Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro–tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado che ha assolto l’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra


Secondo la ricostruzione accusatoria del P.M. sussisterebbe una stretta relazione tra l’omicidio del Presidente della Regione Siciliana on. Piersanti Mattarella, avvenuto a Palermo il 6 gennaio del 1980, e due incontri del senatore Andreotti con esponenti di primo piano di Cosa Nostra tra i quali in particolare Stefano Bontate.

L’uccisione di Piersanti Mattarella era stata preceduta alcuni mesi prima da un altro omicidio in pregiudizio di un uomo politico, Michele Reina, segretario provinciale della Democrazia Cristiana, assassinato a Palermo il 9 marzo 1979.

La tesi dell’accusa si fonda principalmente sulle dichiarazioni di Francesco Marino Mannoia il quale, nel corso dell’interrogatorio reso al P.M. in sede di commissione rogatoria internazionale il 3 aprile 1993 negli Stati Uniti, riferiva di essere venuto a conoscenza, perchè rivelatogli da Stefano Bontate, di un primo incontro avvenuto in un periodo imprecisato (primavera – estate del 1979) ed in una riserva di caccia sita in una località imprecisata della Sicilia, tra Giulio Andreotti, Salvo Lima, indicato come uomo d’onore “riservato” della famiglia mafiosa di viale Lazio, i cugini Salvo, Stefano Bontate ed altri esponenti di vertice di Cosa Nostra per discutere del problema Mattarella.

Il Marino Mannoia in particolare (pag.13 e segg.) affermava che:

− sin dal periodo in cui Paolo Bontate, detto Don Paolino, padre di Stefano Bontate, era il rappresentante della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesu’, i rapporti con gli uomini politici erano mantenuti da lui, da Vincenzo Rimi e da Salamone Antonino;

− lo stesso Paolo Bontate aveva rapporti con Bernardo Mattarella (padre di Piersanti) che era “assai vicino a Cosa Nostra”;

− alla morte di Paolo Bontate, il figlio Stefano aveva intensificato i rapporti con il mondo politico stabilendo “relazioni molto strette” con Rosario Nicoletti e con Salvo Lima;

− attraverso il canale rappresentato dai cugini Antonino e Ignazio Salvo, il Bontate aveva stretto “intimi rapporti” anche con Piersanti Mattarella, mentre altri uomini d’onore, come Salvatore Riina e Giuseppe Calo’ avevano “rapporti di intimità” con lo stesso Lima e con Vito Ciancimino;

− lo stato dei rapporti tra Cosa Nostra ed il mondo politico inizio’ a mutare proprio nel periodo immediatamente precedente agli omicidi di Michele Reina (9 marzo 1979) e Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980);

− la ragione dell’omicidio di Mattarella risiedeva nel fatto che il predetto “dopo avere intrattenuto rapporti amichevoli con i cugini Salvo e con Bontate Stefano, ai quali non lesinava i favori, successivamente aveva mutato la propria linea di condotta”;

− e cosi’ il Mattarella era entrato in “violento contrasto” con Rosario Nicoletti ed intendeva “rompere con la mafia” mediante l’avvio di “una azione di rinnovamento del partito della Democrazia Cristiana in Sicilia, andando contro gli interessi di Cosa Nostra e dei vari cugini Salvo, ingegner Lo Presti, Maniglia e cosi’ via”;

− il Bontate, cui il Nicoletti aveva riferito, fece informare del mutato atteggiamento di Piersanti Mattarella, anche l’on.Andreotti attraverso l’On.Lima;

− Andreotti quindi era “sceso a Palermo” e si era incontrato con Stefano Bontate, i cugini Salvo, l’On.Lima, Nicoletti, Gaetano Fiore ed altri in una riserva di caccia sita in una località della Sicilia che Marino Mannoia non ricordava;

− si trattava comunque della stessa riserva di caccia in cui anche altre volte si erano recati Stefano Bontate, Gigino Pizzuto, i cugini Salvo e Giuseppe Calderone;

