La fine della legislatura (o l’inizio della campagna elettorale, che dir si voglia) continua a dare scossoni alla politica tedesca. Mentre i Verdi hanno confermato quel che già si sapeva da mesi, cioè che Robert Habeck sarà il prossimo candidato alla cancelleria, la Spd si sta spaccando sempre di più tra chi vuole continuare la traiettoria di Olaf Scholz e chi vorrebbe invece mandare in gara Boris Pistorius.

In parlamento, intanto, è gara per portare a casa quante più proposte possibile prima della fine della legislatura: ciascuno lancia (con fortune alterne) i suoi desiderata, mentre il cancelliere è fuori dal paese al G20 brasiliano.

(Mancanza di) certezze

Al congresso dei Verdi gli ecologisti non solo hanno scelto una nuova coppia di segretari, ma anche confermato una scelta che era già nell’aria, quella di lanciare Robert Habeck come candidato cancelliere. Con un discorso a braccio, senza traccia, ha conquistato il partito che già è (o almeno si mostra) entusiasta del suo nuovo volto: la chiave è l’emotività, la traiettoria è il recupero. I Verdi continuano a non andare oltre il 12 per cento nei sondaggi nazionali, ma l’entusiasmo degli ecologisti sembra per ora impareggiabile, soprattutto nei concorrenti a sinistra della Spd. 

Habeck ha ottenuto il 96,5 per cento dei consensi, meno del 98 per cento che prese Annalena Baerbock tre anni fa, ma comunque un’ottima prestazione. Lo Spiegel parla di una «cerimonia d’incoronazione nel segno dell’armonia» intorno a un candidato che si propone di fare una campagna elettorale diversa da quella dei suoi concorrenti. Il ministro dell’Economia si mette in discussione, racconta nel suo discorso alla platea di essersi chiesto la scorsa estate se fosse lui l’uomo giusto per questo incarico, come ha preso coraggio per fare il passo. Artefici retorici, dirà qualcuno, ma coerenti con l’impostazione “umana” di Habeck. E con l’immagine che vogliono agevolare anche i dirigenti intorno a lui: la prima candidata cancelliera Baerbock lo introduce e lo celebra, non nascondendo che tra loro qualche momento di tensione c’è stato, ma ormai è acqua passata. E lui agevola l’immagine armonica: «Che donna di stato, che leader, ma anche che amica».

L’avversaria da battere è già diventata la grande coalizione, che si staglia minacciosamente all’orizzonte delle elezioni. Per Habeck, un’alleanza tra Cdu e Spd concretizzerebbe il rischio che non vengano mandate avanti le riforme che i Verdi ritengono necessarie per la gestione del cambiamento climatico oltre che i grandi sconvolgimenti geopolitici in corso. Per il candidato sarà però anche essenziale capire come prendere le distanze dalla coalizione Semaforo, diventata ormai sinonimo del fallimento di un’alleanza progressista che avrebbe dovuto cambiare le cose.

Meno serenità si respira invece al Willy-Brandt-Haus. Nella Spd le cose in vista della campagna elettorale sono molto meno chiare. E anzi, mentre la segretaria Saskia Esken dice che la candidatura di Scholz è cosa fatta e va solo deciso il giorno giusto per annunciarla, due diverse correnti nel partito, quella più conservatrice e quella più di sinistra, iniziano a spingere in maniera pubblica per una sostituzione del cancelliere con il ministro della Difesa Boris Pistorius (che per una curiosa coincidenza è praticamente il sosia del candidato della Cdu alla campagna elettorale del 2021, Armin Laschet, un fatto che ha scatenato i creatori di meme di tutto il paese). 

Fin dai primi giorni qualche membro del partito aveva manifestato mal di pancia nei confronti di Scholz, che si muove su un livello di consenso disastroso. Ora, anche i due segretari del partito in Renania settentrionale-Vestfalia – uno dei più potenti nella geografia del partito – hanno manifestato pubblicamente il proprio scontento per la candidatura informale del cancelliere. «L’immagine di Scholz è legata fortemente alla coalizione Semaforo. Sicuramente tra qualche tempo il suo lavoro e le sue decisioni saranno valutate in maniera più positiva per il benessere della Germania». Non esattamente una prova di sostegno incondizionato, anche se altri parlamentari del Land hanno preso le distanze dalla dichiarazione. A metterci un carico da novanta, però, è arrivata stamattina l’opposizione alla ricandidatura dell’ex segretario Sigmar Gabriel. 

E poi, manca un’indicazione ufficiale da parte della dirigenza di partito. Nel frattempo Pistorius stesso resta vago e non esclude la candidatura: «In politica nulla va escluso, a prescindere. L'unica cosa che mi sento di escludere è che farò il papa in futuro». Una dichiarazione ambigua, a cui è seguito però un elogio di Scholz.

Da lui lo distingue la capacità di dire pane al pane, un talento che secondo molti elettori manca al cancelliere. L’altra critica che tanti muovono al cancelliere uscente è l’incapacità di riconoscere i propri errori, che però potrebbe fare la differenza in una sfida con Merz. La decisione su chi correrà per la Spd, però, tarda ad arrivare. 

Le ultime tappe del cancelliere

La ragione è in uno degli ultimi grandi appuntamenti della legislatura, il G20 di Rio, dove Scholz si trova attualmente. Il cancelliere ha cancellato la tappa messicana e anticipato il rientro a Berlino, ma ha colto l’occasione dell’evento internazionale per un colloquio con il presidente cinese Xi Jinping. Durante l’incontro, Scholz ha toccato sia la questione dei dazi europei imposti alle auto elettriche cinesi, sia il sostegno che Pechino avrebbe garantito a Vladimir Putin in Ucraina attraverso la fornitura di droni. 

