Le vittime in Spagna sono salite a 222, con il ritrovamento dei corpi di altre cinque persone. Finora nessuna vittima nel parcheggio. L’allerta intanto si sposta sulla Catalogna. Sull’aeroporto di Barcellona una mole d’acqua pari a un quarto di quella che cade in un anno
Ora in Spagna è il momento del tutti contro tutti, per non restare con le spalle al muro di fronte a un’opinione pubblica arrivata a tirare fango contro la famiglia reale e il capo del governo.
Il direttore generale dell’Unità militare di emergenza spagnola (Ume), Javier Marcos ha detto che la sua forza è libera di muoversi su tutto il territorio nazionale, «ma non potrà mai entrare nella zona di emergenza senza l'autorizzazione del corrispondente direttore di emergenza della comunità autonoma», aggiungendo che «posso avere 1.000 soldati alla porta di emergenza, ma non posso entrare legalmente finché il direttore dell’emergenza non mi autorizza». Appena hanno avuto il via libera, i soldati sono stati in pochi minuti nelle zone critiche.
Il presidente della Generalitat valenciana, Carlos Mazón del Partito popolare, ha però respinto le accuse sui ritardi nella comunicazione dell’emergenza. In un’intervista ha dichiarato che l’avviso non è stato inviato prima perché la Confederazione idrografica del ministero della Transizione ecologica ha disattivato fino a «tre volte l’allerta idrografica» per la gravità delle piogge. L’esecutivo ha risposto dicendo che non sono le confederazioni idrografiche a diffondere le allerte e quindi non possono disattivarle.
Ancora dal Partito popolare – e in particolare dal presidente Alberto Núñez Feijóo – è stata richiesta al governo la dichiarazione di emergenza nazionale. Il ministro delle Politiche territoriali, Ángel Víctor Torres, ha evitato di rispondere su questo e ha detto che «quel che fa il governo è mettersi dalla parte della comunità valenciana, delle sue istituzioni e del suo governo, che è il nostro interlocutore». La vicepremier e ministra del Lavoro e dell’economia sociale ha annunciato nel frattempo uno «scudo del lavoro», che entrerà in vigore partendo dalla giornata del 29 ottobre.
Dopo le forti contestazioni di domenica, il re Felipe VI ha intanto deciso di partecipare alla riunione del centro di comando dell’Ume e vuole che la popolazione colpita continui a sentire la vicinanza di tutte le istituzioni: «Lo stato in tutta la sua interezza è e sarà presente». Nel frattempo, la polizia ha identificato alcuni esponenti ultras, probabilmente legati all’estrema destra, tra le persone che hanno attaccato il primo ministro Pedro Sánchez.
La conta dei danni
Il numero dei morti è salito a 222 dopo il ritrovamento dei corpi di cinque persone. Sono però cominciate le operazioni dentro al parcheggio sotterraneo del centro commerciale Bonaire ad Aldaia, comune alle porte della città. Il portavoce della polizia nazionale, Ricardo Gutierrez, ha riferito che «non è stata ritrovata nessuna vittima dopo aver ispezionato 50 veicoli». I militari dell’unità di emergenza dell’esercito e i vigili del fuoco sono al lavoro da venerdì per svuotare l’area interrata di 2mila metri quadri, che ospita 1.800 posti auto. Sono state effettuate tre ispezioni e l’acqua sarebbe arrivata a un metro di altezza.
Con l’aiuto dei volontari, le persone residenti stanno liberando da acqua e fango gli edifici e le strade. Secondo il direttore generale dell’Ume, «è difficile fare una stima dei dispersi – ma l’esercito sta impiegando i mezzi migliori a disposizione e – la situazione sta migliorando ma serve tempo». L’Ume ha anche progettato un obitorio che può ospitare fino a 400 defunti. Oggi dovrebbero iniziare a riaprire le scuole, a meno di nuove allerte. Gli istituti rimarranno chiusi nei quartieri più colpiti di La Torre, Horno de Alcedo e Castellar-l’Oliveral.
L’allerta in Catalogna
Intanto, il pericolo si è spostato verso est. L’allerta rossa è stata diramata dalla protezione civile per le forti piogge che hanno colpito la provincia valenciana di Castellon e la regione della Catalogna, con una particolare attenzione per la provincia di Barcellona. L’alta velocità verso Madrid è stata ripristinata con grandi ritardi nel corso della giornata, così come la rete pendolare Rodalies. A livello aereo, almeno 50 rotte sono state deviate dalla loro destinazione iniziale, che era l’aeroporto El Prat di Barcellona. Lo scalo è stato parzialmente inondato dall’acqua e almeno 70 voli sono stati cancellati. L’Aemet, l’agenzia spagnola metereologica, ha detto che all’aeroporto si sono accumulati oltre 150 litri d’acqua per ogni metro quadrato. «I 150 litri cadute in quattro ore su El Prat sono un quarto di quello che di solito piove tutto l'anno» ha detto Rubén del Campo, portavoce di Aemet a El País. La polizia catalana ha riferito di aver salvato un uomo rimasto intrappolato nella sua auto in una zona che allagata a Baix Llobregat, nell'area a ovest di Barcellona. Il presidente catalano Salvador Illa Roca ha chiesto ai cittadini e alle cittadine di tutte le province catalane interessate dall'allerta rossa di avere «il massimo della precauzione» e «di seguire i consigli e le raccomandazioni dei servizi di emergenza».
© Riproduzione riservata