La notizia della settimana è senz’altro la rimonta della Spd in Brandeburgo, dove è arrivata prima dopo che nelle ultime settimane AfD era sempre stata prima nei sondaggi. Un test che ci porta a parlare delle elezioni federali e di come i partiti arriveranno a quella che sarà con grande probabilità un’altra sfida a tre. Intanto, le europee hanno provocato un grosso terremoto anche a distanza di mesi: i vertici dei Verdi si sono dimessi oggi dopo le ultime pessime performance.

Sospiro di sollievo

Dalla sua trasferta americana alle Nazioni unite Olaf Scholz ha tirato un sospiro di sollievo dopo aver letto i risultati del voto nel “suo” Brandeburgo. Eppure, la vittoria che ha portato a casa Dietmar Woidke non è un merito del cancelliere: il governatore non l’ha voluto partecipe della campagna elettorale e anche il suo 30 per cento di consensi non è privo di ombre.

La polarizzazione del voto - il popolare governatore aveva minacciato di ritirarsi se la Spd non fosse arrivata prima - contro AfD ha infatti drenato i consensi degli altri partiti che potenzialmente avrebbero potuto fare da partner di coalizione. Linke e Verdi sono rimasti fuori dal parlamento regionale e ora Woidke dovrà mettere in piedi una coalizione con i rossobruni del BSW: gli esiti delle trattative sono al momento imprevedibili. Resta il fatto che per Scholz le cose si mettono male.

Il suo consenso personale è ai minimi termini, per recuperare si sta mostrando più deciso del suo solito, anche per quanto riguarda la sua comunicazione. Per esempio sul caso Commerzbank, in cui per difendere la banca di riferimento del Mittelstand - la piccola e media imprenditoria tedesca - è arrivato a usare termini anche molto duri. La strategia è quella di fare della battaglia per salvare i posti di lavoro della seconda banca tedesca e di un'azienda simbolo dell'industria tedesca come Volkswagen un tassello della campagna elettorale dell'anno prossimo.

Lo esplicita bene un editoriale pubblicato sull'Handelsblatt: quella di Scholz è una scommessa contro il "disastro" già evocato da Friedrich Merz. Il cancelliere ha già protetto in apssato l'occupazione di Meyer Werft e Thyssen Krupp, se riuscisse a farlo pure in questi due casi si tratterebbe di capitale politico da spendere nella corsa alla cancelleria dell'anno prossimo.

domino verde

A complicare la vita di Olaf Scholz c'è anche Robert Habeck, che a sua volta guarda con molto interesse alla cancelleria. Con uno stile comunicativo più diretto e meno professorale, può riuscire a portare dalla sua l'intero elettorato progressista, soprattutto i delusi dal nuovo corso securitario della Spd.

Quel che manca a Habeck per realizzare il suo sogno - come abbiamo raccontato qui - è un partito che gli copra le spalle. I Verdi sono a terra, e oggi i vertici ne hanno tratto le conseguenze dimettendosi: i due copresidenti Omid Nouripour e Ricarda Lang e la loro segreteria hanno annunciato il loro passo indietro in mattinata.

Secondo Christoph Schult dello Spiegel si tratta di una decisione che sarebbe stato necessario prendere tempo fa: dopo il pessimo risultato delle europee si era parlato di un'ammaccatura, che col passare del tempo è diventata un fosso, scrive il settimanale. Durante l'estate Nouripour aveva detto che la coalizione Semaforo era solo "temporanea", una dichiarazione devastante per una maggioranza già in grosse difficoltà. Dopo le tristi europee, nelle ultime tre elezioni regionali i Verdi sono scivolati sotto la soglia di sbarramento in due dei tre Land in cui si votava. Per avanzare ancora ambizioni sulla cancelleria, o essere quantomeno un partner di governo di peso, è necessario un cambio drastico.

Ora, si va verso un congresso a novembre in cui va scelta una nuova guida per il partito. Lang e Nouripour non hanno mai replicato alle critiche delle opposizioni a tono facendo riferimento alla responsabilità di governo del loro partito, ma a valle delle loro sconfitte elettorali sono sempre stati bravi a individuare qualcun altro che ne fosse responsabile al posto loro. Ma c'è anche un tema di merito, oltre che di strategia: nessuno conosce la vera posizione dei Verdi sulla migrazione e sembra che il partito non abbia più presenti i problemi della gente, a partire dalla sicurezza sociale. Insomma, il partito va ricostruito dalle fondamenta, sia per quanto riguarda i temi su cui puntare che le modalità con cui trasmetterli.

