- Il movimento Extinction Rebellion risale al 2018, ma nel 2022 suoi ex membri hanno fondatio Just Stop Oil e Letzte Generation in Inghilterra e Germania
- Il rischio di radicalizzazione giovanile di frange estremiste è direttamente proporzionale alle mancate risposte concrete delle istituzioni alla crisi climatica
- La fusione con il movimento ambientalista radicale e le anime anarchiche in vari paesi pone un’ulteriore sfida di sicurezza
Nelle ultime settimane si sono moltiplicati i casi eclatanti di protesta di attivisti ambientalisti. A Londra, appartenenti al movimento Just Stop Oil hanno lanciato dei barattoli di salsa di pomodoro contro i Girasoli di Van Gogh, ma il quadro era protetto da un vetro.
In Germania, invece, due attivisti del gruppo Letzte Generation hanno imbrattato con del purè Il Pagliaio di Monet, che è stato danneggiato seriamente. Altri membri di Just Stop Oil hanno tirato una torta in faccia alla statua di Re Carlo, esposta al museo delle cere.
Queste iniziative controverse hanno raggiunto il loro obiettivo: i video sono diventati virali e sono stati ripresi da tutti i principali media internazionali, scatenando reazioni variegate che vanno dall’indignazione al plauso.
Stiamo assistendo a un salto di qualità e di radicalizzazione. Prova ne è che il gruppo Just Stop Oil è stato creato a febbraio 2022 da ex membri del movimento Extinction Rebellion (Xr) e adopera non solo tecniche di disobbedienza civile, ma anche di azione diretta. Anche il gruppo tedesco Letzte Generation si è formato nel 2022 da attivisti tedeschi di Extinction Rebellion, forse delusi dai mancati successi degli anni scorsi.
Gli attacchi hanno provocato anche un ampio dibattito sulla legittimità di danneggiare oggetti d’arte di grande valore. La violenza contro le cose è un gradino intermedio tra la semplice disobbedienza civile e la violenza contro gli individui.
Su questo giornale, Fabrizio Sinisi ha ricordato il libro del filosofo ed ecologista svedese Andreas Malm, Come far saltare un oleodotto, che si interroga su forme tattiche di violenza contro le cose per sensibilizzare la società e raggiungere una massa critica di persone disposte al cambiamento. Mettendo per un momento da parte la questione etica di simili atti, vale la pena osservare questo processo sotto la lente dei rischi di sicurezza e della radicalizzazione.
Dopo Greta
Nel 2019, la giovanissima svedese Greta Thunberg è stata nominata sulla copertina di Time come persona dell’anno per aver promosso i Fridays for Future, che si sono diffusi in tutto il mondo. Migliaia di attivisti dall’Europa all’Asia hanno manifestato per contrastare il riscaldamento globale e lo sfruttamento indiscriminato delle risorse, in particolare i combustibili fossili.
Proprio a giugno 2019 si è verificata l’occupazione della miniera di carbone di Garzweiler, in Germania, da parte di centinaia di attivisti che si sono scontrati con la polizia in assetto antisommossa. Entrambe le parti hanno accusato l’altra di violenza e alcuni dei manifestanti avevano già partecipato alla protesta di Fridays for Future nella città di Aachen.
A novembre di quell’anno, centinaia di militanti ecologisti hanno occupato le miniere tedesche di Jaenschwalde Ost e di Welzow-Sued, gestite dall’azienda ceca Leag. Mentre un migliaio di manifestanti ha bloccato le operazioni di scavo ed estrazione in una miniera di Lipsia gestita dall’azienda Mibrag, oltre ai treni che trasportano il carbone alle centrali elettriche.
L’azione è stata pianificata dal gruppo tedesco Ende Gelände (“Fine della storia”), che dal 2015 organizza proteste di disobbedienza civile contro i combustibili fossili.
Tali azioni sono continuate anche nel 2020, nonostante la pandemia, e hanno interessato un oleodotto in costruzione e le solite miniere di carbone. Una dozzina di attivisti di Extinction Rebellion ha invaso il sito e si è scontrata con il personale di sicurezza.
Benché di recente il movimento ambientalista abbia raggiunto obiettivi significativi attraverso manifestazioni pacifiche, soprattutto di giovani, sta emergendo una tendenza radicale di alcune frange.
Queste ‘avanguardie’ ritengono che i metodi nonviolenti siano inefficaci per ottenere risultati concreti e operano al limite della legalità. Ad esempio, in Francia i gruppi ambientalisti di matrice anarchica chiamati “zadisti”, dalla sigla Zad di “zone à defendre”, occupano le aree dove sono previsti progetti di costruzione di infrastrutture.
Alleanza con gli animalisti
Negli ultimi anni si assiste anche alla fusione della causa ecologista con quella animalista radicale. Nel 2019 è nato il gruppo Animal Rebellion, che si è distinto per azioni di disturbo e occupazione di allevamenti, aziende alimentari e contro cacciatori. Gli attivisti hanno versato latte in negozi dov’era esposta carne o hanno imbrattato vetrine di marchi che producono pelletteria.
Altre sigle radicali animaliste sono l’Animal Liberation Front e il 269 Liberation animale, che ha svolto occupazioni anche in Italia, come al mattatoio di Torino. Un episodio più serio si è verificato nel 2020, quando nella città ucraina di Lutsk un individuo ha preso in ostaggio 13 passeggeri di un bus e ha invitato il presidente Zelensky a pubblicare il documentario Earthlings sullo sfruttamento degli animali.
Lo stesso linguaggio utilizzato da Extinction Rebellion nei suoi comunicati e la simbologia, con una clessidra per logo, richiamano una cultura apocalittica tipica dei movimenti radicali. A Bristol, una cellula affiliata al movimento ha scelto il discutibile nome “Red Brigade” e, nonostante si limiti ad azioni simboliche, richiama un gergo militare e il gruppo terrorista italiano.
Terroristi?
Nel 2019 l’unità antiterrorismo della polizia del sud est dell’Inghilterra ha inserito Extinction Rebellion in una lista di organizzazioni estremiste, insieme a gruppi anarchici, islamisti e neonazisti, i cui membri vanno segnalati al programma Prevent contro la radicalizzazione.
Questa scelta ha scatenato forti polemiche ed è stata revocata. Extinction Rebellion non è certamente un gruppo terrorista, ma il rischio di radicalizzazione violenta è concreto, come dimostrano i graduali passi degli ultimi mesi.
Già nel 2020, un centinaio di attivisti aveva bloccato la distribuzione di numerosi quotidiani inglesi, accusati di non informare adeguatamente sull’emergenza climatica, con dei picchetti davanti alle tipografie.
In quell’occasione, l’allora ministra dell’Interno Priti Patel aveva descritto Xr come una minaccia emergente. Queste iniziative non si sono limitate al Regno Unito, ma hanno interessato molti paesi europei e di altri continenti.
A ottobre un ordigno è stato rinvenuto a Santiago del Cile presso la sede del gruppo Angelini, che controlla i distributori di benzina nel paese sudamericano.
Gli ultimi sviluppi lasciano pensare che se il movimento ecologista non riceverà risposte concrete e decise, alcune frange radicali potranno considerare sempre più spesso l’uso della violenza e della minaccia per ottenere obiettivi politici, prima contro le cose e poi contro i rappresentanti delle istituzioni.
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