− di tale incontro gli aveva parlato, poco dopo che esso era avvenuto, Stefano Bontate in un periodo compreso tra la primavera e l’estate del 1979, comunque in epoca successiva all’omicidio di Michele Reina;

− in ordine al contenuto dei colloqui ed alle modalità dell’incontro il Bontate si era limitato a confidargli che tutti i presenti si erano lamentati con Andreotti del comportamento di Mattarella e che il Bontate stesso aveva commentato con esso Marino Mannoia usando le parole “staremo a vedere”;

− alcuni mesi dopo era stato deciso concordemente da tutta la commissione di Cosa Nostra l’omicidio di Piersanti Mattarella, materialmente eseguito, secondo quanto rivelatogli dal Bontate, da Salvatore Federico, Francesco Davi’, Antonino Rotolo, Santino Inzerillo ed altri;

− dopo l’omicidio Mattarella vi era stato un secondo incontro di Stefano Bontate con Giulio Andreotti, svoltosi a Palermo in una villetta intestata ad “un Inzerillo, zio di Salvatore”, cui esso Marino Mannoia aveva stavolta personalmente assistito: “...L’onorevole Salvatore Lima era un uomo d’onore della antica famiglia di Matteo Citarda di viale Lazio. Egli quindi, anche per tale qualità e non soltanto per l’importante ruolo svolto nell’ambito della Democrazia Cristiana palermitana e nazionale, intratteneva stretti rapporti con i piu’ importanti esponenti di Cosa Nostra.

La sua qualità di uomo d’onore fu sempre tenuta “riservata”, e cioè accessibile soltanto a pochissimi esponenti dell’organizzazione. Per meglio comprendere le ragioni di questo omicidio (la commissione rogatoria era stata effettuata nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Salvo Lima: n.d.e.), bisogna conoscere quale fosse la natura dei rapporti tra Cosa Nostra ed il mondo politico fin dal periodo in cui era rappresentante della famiglia di Santa Maria di Gesu’ Bontate Paolo, detto “Don Paolino”, padre di Stefano. A quell’epoca i rapporti con gli uomini politici erano tenuti principalmente da Bontate Paolino, Rimi Vincenzo e Salamone Antonino.

.........

Già Paolino Bontate, ad esempio, intrattenne rapporti con Mattarella Bernardo, il quale era assai vicino a Cosa Nostra, anche se non ricordo se fosse un uomo d’onore. I rapporti con il mondo politico furono intensificati da Bontate Stefano, dopo che egli divenne rappresentante prendendo il posto del padre.

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Ritornando ai rapporti instaurati con il mondo politico da Bontate Stefano, ho appreso da lui stesso che egli dapprima stabili’ relazioni assai strette con l’onorevole Rosario Nicoletti (che disponeva di una villa adiacente al fondo Magliocco), e – attraverso il canale del vecchio Matteo Citarda e di Albanese Giuseppe – con l’onorevole Salvatore Lima, che come ho detto era appunto uomo d’onore della famiglia del Citarda.

Successivamente sfruttando il canale rappresentato dai cugini Salvo Antonino e Salvo Ignazio (uomini d’onore della famiglia di Salemi, essi pure “riservati”), il Bontate instauro’ intimi rapporti anche con Mattarella Piersanti. Escludo comunque che quest’ultimo fosse un uomo d’onore, poichè altrimenti l’avrei appreso da Bontate Stefano, il quale, come ho detto, non mi tacque mai i suoi rapporti con il Mattarella.

Questi rapporti con i detti uomini politici erano intrattenuti non soltanto da Bontate Stefano, ma anche da altri esponenti di Cosa Nostra, quali ad esempio Riina Salvatore e Calo’ Giuseppe.

In particolare, Riina, Calo’ ed altri esponenti di Cosa Nostra vicini a Riina avevano rapporti di “intimità” con l’onorevole Lima e con Ciancimino Vito.

