Siamo ormai in precampagna elettorale, ma i toni restano per il momento pacati: quel che resta della maggioranza semaforo cerca di portare a casa qualche provvedimento con maggioranze variabili, ma c’è ancora da definire a quali dossier dare la precedenza. Oggi è anche il giorno in cui escono le memorie di Angela Merkel, che ha già anticipato il suo pensiero in qualche anticipazione e diverse interviste. Intanto anche in Germania ieri si è dedicata tanta attenzione ai numeri dei femminicidi e delle violenze contro le donne. 

La libertà di Merkel

L’ex cancelliera ha scritto oltre settecento pagine di autobiografia per raccontare il suoi 35 anni a est e 35 nella Germania riunificata. In un’anticipazione alla Zeit si può leggere come sia fiera del fatto che la Ddr non sia riuscita a sottrarle la «noncuranza» rispetto a regole e gerarchia del sistema. Ci sono anche passaggi sui rapporti con Putin, mentre di quelli con Trump ha parlato in un’intervista al settimanale Spiegel, spiegando che non c’è modo di impostare una conversazione con il presidente eletto senza che si trasformi in una competizione diretta da cui il tycoon deve uscire vincitore.

Uno dei commenti più pungenti è quello di Stefan Kuzmany sullo Spiegel: «Libertà non rivela niente, quindi potenzialmente tutto», scrive. L’ex cancelliera non si toglie sassolini dalle scarpe e si limita a raccontare in quale maniera improbabile – dal suo punto di vista – sia finita a guidare un paese per sedici anni. E poi, il racconto della quotidianità della cancelliera: mai un giudizio sopra le righe, mai una nota personale. Secondo Kuzmany però si trova proprio in questo ordine l’essenza vera di Merkel, che mai si presterebbe, secondo l’editorialista, a condividere gossip per lanciare le vendite o per vanità personale. 

La personalità dell’ex cancelliera emerge da qualche singolo episodio, come quello dell’invenzione della sua “divisa”, il completo con pantaloni che sarebbe diventato la sua firma. O quando parla del tremore che le ha complicato gli ultimi eventi pubblici del suo mandato.

Alla fine arriva Scholz

La Spd ha messo fine al dibattito intorno la candidatura a cancelliere. Dopo che alla fine della scorsa settimana Boris Pistorius ha annunciato la sua indisponibilità a scendere in campo, il partito ha deciso di convergere sul cancelliere uscente e concedere «una seconda possibilità al cancelliere delle crisi», come la formula Nicole Kohnert dell’ARD. Secondo l’editorialista, Scholz lavorava da anni per conquistare la guida dell’esecutivo. L’ha strappata in maniera inaspettata alla Cdu, ma si è trovato a governare in un periodo costellato di ostacoli: subito dopo l’elezione si è trovato a gestire anche guerra e Zeitenwende. Il conflitto ucraino è stata la prima crisi in cui ha dovuto manovrare il paese, a cui sono seguiti problemi finanziari (con il bilancio del 2023 fatto saltare dalla Corte costituzionale).

I tre anni di governo sono stati accompagnati da costanti dispute interne alla maggioranza, che Scholz ha cercato di gestire con il sarcasmo tagliente tipico degli amburghesi. Alla fine non è bastato: il governo è caduto e sembra che la popolarità del cancelliere non stia beneficiando delle nuove prospettive che si aprono di fronte alla Spd in campagna elettorale, ma Scholz si mostra fiducioso nelle sue possibilità e in quelle della socialdemocrazia: ora che il partito lo ha incoronato ufficialmente, tutti sperano che la sua sicurezza sia giustificata. 

Una al giorno 

Secondo i calcoli più recenti, in Germania viene commesso un femminicidio al giorno. Ne ha parlato Robert Habeck in un video dei suoi, maniche di camicia e inquadratura strettissima sul viso cupo con fronte corrucciata, ma anche la taz ha dedicato un lungo approfondimento alla questione. I numeri volano: nel 2023 256mila persone sono state vittime di violenza domestica, di cui il 70,5 per cento sono donne. 168mila sono stati i casi di violenza di coppia, in aumento del 6,5 per cento rispetto all’anno precedente. Resta ignoto il numero di casi che restano nell’ombra, non denunciati dalle vittime. 

Secondo Christina Clemm, avvocata specializzata intervistata dallo stesso giornale, è ancora molto carente l’assistenza che ricevono dalle forze dell’ordine le donne che decidono di denunciare la violenza. Spesso passa molto tempo prima che le denunce vengono prese sul serio e in quel periodo le molestie che le vittime subiscono subiscono un’escalation. Non è questione di aumentare le pene, dice l’avvocata, ma bisogna rieducare chi commette reati di violenza di genere, per esempio confrontando i responsabili con le conseguenze delle loro azioni in sessioni di terapia. 

Clemm spiega anche che i casi sono in aumento non soltanto a causa della maggiore disponibilità a denunciare delle vittime, ma anche perché le progressive conquiste femministe portano con sé un aumento parallelo della violenza patriarcale, alimentata dalla consapevolezza che il mondo è in crisi a molti livelli. Anche lo sforzo politico per limitare la violenza secondo l’avvocata non è sufficiente: la legge per l’aiuto a chi subisce violenza – che obbligherebbe i comuni a investire nelle case rifugio e nei punti di consulenza, oltre che nella rieducazione di chi ha commesso reati – è bloccata da mesi al Bundestag e non è detto che nel futuro prossimo con una crescita dell’estrema destra questi argomenti siano ancora una priorità. 

Movimenti da Springer

Il direttore di Welt Ulf Poschardt diventa editore del gruppo Welt al posto di Stefan Aust. Poschardt, noto per il suo stile liberalconservatore più che per i suoi interventi sui processi di lavoro all’interno del giornale, andrà a sostituire lo storico volto della branca Welt del gruppo Springer, un’eredità pesante. Ora, sarà alla guida di Welt, Politico Deutschland e Business Insider Deutschland.

L’addio al posto che è stato il suo dal 2016 gli sta pesando, parrebbe: il timore è che Poschardt possa non essere la persona più adatta per snellire le procedure come quelle testate necessiterebbero qualcuno facesse. In particolare la redazione di Welt dovrà essere completamente ridisegnata, e non è chiaro se Poschardt tenga più alla ripartenza del gruppo o al suo potere, come scriveva la testata Medieninsider ad aprile. 

A sostituire Poschardt sarà Philipp Burgard, finora al timone di Welt Tv, che diventerà un solo polo con il quotidiano. Welt am Sonntag, invece, avrà un nuovo direttore autonomo, che sarà Jacques Schuster, già da un anno responsabile dell’edizione domenicale. 

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