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Tra mala depurazione e scarichi abusivi, il nostro paese rimane un malato cronico. Il monitoraggio Goletta Verde mostra che il 55 per cento dei punti critici si concentra in foci di fiumi, canali e torrenti.
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Il 31 per cento dei punti campionati da Goletta Verde nei mari italiani (83 su 261) ha restituito valori oltre i limiti di legge. In media, un punto inquinato ogni 91 km di costa.
- Per la mancata attuazione della direttiva Ue Acque Reflue l’Italia paga 30 milioni di euro ogni semestre. Legambiente stima che dal 2018 al 2024, la cifra delle multe sfiorerà 500 milioni di euro complessivi
Il 32 per cento dei campioni prelevati nelle acque costiere e lacustri del Belpaese, è risultato inquinato oltre i limiti di legge: questo il bilancio complessivo di Goletta Verde e Goletta dei Laghi 2022, le due campagne itineranti di Legambiente hanno interessato 18 regioni e 37 laghi italiani.
Oltre 200 i volontari, dal 20 giugno al 1° agosto, hanno prelevato 387 campioni d’acqua, sottoposti poi ad analisi microbiologiche, di cui 124 risultati oltre i limiti di legge. Indagata la concentrazione nelle acque di parametri di tipo microbiologico, quali Enterococchi intestinali ed Escherichia coli. Sorvegliati speciali, anche in questa stagione, foci di fiumi, canali e torrenti, i principali veicoli con cui l’inquinamento causato da cattiva depurazione o scarichi illegali arriva al mare e nei laghi: dei 188 “punti critici” di questa tipologia monitorati da Legambiente, ben il 55 per cento (103) è risultato oltre i limiti di legge.
Oltre i limiti di legge, in particolare, il 55 per cento delle foci campionate, il 42 per cento delle quali è risultato “fortemente inquinato”. Una dimostrazione, sottolinea Legambiente, del fatto che i pericoli di una cattiva o assente depurazione sono la principale minaccia per la salute dei nostri mari e che c’è ancora molto da fare per recuperare il deficit impiantistico e della rete fognaria.
Ancora una volta, dunque, a risultare maggiormente compromessi sono corsi d’acqua che subiscono la recezione di scarichi abusivi non collettati o non depurati, provenienti da impianti inadeguati o guasti, su cui bisogna investire risorse per risolvere l’annoso problema della depurazione in Italia. Sono infatti quattro le procedure d’infrazione comunitarie attive, due delle quali già sfociate in condanna, che pesano sul nostro paese per inadempienza alla direttiva sulle acque reflue.
«L’Italia paga 30 milioni di euro ogni semestre per la prima condanna per la mancata attuazione della direttiva Acque Reflue e stimiamo che dal 2018 al 2024, la cifra delle multe sfiorerà 500 milioni di euro complessivi» spiega Andrea Minutolo, Responsabile Scientifico di Legambiente. Cifra stimata non dissimile dalla quota di finanziamenti introdotta con il Pnrr che ammonta a 600 milioni di euro per rendere più efficace la depurazione delle acque reflue scaricate nel mare e nelle acque interne.
Ma appunta ancora Minutolo «si poteva fare di più. Quelli della rete degli acquedotti e degli impianti per le acque reflue sono temi collegati, soprattutto in questo periodo caratterizzato dalla siccità perché le acque reflue depurate bene potrebbero essere usate in agricoltura” e aggiunge “se circa un terzo delle nostre analisi dà esito negativo ormai da diversi anni vuol dire che poco o nulla è stato fatto per uscire dall’emergenza depurativa».
A livello europeo, intanto, si lavora a un aggiornamento della direttiva sulle acque reflue per affrontare le tematiche delle acque non trattate, delle sostanze pericolose e adattare le misure al cambiamento climatico. Il rischio è che il nostro Paese si trovi nuovamente in ritardo con i nuovi obiettivi e parametri che nel frattempo verranno stabiliti dall’Ue e costretta a inseguire, per l’ennesima volta, l’emergenza, con nuove multe da pagare.
Intanto, tra i bocciati del monitoraggio 2022, ci sono il Lazio, la Campania, la Sicilia, la Calabria. «È la regione che in assoluto ha più punti critici. Quindici punti inquinati o fortemente inquinati. Malati cronici nella provincia di Roma sono Pomezia, Ardea, piuttosto che nella provincia di Viterbo a Tarquinia e, registriamo, un peggioramento generale nella provincia di Latina come a Fondi, San Felice Circeo e Sperlonga che sono posti di altissimo pregio che andrebbero tutelati in tutt'altro modo». Così il presidente di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi, mentre «è migliorata la situazione sui nostri laghi, dove abbiamo intercettato meno reflui non depurati».
Altrove non va meglio. In Liguria 22 punti controllati lungo le coste cinque risultano oltre i limiti di legge rispetto alla presenza di inquinanti, in Calabria sono 11 i punti, in Toscana 10, in Campania 11. Mentre Veneto, Basilicata e Puglia risultano essere “isole felici” per i bagnanti italiani con nessun punto critico.
Legambiente che considera Goletta Verde la madre di tutte le campagne, con 36 anni di monitoraggi, da sempre richiama l’amministrazione pubblica alle sue responsabilità, segnalando che il 58 per cento delle foci in Italia non ha la cartellonistica “Divieto di Balneazione”, e che l’89 per cento dei punti di balneazione sono privi della cartellonistica relativa alla qualità delle acque, obbligatoria dal 2015.
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