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Lo stato dei rapporti tra Cosa Nostra ed il mondo politico comincio’ a mutare nel periodo immediatamente precedente gli omicidi di Michele Reina e di Piersanti Mattarella.

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La ragione di questo delitto risiede nel fatto che Mattarella Piersanti – dopo avere intrattenuto rapporti amichevoli con i cugini Salvo e con Bontate Stefano, ai quali non lesinava i favori – successivamente aveva mutato la propria linea di condotta. Egli, entrando in violento contrasto ad esempio con l’onorevole Rosario Nicoletti, voleva rompere con la mafia, dare “uno schiaffo” a tutte le amicizie mafiose e intendeva intraprendere una azione di rinnovamento del partito della Democrazia Cristiana in Sicilia, andando contro gli interessi di Cosa Nostra e dei vari cugini Salvo, ingegner Lo Presti, Maniglia e cosi’ via.

Rosario Nicoletti riferi’ a Bontate, attraverso l’onorevole Lima, del nuovo atteggiamento di Mattarella fu informato anche l’onorevole Giulio Andreotti. Andreotti scese a Palermo, e si incontro’ con Bontate Stefano, i cugini Salvo, l’onorevole Lima, l’onorevole Nicoletti, Fiore Gaetano ed altri. L’incontro avvenne in una riserva di caccia sita in una località della Sicilia che non ricordo. Si trattava pero’ della stessa riserva di caccia in cui altre volte si erano recati Bontate Stefano, i cugini Salvo, Calderone Giuseppe e Pizzuto Gigino.

Ho appreso di questo incontro dallo stesso Bontate Stefano, il quale me ne parlo’ poco tempo dopo che si era svolto, in periodo tra la primavera e l’estate del 1979 e comunque in epoca sicuramente posteriore all’omicidio di Michele Reina.

Il Bontate non mi disse quale fosse stato in dettaglio il tenore dei colloqui intercorsi tra i presenti, nè quale fosse stato l’atteggiamento assunto dall’onorevole Andreotti. Egli mi disse soltanto che tutti quanti si erano lamentati con Andreotti del comportamento di Mattarella, e aggiunse poi: “Staremo a vedere”. Alcuni mesi dopo fu deciso l’omicidio del Mattarella.

La decisione fu presa da tutti i componenti della commissione provinciale di Palermo, e su cio’ erano perfettamente concordi il Riina, il Calo’, l’Inzerillo ed il Bontate. Erano perfettamente d’accordo, anche se formalmente estranei alla decisione, i cugini Salvo Antonino e Salvo Ignazio.

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Per quanto riguarda l’esecuzione materiale dell’omicidio, io sapevo che sarebbe stato commesso, ma non vi ho preso parte. Ho appreso pero’ dal Bontate che parteciparono Federico Salvatore (il quale era a bordo di un’autovettura), Davi’ Francesco (uomo d’onore di una famiglia che in questo momento non ricordo, e di mestiere pasticcere), Rotolo Antonino, Inzerillo Santino ed altri che in questo momento non ricordo.

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Alcuni mesi dopo l’omicidio del Mattarella, io mi recai con Bontate Stefano e Federico Salvatore in una villetta, intestata (almeno cosi’ mi sembra di ricordare) ad un Inzerillo zio di Salvatore.”

Le dichiarazioni di Francesco Marino Mannoia in ordine a questo secondo incontro, cui egli aveva personalmente partecipato, saranno successivamente riprese ed esaminate in maniera piu’ analitica.

