Di contro le verifiche della Guardia di Finanza nei confronti delle imprese riconducibili a Montante e ai soggetti a lui vicini erano orientate ad assicurarne un esito favorevole
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci delle motivazioni della sentenza di secondo grado sul processo Montante
Di contro le verifiche della Guardia di Finanza nei confronti delle imprese riconducibili a Montante e ai soggetti a lui vicini erano orientate ad assicurarne un esito favorevole. In particolare:
1. la verifica fiscale nei confronti della CDS s.p.a. di Massimo Romano, originata da una segnalazione del comando provinciale della Guardia di Finanza di Milano, da cui emergevano sospetti del coinvolgimento della società in frodi carosello, per simulare la cessione all'estero di beni venduti in Italia ed eludere così l'IVA.
Si svolse dal 12.5.2011 al 25.7.2011, fu diretta da Orfanello con la partecipazione del lgt. Sanfilippo, dei marescialli Carvotta e Di Naro e del v.brig. Messina. Fu trattenuta dal nucleo P.T. su autorizzazione di Ardizzone, nonostante rientrasse nella competenza degli organi superiori in considerazione del volume d'affari della società. Venne inserita nella programmazione del 2011 e per questo si escluse la verifica per l'anno 2005, nonostante le circolari del Corpo richiedessero l'estensione in deroga alle annualità in imminente scadenza (e la scelta aveva importanti conseguenze favorevoli per Romano perché il 2005 era l'anno in cui maggiore era stato il volume d'affari della società).
Il personale impiegato, ad accezione di Sanfilippo, era estraneo alla sezione ed era del tutto privo di esperienza nello svolgimento delle verifiche.
Il consulente del P.M., dott. Cattaneo, chiamato a rivalutare sul piano tecnico l'esito delle verifiche fiscali, ha evidenziato come quegli accertamenti erano stati svolti con modalità scarsamente tracciabili. Il personale che collaborava con Sanfilippo non era a conoscenza dell'obiettivo delle verifiche (elementi a conferma o a smentita della partecipazione alle frodi carosello) e non furono svolte attività decisive per accertare gli illeciti sospettati, come la rilevazione delle giacenze di magazzino, gli accessi ai conti bancari, i riscontri riguardo l'uso di denaro contante. Tutto si risolse in una verifica di coerenza contabile che non fece emergere alcuna anomalia.
In quell'anno fu l'unica occasione in cui furono impiegati per una verifica fiscale militari che non ne avevano mai fatte.
La sorella di Sanfilippo, la compagna di Orfanello e la figlia di Ardizzone lavoravano alle dipendenze di Romano la prima presso un supermercato, le seconde presso il Confidi, di cui Romano era presidente.
Dalla consulenza tecnica emerge che nel periodo preso in esame dall'accertamento della Guardia di Finanza di Caltanissetta, la CDS aveva realizzato operazioni di vendita in ambito intracomunitario con società estere e società italiane operanti quali esportatori abituali e nessuna di queste operazioni era stata sottoposta a verifica dal Nucleo P.T. diretto da Orfanello.
Negli anni successivi l'Agenzia delle Dogane accertava diverse irregolarità in relazione al trattamento IV A per cessioni effettuate da CDS per un periodo in parte coincidente con quello scrutinato superficialmente dalla Guardia di Finanza e con le stesse società con le quali aveva intrattenuto rapporti negli anni precedenti (quelle di cui la Guardia di Finanza si era disinteressata).
L'Agenzia delle Dogane aveva allora notificato un avviso di accertamento nei confronti di CDS contestando le violazioni e la CDS aveva allora utilizzato il verbale di constatazione redatto dalla Guardia di Finanza per contestare l'accertamento dell'Agenzia delle Dogane.
