Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza d'appello su Marcello Dell’Utri, del presidente del tribunale Raimondo Loforti, giudici Daniela Troja e Mario Conte


Le affermazioni di Di Carlo, collaboratore sul quale la Corte di Cassazione ha ritenuto che "la Corte di merito aveva (abbia) prodotto, ( ...) una giustificazione completa e rispondente ai criteri di razionalità e della plausibilità in ordine al fatto che il Di Carlo, nel presente processo, è risultato soggetto meritevole di pieno credito, "sono di assoluto rilievo atteso che esse hanno dimostrato che, malgrado Dell'Utri avesse abbandonato l'imprenditore Berlusconi, "cosa nostra" continuava a considerarlo un soggetto del tutto affidabile.

Va poi rilevato - esaminando l'ultimo profilo - che Dell'Utri ha partecipato ad un matrimonio in cui testimone dello sposo era proprio un soggetto latitante. E mentre detta circostanza poteva non essere conosciuta agli altri invitati al matrimonio, molti dei quali peraltro di nazionalità inglese, ciò non poteva essere ignoto a Dell'Utri anche prima che glielo comunicasse Teresi davanti alla chiesa (Di Carlo, peraltro aveva dichiarato che l'imputato quando Teresi, all'ingresso della chiesa gli aveva chiesto se era a conoscenza della latitanza del Di Carlo e l'imputato aveva risposto di si).

La notizia della latitanza di Di Carlo era stata resa nota peraltro il 6 febbraio 1980, come dichiarato dallo stesso collaboratore (Di Carlo: ".. (..) ma giusto che mesi prima, perché io sono latitante ufficialmente è uscito in televisione il 6 febbraio, quella me la ricordo la data 6 febbraio poi lui (Jimmi Fauci n.d.r.) mi sembra in aprile perciò c'è nemmeno due mesi").

Orbene, com'è noto, "cosa nostra" riserva i contatti con i latitanti solo a soggetti sui quali riporre la propria fiducia. Dell'Utri dunque sicuramente rientrava tra quelli atteso che Teresi e lo stesso Di Carlo si erano avvicinati a lui senza alcun timore.

Ed ancora - v'è da rilevare - che nel 1980 Dell'Utri era con Cinà e con lui si recava in un luogo ove avrebbe incontrato sia Teresi che Di Carlo protagonisti entrambi dell'incontro milanese del 1974.

Di Carlo, considerato soggetto "meritevole di pieno credito" dalla Corte di Cassazione (che ha ritenuto valide le argomentazioni in tal senso esposte dalla Corte d'Appello) ha riferito che Teresi, nel corso del matrimonio, gli aveva tessuto le lodi di Dell'Utri e gli aveva detto che avevano intenzione di combinarlo (Di Carlo: «ci prepariamo per andare all'altare con Teresi, comunque e siamo appartati mi dice: bonu picciottu: In gergo cosa nostra si capisce un bonu picciottu e che ... a disposizione una persona di qua, me ne parla bene, dice noi con Stefano abbiamo intenzione di combinare a Dell'Utri, e allora io ... tu che ne pensi»).

Rileva il Collegio che la richiesta di ospitalità avanzata da Teresi a Dell'Utri e l'apprezzamento manifestato da Teresi nei confronti dello stesso imputato, non sembrano argomenti sui quali Di Carlo aveva motivi di mentire.

In relazione alla disponibilità offerta da Dell'Utri di aiutarlo ove si fosse trovato a Milano, il collaboratore ha precisato di non avere avuto mai la possibilità di sperimentarla avendo sfruttato la disponibilità di altri soggetti che lo avevano ospitato. In relazione al gradimento manifestato da Teresi sulla persona di Dell 'Utri al punto da volerlo fare entrare stabilmente in cosa nostra, reputa il Collegio che non sussistono motivi per ritenere che tale affermazione sia frutto della fantasia di Di Carlo.

Del resto Dell 'Utri era tenuto in grande considerazione sicuramente dagli esponenti di "cosa nostra" atteso che è colui che ha stretto con "cosa nostra" un patto di particolare rilievo per la vita dell'associazione mafiosa, patto che - per le valutazioni che saranno di seguito esposte - non ha mai tradito assicurando con la sua costante attività di mediazione fino al 1992, cospicui e sicuri guadagni all'associazione mafiosa mediante i pagamenti di somme di denaro versate da Berlusconi.

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