Soffermando quindi l’attenzione sulle dichiarazioni “de relato” relative al primo incontro – la fonte esclusiva delle conoscenze del Marino Mannoia è Stefano Bontate – giova subito evidenziare che il collaborante, assai generico sull’epoca del fatto – collocata tra la primavera e l’estate del 1979, dopo l’omicidio di Michele Reina – inizialmente non è stato in condizione soprattutto di precisare il luogo ove detto incontro si sarebbe svolto essendosi limitato ad affermare che Andreotti “scese a Palermo” e che la riunione avvenne in una “riserva di caccia sita in una località della Sicilia” che egli tuttavia non ricordava, aggiungendo comunque che si trattava “della stessa riserva di caccia in cui altre volte si erano recati Bontate Stefano, i cugini Salvo, Calderone Giuseppe e Pizzuto Gigino”.

Proprio la genericità dei riferimenti del Marino Mannoia sul luogo dell’incontro aveva indotto il P.M. ad estendere i suoi accertamenti a tutte le riserve di caccia esistenti in Sicilia frequentate da esponenti di Cosa Nostra producendo anche ampia documentazione (cfr. doc. nn. 1993, 1994 e 217 della lista depositata dal P.M. il 7 maggio 1996).

Orbene, Francesco Marino Mannoia al dibattimento (novembre del 1996) è riuscito a ricordare ben due particolari di quella conversazione con Bontate, risalente al 1979, che tre anni e mezzo prima (aprile del 1993) non rammentava, e cioè due dati essenziali proprio per la localizzazione del luogo del presunto incontro, suscitando le inevitabili contestazioni della difesa sull’inspiegabile ritorno di questo ricordo dei frammenti di una episodica confidenza di oltre 17 anni prima: la proprietà della riserva di caccia e la zona ove la stessa insisteva.

E che si sia trattato di una occasionale ed isolata confidenza, risalente al 1979, è confermato dal fatto che Francesco Marino Mannoia non ha mai riferito di essere tornato sull’argomento con Stefano Bontate il quale pertanto gli parlo’ di quell’incontro soltanto in quell’unica riferita occasione.

Nel corso delle udienze del 4 e 5 novembre 1996 egli dunque ha riferito per la prima volta che la riserva di caccia di cui aveva parlato era di proprietà dei Costanzo e si trovava nel “catanese”.

Rispondendo alle domande del P.M., Francesco Marino Mannoia ha infatti dichiarato (udienza del 4 novembre 1996 pag.61):

Pm Scarpinato: Signor Mannoia, affrontiamo un altro argomento. Lei, sa quali sono state le motivazioni dell'omicidio dell'Onorevole Piersanti Mattarella? Cosa sa su questo omicidio?

Mannoia F.: le motivazioni dell'omicidio, dell'Onorevole Mattarella?

Pm Scarpinato: sì.

Mannoia F.: le motivazioni sono state quelle che in un primo tempo l'Onorevole Mattarella, purtroppo, non lesinava favori a Bontade, ai Salvo, in un secondo tempo, voleva scrollarsi di dosso queste amicizie scomode, e aveva manifestato chiaramente, al Nicoletti le sue intenzioni di scrollarsi di dosso questa amicizia. Successivamente, addirittura, il Nicoletti riferì al Bontade, che Mattarella era andato a lamentarsi a ROMA, per, appunto, per scrollarsi di dosso queste amicizie. Voleva... voleva portare un rinnovamento, voleva

cambiare, diciamo, tutto il sistema della democrazia, portare un rinnovamento, appunto, scrollandosi di dosso queste amicizie.

Pm Scarpinato: Mattarella quindi, se ho capito bene, si era rivolto a ROMA? Sa a chi si era rivolto a ROMA?

Mannoia F.: no, questo io non lo so.

Pm Scarpinato: andiamo avanti. E quindi cosa succede?

Mannoia F.: allora da lì, naturalmente, è scaturito il bisogno di informare, di riunirsi tutta la commissione, per esaminare questo atteggiamento del... del Mattarella. Riunita la commissione, diciamo, decisero di, diciamo, si decise di far venire il Senatore Andreotti a Palermo. Quando io dico a Palermo, intendo in Sicilia.

Pm Scarpinato: e sa se il Senatore Andreotti venne in Sicilia?