La qualità costa (troppo) cara

Altro tema molto alto nella lista delle priorità del cancelliere e del ministro dell'Economia è la crisi economica che sta minacciando anche i giganti dell'automotive. Il problema del comparto è che l'equazione su cui si reggeva il business di Volkswagen&co. non è più valida: il settore finanziava la costosa presenza sul territorio tedesco con gli ottimi guadagni che portava a casa grazie alle vendite in Cina. Ora, quel mercato sembra in fase di riorientamento: i concorrenti cinesi hanno imparato in fretta e sanno proporre prodotti allo stesso livello o addirittura meglio equipaggiati - ma, soprattutto, meno costosi - che i consumatori amano. In più sono in ballo dazi contro le auto elettriche importate dalla Cina: se l'Ue dovesse decidersi a questo passo per l'industria tedesca sarebbe un colpo durissimo, sia per il rischio di ritorsioni che per le conseguenze dirette su certe componenti che ormai vengono stabilmente prodotte in Asia e poi reimportate in Europa. Conseguenza: la casa di Wolfsburg non può più escludere tagli di personale e chiusure di impianti anche molto noti.

L'agenzia Reuters ha colto l'occasione per tratteggiare un ritratto di Daniela Cavallo, l'italotedesca a capo del sindacato interno a Vw: starà a lei mediare con l'azienda, in cui lavora dal 1994, per salvaguardare i posti di lavoro dei suoi 130mila colleghi. Non è da escludere - scrive l'agenzia - che dal primo dicembre Cavallo possa decidere di mettere in campo anche misure drastiche, a partire dagli scioperi negli impianti. Intanto è stato aperto un tavolo di crisi per la prima volta dopo due anni di tregua tra azienda e sindacato. Ora però gli alti costi di energia e lavoro combinati con il calo della domanda hanno messo in ginocchio Vw, che resta in attesa degli interventi promessi dal governo federale. Quale aspetto possano avere, oltre agli incentivi per la mobilità elettrica, però, resta tutto da vedere.

Vi segnaliamo anche un caso parallelo a Vw, raccontato da Deutschlandfunk, con un impatto occupazionale meno esteso ma uguale nella dinamica di una qualità superiore alla media proposto a un prezzo eccessivo nel contesto di un mercato dove la disponibilità di spesa è calata: quello di Grotrian-Steinweg, il produttore di pianoforti "padre" dei famosi Steinway.L'azienda di Braunschweig ha portato i libri in tribunale dopo che il boom di pianoforti acquistati durante la pandemia si è rivelato soltanto una bolla. La cassa integrazione riguarderà 35 lavoratori, ma l'azienda - che dal 2015 fa parte della Parsons Music Group di Hong Kong - è tra i costruttori di pianoforti più antichi al mondo.

Austria bruna

In genere cerchiamo di chiudere con una pagina culturale, ma date le circostanze dobbiamo usare questo ultimo slot per ricordarvi che domenica si vota anche in Austria: il rischio è che, come nelle ultime elezioni regionali in Germania, ci sia da registrare un trionfo dell'estrema destra.

Destra e cristianodemocratici sono impegnati in un testa a testa ad appena 1-2 punti percentuali di distanza: la promessa del centro di restare ben lontani dalla FpÖ rischia di durare però molto poco. Il viennese Der Standard si è preso la briga di mettere in fila tutti i punti dei programmi in cui i due partiti si assomigliano. E no, non sono per niente pochi: dai problemi con la cultura di sinistra e il giornalismo indipendente, all'ostilità per i migranti e la ricerca della tradizione. Unica spaccatura di merito, la simpatia estrema dell'estremista Herbert Kickl per gli altri sovranisti della Mitteleuropa e la familiarità con la Russia di Vladimir Putin.E allora cosa trattiene i cristianodemocratici? Probabilmente solo il fatto di doversi unire all'impresentabile Kickl, considerato pericoloso perfino dalla Övp. Resta da vedere in che direzione andrà la spinta della società civile: se dovesse arrivare prima e trovare un partner di coalizione, magari incoraggiato dalla Confindustria, il cui presidente ha già dato il suo benestare a una coalizione di centrodestra, l'estrema destra potrebbe comunque contare su ministeri di peso come economia, finanza e giustizia. Poi c'è il salto nel buio.

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