A Rio lo ha raggiunto anche un’altra doccia fredda, la decisione di Joe Biden di autorizzare l’impiego delle armi americane per colpire obiettivi oltre la frontiera russa. Dopo la sua telefonata con il capo del Cremlino, che oltre a diversi partner occidentali ha scontentato anche Volodymyr Zelensky, che ha letto il gesto come una rottura dell’isolamento che circondava Putin fino a questo momento, Scholz ha deciso di mantenere una linea più conservatrice. 

Il cancelliere a domanda diretta ha replicato che nonostante il via libera americano non autorizzerà, come non ha fatto finora, l’invio di missili Taurus che permetterebbero agli ucraini di colpire obiettivi in territorio russo. Una scelta che già da tempo viene criticata da Kiev, ma che è in linea con la strategia pacifista “di ritorno” di Scholz, che tiene un occhio sulla campagna elettorale nazionale. 

Il pacifismo sarà infatti uno dei temi principali nella scelta del prossimo cancelliere. Se si posiziona in quel campo, Scholz e la Spd possono essere competitivi, visto che le posizioni di Verdi e Cdu sulla guerra in Ucraina sono stranote e vertono decisamente in posizione opposta, cioè in un sostegno indiscusso a Kiev, seppure attendista nei confronti di come si posizionerà Washington. 

Scholz potrebbe invece sbaragliare la concorrenza pacifista, risultando più credibile degli altri partiti che hanno fatto della linea trattativista con il Cremlino il loro cavallo di battaglia: Bündnis Sahra Wagenknecht e Alternative für Deutschland nonostante i recenti trend molto positivi restano partiti estremisti e senza esperienza di governo. Se Scholz dovesse mostrarsi meno entusiasta nel sostegno a Kiev potrebbe verosimilmente recuperare una fetta di consenso dagli elettori che si stanno rivolgendo a quei partiti. 

Portare a casa quel che si può 

Nelle ultime settimane di legislatura al Bundestag è corsa a chiudere i dossier aperti: come possa accadere, vista la necessità di una maggioranza – che l’ex Semaforo non ha più – non è chiaro, anche perché le priorità di ogni partito potrebbero concretizzarsi spesso solo in virtù di alleanze molto diverse tra loro. A partire dalla decriminalizzazione dell’interruzione di gravidanza, per cui spinge soprattutto la Linke: secondo la legge tedesca, l’aborto è ancora un reato, che però non viene più perseguito nei primi tre mesi di gestazione. La sinistra vorrebbe eliminare del tutto l’articolo dal codice penale, ma a contrastarla ci sono Cdu, Fdp e ovviamente AfD. 

Stesso discorso per il Deutschlandticket, l’abbonamento mensile per i mezzi pubblici e i treni che il centrosinistra vorrebbe rendere strutturale: per farlo c’è bisogno però di una maggioranza che per il momento manca. Intanto, nel 2025, il prezzo per gli 11,2 milioni di utilizzatori salirà a 58 euro al mese. Ma la discussione sul futuro dell’agevolazione è ancora aperto: i Land non sono mai stati felici di finanziare l’iniziativa del governo Semaforo, il bavarese Markus Söder ha già annunciato che la misura non è più sostenibile, a meno che i costi non ricadano tutti sulle spalle del governo federale. 

In tutto ciò, AfD semina zizzania e continua a provocare la Cdu, attaccandola perché ha deciso di non collaborare con gli estremisti. Nemmeno per tematiche su cui i partiti condividono un’a linea comune, come il controllo dell’immigrazione: tutto capitale politico da spendere in campagna elettorale, quando l’estrema destra accuserà i cristianodemocratici di aver perso un’occasione e la Cdu si fregerà di non essere mai scesa a patti con AfD. 

L’audiolibro e l’Abendbrot, simboli del passato

Chiudiamo con due raccomandazioni, entrambe raccolte sulla Zeit. La prima è un ritratto di Heikedine Körting, una delle figure più rilevanti del panorama della produzione musicale tedesca. Prossima agli ottant’anni, in gioventù è stata una delle prime avvocate nel paese, salvo poi perseguire, al fianco del suo primo marito Andreas Beurmann, la sua vera passione. Dal suo lavoro alla Europa sono nate saghe di audiolibri per ragazzi che hanno segnato diverse (giovani) generazioni di tedeschi. 

Diversi libri dell’autrice inglese Enyd Blyton, come Fünf Freunde e Hanni und Nanni, ma anche produzioni di gialli giovanili come Tkkg e ??? continuano a essere molto diffusi in Germania. A cambiare, spiega l’articolo, è soltanto il supporto: dalle cassette, ai cd allo streaming. 

Chiudiamo con la storia d’apertura del Zeit Magazin, un elogio dell’Abendbrot, la cena fredda a base di pane, affettati e altri cibi freddi era un simbolo della cultura culinaria tedesca, più attenta al pasto pomeridiano, generalmente caldo. L’Abendbrot era comunque un’occasione per riunire la famiglia: in un contesto in cui le famiglie sono sempre meno numerose e le abitudini dei pasti stanno cambiando, Zeit coglie l’occasione per dare un twist alla tradizione e riproporre l’Abendbrot in nuove vesti, reinterpretato da una serie di chef di seconda generazione o con origini miste. 

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