Mannoia F.: io appresi da Stefano Bontade, verso la primavera, estate del '79, che vi fu un incontro, in una tenuta di caccia, una tenuta di caccia, la stessa tenuta di caccia, il quale Stefano Bontade insieme ai cugini Salvo e a Pippo... a Giuseppe Calderone, si recava spesso. Fu un incontro fra Stefano Bontade, l'Onorevole Andreotti, Salvo Lima, Nicoletti, Gaetano Fiore ed altri, fra i quali altri uomini d'onore.

Pm Scarpinato: a questo incontro erano presenti i cugini Salvo? A questo incontro nella riserva di caccia.

Mannoia F.: sì. Sì, erano presenti l'Onorevole Lima, Nicoletti, i cugini Salvo, Stefano e Gaetano Fiore, ed altri uomini d'onore.

Pm Scarpinato: lei sa di chi era questa riserva di caccia?

Mannoia F.: è la stessa riserva di caccia che il Bontade mi ha invitato diverse volte ad andarci, per provare i cani, andare a caccia, ma io non ero appassionato di caccia e quindi non ci sono mai andato. Lui spesso ci si recava anche con Gigino Pizzuto, e con i cugini Salvo, era la riserva di caccia dei Costanzo.

Pm Scarpinato: dei Costanzo. E i Costanzo sa chi sono?

Mannoia F.: i Costanzo sono degli imprenditori catanesi che sono... erano nelle mani di... di Pippo Calò e di Pippo CALDERONE e anche buoni rapporti con Stefano Bontade.

Pm Scarpinato: ho capito. Senta, quand'è che lei apprende, intanto da chi, apprende di questo incontro nella riserva di caccia e quando lo apprende.

Mannoia F.: io apprendo di questo incontro alla riserva di caccia, successivamente, dopo, lo stesso giorno, l'indomani. Io vorrei, purtroppo è passato molto tempo, e vorrei essere più preciso possibile per quanto concerne sia i miei ricordi, soprattutto i miei ricordi, e soprattutto quello che io già ho dichiarato.

Pm Scarpinato: e...

Mannoia F.: io, io ho credu... credo di ricordare che in quella riunione, vi erano anche i Salvo. Spero di non avere ricordato male.

Pm Scarpinato: io le ho chiesto, chi è che le ha raccontato di questa riunione?

Mannoia F.: personalmente Stefano Bontade.

Pm Scarpinato: ecco, quanto tempo dopo che si era verificata questa riunione nella riserva di caccia, Stefano Bontade ne parlò a lei?

Mannoia F.: pochissimo tempo dopo.

Pm Scarpinato: cosa intende per pochissimo?

Mannoia F.: pochissimo, intendo lo stesso giorno o l'indomani.

Pm Scarpinato: ecco, vuole riferire al Tribunale, facendo il massimo sforzo di ricostruzione della memoria, che cosa le disse esattamente Stefano Bontade? Che cosa era accaduto nel corso di quella riunione? Che cosa era stato detto ad Andreotti e che cosa Andreotti aveva detto agli altri?

Mannoia F.: in quella riunione avevano... avevano manifestato naturalmente, dopo che specialmente si era saputo, Stefano fu informato dal Nicoletti che il... l'Onorevole, diciamo, Pio La Torre e l'Onorevole Mattarella si era andato a lamentare a ROMA, appunto, volevano che, diciamo, l'Onorevole

Andreotti, intervenisse su questa situazione, perché il Bontade nonostante era una persona, diciamo, che non trascurava niente, non era certamente un sanguinario, non voleva fare cose di cui certamente non era gradito. E allora, in quella occasione, chiesero appunto, all'Onorevole Andreotti di volere intervenire su quella situazione, tanto che lui mi disse, con una... con una frase abbastanza un po', diciamo, alterato, dice: "staremo a vedere".

Pm Scarpinato: chi glielo disse "staremo a vedere"?

Mannoia F.: Stefano Bontade.

Pm Scarpin: ho capito. Senta...

