e sui social, fanno propaganda politica travestita da discussione filosofica. Non sono scienziati che esercitano il dubbio gli amministratori delegati delle aziende che ancora investono sul fossile. Non lo sono i politici che frenano. Non lo sono i giornalisti che confondono le idee delle persone comuni. Non lo sono i pochi laureati in materie scientifiche, anche con carriere rispettabili, che occupano la nicchia televisiva e social del negazionismo – gente come Franco Prodi o Franco Battaglia.
Il negazionismo di chi può influenzare i comportamenti di masse di persone non è lo scetticismo sano degli scienziati o il dubbio perdonabile della gente comune. Chi s’impegna in questo tipo di negazionismo è come chi rallenta i pompieri dando loro indicazioni sbagliate sulla strada da fare per arrivare al luogo dove divampa un incendio. Chi lo fa si macchia di una colpa aggiuntiva, e odiosa, rispetto alla colpa di chi non fa abbastanza per ridurre le emissioni e per finanziare gli adattamenti necessari al clima che cambia.
Il negazionismo dei politici, dei giornalisti e degli uffici stampa non è molto differente da un reato. Il comportamento di Carlos Mazón ha provocato morti. Nelle nostre società, quando la condotta di qualcuno procura danni così seri come la morte di vittime innocenti, viene punito con sanzioni giuridiche. Si punisce il procurato allarme. Si punisce chi diffonde false notizie. Lo si fa quando il nesso causale fra l’informazione rassicurante o la mancata informazione è evidente. Questa è la logica del processo alla Commissione Grandi Rischi, che ha diffuso informazioni falsamente rassicuranti ai tempi del terremoto a L’Aquila. Lo stesso vale per l’accusa che ha colpito Marta Vincenti, ex sindaco di Genova, per il suo tentativo di nascondere le responsabilità del Comune nella gestione dell’alluvione del 2011. Ci possono essere dubbi sul legame causale fra certe parole e la sorte delle vittime delle catastrofi. Ma non ci sono dubbi che, ove il legame sia accertato, chi parla a vanvera vada punito.
È assurdo impegnarsi in un gigantesco cambiamento dell’economia, degli stili di vita, dei modelli di sviluppo, quando poi una serie di persone influenti lanciano messaggi contrari. Questa è la vera posta in gioco nell’elezione del presidente degli Stati Uniti. Un presidente negazionista non è solo una sciagura per gli statunitensi. È un pericolo per il pianeta. Il cambiamento climatico avvera il sogno cosmopolitico, rendendolo un incubo. Il governo mondiale esiste già, perché non possiamo fare a meno di un governo mondiale dell’emergenza climatica. Le decisioni degli elettori statunitensi, le decisioni di qualsiasi elettore, possono determinare l’onda di fango che travolgerà la nostra macchina, allagherà il nostro scantinato, ucciderà qualcuno intrappolato senza vie di scampo. Questa è la vera posta in gioco in qualsiasi elezione, in qualsiasi decisione politica.
I dubbi sulla transizione ecologica, la pensosa discussione su modelli alternativi di sviluppo industriale, la critica al presunto ambientalismo ideologico: tutto questo non è discussione pubblica democratica. È propaganda politica travestita, è diffusione di falsità pericolose. Rendere il negazionismo un reato o un illecito – punirlo con ammende altissime – è una soluzione necessaria e ovvia. La morte di qualcuno in un parcheggio, intrappolato dal fango, è un dramma enorme. Che chi ne è responsabile paghi in solido è il minimo. E anche questo servirebbe a contenere il numero delle vittime, insieme a una riduzione drastica delle emissioni.
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