Con separati rapporti informativi i verbalizzanti riferivano in merito alla personalità ai precedenti e alle attività di Spadaro Vincenzo, Gulizzi Michele, Galeazzo Alfredo, Marsala Giuseppe, Panzeca Giuseppe, Bontate Francesco Paolo, Artale Salvatore, Giunta Luigi, Di Girolamo Mario, Cimò Antonino, Catalano Salvatore, Sorce Vincenzo, Greco Salvatore, Cortorno Antonino
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Da oggi – per circa un mese – pubblichiamo sul Blog mafie l’ordinanza di rinvio a giudizio “Torretta+120”, che ricostruisce dinamiche e omicidi della mafia di Palermo
La Questura di Palermo comunicava che tra le persone denunziate Torretta Pietro, Buscetta Tommaso, Calò Giuseppe, Vitrano Arturo, Buscetta Vincenzo, Nicoletti Vincenzo, Greco Salvatore, nato nel 1923, Bontate Francesco Paolo, Di Peri Giovanni, Prestifilippo Giovanni, Prestifilippo Salvatore, Artale Salvatore, Di Girolamo Mario, Cimo Antonino e Sorci Antonino erano tutti in possesso di passaporti e di licenze per porto d’armi.
L’indagine istruttoria veniva rivolta anche nei confronti di Sorace Marco, il quale, dopo aver falsamente affermato di essere autore di un furto commesso in Milano nel mese di agosto 1963 ed essere stato tratto in arresto per tale delitto, aveva ottenuto di venire tradotto da Catania alle carceri giudiziarie di Milano, dove appena arrivato era state sorpreso in possesso di un biglietto diretto ad altro detenuto nel quale compiacendosi per il successo della sua autocalunnia, chiedeva di essere aiutato per la soppressione di un altro detenuto ristretto nelle carceri di San Vittore.
Il Sorace, una volta scoperto il contenuto del biglietto, aveva riferito agli agenti di custodia che era sua intenzione uccidere il detenuto Angelo La Barbera, ricoverato nell’ospedale delle carceri e di avere indirizzato il biglietto al detenuto Di Carlo Antonino da Palermo.
Il Sorace Marco, assumeva di essersi autocalunniato al fine di potere uccidere La Barbera Angelo e così vendicare certo “Paolo” del quale si rifiutava di fare il nome. Successivamente, dopo incertezze e tentennamenti egli finiva per confessare di avere mentito in merito alla partecipazione del furto ed alle vendetta nei confronti del La Barbera, ma non sapeva fornire alcuna giustificazione attendibile circa il contenuto del biglietto del quale era stato trovato in possesso.
Con separati rapporti informativi i verbalizzanti riferivano in merito alla personalità ai precedenti e alle attività di Spadaro Vincenzo, Gulizzi Michele, Galeazzo Alfredo, Marsala Giuseppe, Panzeca Giuseppe, Bontate Francesco Paolo, Artale Salvatore, Giunta Luigi, Di Girolamo Mario, Cimò Antonino, Catalano Salvatore, Sorce Vincenzo, Greco Salvatore, Cortorno Antonino, Costantino Damiano, Barbaccia Michele, Gallo Francesco, Costantino Benedetto, Lorello Gaetano, Parrino Giuseppe, Vasta Vincenzo, Chiaracane Rosolino, Di Pisa Francesco. Ducati Edoardo, Chiaracane Giuseppe, Mutolo Francesco, Bova Domenico, Bova Antonino, Bova Francesco ed Aiena Salvatore; per tutti i predetti veniva riferito che appartenevano alla mafia documentando i frequenti rapporti tra loro e con altri mafiosi, il loro rapido arricchimento ed il prestigio del quale godevano nell’ambiente della malavita.
Nel corso della formale istruzione venivano chiamate a deporre tutte le persone che erano a conoscenza dei fatti delittuosi specifici denunziati, della personalità dei prevenuti, della loro attività e dei rapporti intercorrenti tra le persone denunziate.
Di particolare rilievo erano le deposizioni dei testi Annaloro Giuseppe, Alberti Rosaria, Ciulla Antonino, Savioli Mario, Urso Stefano, Aiutino Domenico, Di Gregorio Antonino, Profumo Aldo, Caronna Calogero e Battaglia Serafina.
Annaloro Giuseppe, dopo avere in un primo tempo negato di essere stato fatto segno ad intimidazioni e di avere subito danni patrimoniali ad opera dei fratelli Buscetta, successivamente ammetteva di essersi ridotto al fallimento per la società con costoro.
Assumeva di aver dovuto subire la società con Buscetta Vincenzo in una iniziativa industriale per la costruzione di infissi per fabbricati, precisando che il Buscetta non aveva conferito alcun apporto all’iniziativa. Confermava di essere stato costretto a subire una perdita di lire 4.000.000 nella risoluzione di altra società per costruzione edilizia, a causa delle intimidazioni di Buscetta Tommaso e di aver dovuto cedere allo stesso due appartamenti senza percepire alcuna somma in quanto gli erano stati consegnati soltanto lire 6.000.000 in assegni emessi a vuoto, nonostante il prezzo convenuto fosse di lire 13.000.000.
Alberti Rosaria confermava, smentendo in questo particolare il fratello Gerlando, che costui era venuto in Palermo per l’ultima volta nel mese di febbraio 1963 e negava di averlo incontrato negli ultimi giorni del mese di giugno dello stesso anno. […] Savioli Mario, confermando di avere avuto rapporti di affari con Di Peri Giovanni per la gestione di un’autofficina in Villabate, descriveva il Di Peri come persona losca solita ad intrattenersi con elementi della malavita.
Urso Stefano riferiva di essere stato in società prima con Cavataio Michele e poi con Sirchia Giuseppe per la gestione di un’impresa per costruzioni edilizie, ponendo in evidenza l’onerosità delle condizioni impostegli, in quanto il Cavatoio aveva preteso per sé tre quarti degli utili, mentre il Sirchia Giuseppe aveva conferito come capitale la somma di lire 10.000.000.
Aiutino Domenico confermava che sull’autovettura che aveva trasportato il Garofalo ed il Conigliaro in casa Torretta, oltre al Lallicata, si trovavano altre persone.
Di Gregorio Antonino riferiva di avere venduto il terreno di sua proprietà al prezzo di lire 950 al metro quadro tramite Torretta Pietro e Di Martino Francesco, persone di sua fiducia che si erano interessate del fonde prima della lottizzazione. Profumo Aldo e Caronna Calogero riferivano che per tutte le pratiche inerenti all’acquisto del terreno per la costruzione dello stabilimento della Società Elettronica Sicula, si era intromesso come mediatore Bontate Paolo, conseguendo utili di diversi milioni.
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