Presidente: ma, scusi Pubblico Ministero. Insomma che cosa avrebbe dovuto fare l'Onorevole Andreotti?

Mannoia F.: l'Ono... diciamo, l'Onorevole... la riunione è avvenuta per, diciamo, far presente all'Onorevole Andreotti, il comportamento del... del...

Presidente: del Mattarella.

Mannoia F.: ...del Mattarella. E quindi, stare a vedere cosa sarebbe accaduto, se avrebbe intervenuto per fare cambiare questo modo di comportarsi del Mattarella.

Pm Scarpinato: questa riunione nella riserva di caccia, avvenne prima o dopo dell'omicidio di Michele REINA che avvenne nel marzo del '79?

Mannoia F.: dopo.

Pm Scarpin: dopo.

Mannoia F.: siamo nel.. primavera-estate del '79.

Pm Scarpinato: ecco, dopo questa riunione nella riserva di caccia, che cosa accade? Lei ha detto che Stefano Bontade le disse: "staremo a vedere". E che cosa accade dopo?

Mannoia F.: dopo, dopo qualche mese, io so che, sempre da Stefano Bontade, che no... la situazione, diciamo, precipitò, nel senso che hanno riunito la commissione e deliberato definitivamente la decisione di eliminare Mattarella.

Pm Scarpinato: lei sa all'interno, se all'interno della commissione vi furono voci discordanti oppure se fu una decisione unanime?

Mannoia F.: la decisione fu unanime, però il Bontade non era felice per questa scelta.

Pm Scarpinato: perché non era felice?

Mannoia F.: il Bontade era di un altro stampo, un altro... un'altra natura, anche se lui era criminale come tutti... tutti noi. E, lui, avrebbe voluto che la cosa si potesse cercare di risolvere magari, con il tempo diversamente, ma i fatti di quel momento hanno portato a questa decisione unanime, appunto, a de... a deliberare l'eliminazione del Mattarella.

Pm Scarpinato: senta, Stefano Bontade le disse se in ordine alla decisione di uccidere Piersanti Mattarella, i cugini Salvo avevano espresso una loro opinione? Avevano espresso la loro volontà?

Mannoia F.: no, i cugini Salvo, non hanno avuto certamente un ruolo, né all'interno della commissione, e all'esterno io non lo so, diciamo, che posizione hanno preso.

Presidente: quindi la commissione era presieduta in quel periodo da Badalamenti allora?

Mannoia F.: sì.

Presidente: era questo il periodo? O no? O non più di Badalamenti?

Pm Scarpin: chi c'era in commissione in questo periodo?

Mannoia F.: no, quando parliamo già di questa riunione, allora...

Presidente: sì.

Mannoia F.: ...il capomanda... il capo commissione è Michele... Michele Greco. Gaetano Badalamenti è capo commissione nel periodo dell’Onorevole Aldo Moro.

Pm Scarpinato: senta, per sussidio alla sua memoria, il 3 aprile del 1993, quando lei ha raccontato questo episodio al Pubblico Ministero, nel corso di una commissione rogatoria...

Mannoia F.: no, io, senta, mi scusi Avvocato...

Pm Scarpinato: sì.

Mannoia F.: ...erano certamente d'accordo i cugini Salvo, a questa, diciamo, situazione, ma non so quale ruolo abbiano avuto di specifico loro, in questa decisione.

Pm Scarpinato: ho capito. Che i cugini Salvo erano d'accordo, lei lo ha saputo da qualcuno o è una sua deduzione?

Mannoia F.: no, Stefano mani... manifestò chiaramente, diciamo, la... la decisione, la volontà di tutti coloro che hanno deciso questo.

Pm Scarpinato: e le disse espressamente che i cugini Salvo erano d'accordo?

Mannoia F.: sì, ma non hanno avuto ruolo all'interno della commissione...

Pm Scarpinato: certo.

Mannoia F.: ...decisionale.

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