2. La verifica fiscale nei confronti della MSA s.p.a. (Mediterr Shock Absorber s.p.a.), iniziata il 22.1.2008 e conclusa il 12.3.2008, diretta dal Lgt. Sanfilippo ed eseguita con i marescialli Brancato e Messina. Era stata condotta senza tenere conto delle risultanze già disponibili negli archivi della Guardia di Finanza relativamente a quella società e delle quali espressamente il maresciallo ha dichiarato di non avere avuto alcuna conoscenza; si trattava degli atti relativi al procedimento penale n. 281/06 R.G.N.R. Mod. 21, incardinato presso la Procura della Repubblica di Asti, ove era stato verificato il sistematico disallineamento, nel periodo 2003- 2005, tra la cassa contabile e la cassa fisica, quest'ultima di valore nettamente inferiore, e degli atti del procedimento penale n. 2624/99 RGNR DDA, aperto dalla Procura della Repubblica di Palermo, da cui risultavano elementi indiziari a carico della MS.A. s.p.a. quale possibile destinataria di fatture, emesse da società palermitane, per operazioni inesistenti. Il piano di verifica aveva omesso di esaminare l'anno 2005, come previsto dal programma, ed aveva esaminato invece l'anno 2006.
Inoltre il consulente del P.M. evidenziava, oltre ad uno svolgimento delle attività effettuato in maniera che il tracciamento delle operazioni rimanesse incompleto, una serie di omissioni di adempimenti previsti dal piano di verifica e poi non eseguiti.
Anche in questo caso non erano stati effettuati controlli sulle rimanenze di magazzino né sulle scritture contabili né sui luoghi fisici in cui si sarebbero potute rinvenire.
Non erano stati effettuati i controlli incrociati di coerenza esterna di contabilità con i questionari ai soggetti che avevano intrattenuto rapporti commerciali con la MSA.
Erano stati inoltre omessi i controlli sul pagamento effettivo delle royalties da parte della MSA s.p.a. ad ALECHIA s.p.a., che sarebbero state dovute in base ad un contratto di concessione d'uso (accertamento vieppiù rilevante visto che le due società erano entrambe riconducibili a Montante).
Parimenti omessi erano stati i controlli sui rapporti tra MSA e altre società del gruppo, sulla spettanza del credito di imposta ex art. 8 l.n. 388/2000 e sulla coerenza tra cassa contabile e cassa fisica (profilo critico già evidenziato nel procedimento aperto dalla Procura di Asti).
L'esito finale dell'accertamento non aveva evidenziato alcun illecito.
3. La verifica sulla ALECHIA s.p.a., società del gruppo facente capo a Montante, richiesta dalla DIA alla Guardia di Finanza di Caltanissetta il 10.10.2008, che aveva segnalato anomalie finanziarie unitamente a violazioni fiscali in relazione alle operazioni di concessione in uso del marchio Gimon di proprietà prima del padre di Antonio Calogero Montante e poi a lui ceduto.
Il marchio era stato ceduto prima a MSA nel 2000, poi nel 2003 era stato ceduto da Montante ad ALECHIA che a sua volta la aveva concesso in uso a MSA; tali rapporti contrattuali tra parti che erano tutte riconducibili allo stesso soggetto venivano considerati sospetti.
Anche questo accertamento fu affidato ad Orfanello che concluse sulla piena regolarità delle operazioni, sostanzialmente motivando con l'insindacabilità della determinazione del valore del marchio concordato tra le parti.
L'indagine, scaturita da una delega della Procura della Repubblica alla DIA per la verifica di operazioni finanziarie opache, era stata girata alla Guardia di Finanza per verificare se dietro quelle operazioni si nascondessero finanziatori occulti che erogassero risorse alla ALECHIA; quindi, i soli
accertamenti sulla vendita del marchio non potevano dirsi esaustivi.
Anche su questi accertamenti il consulente del P.M. segnalava numerose anomalie e superficialità.
Il GUP proseguiva con l'esaminare altri episodi che riteneva sintomatici del metodo seguito dagli imputati, come la verifica del 2012 su un esposto anonimo relativo all'emissione di fatture false della ALECHIA nei confronti della SIDERCEM, affidata al solo mar. Pirnaci da Orfanello con plurime violazioni del regolamento di servizio della Guardia di Finanza; come la gestione di una denuncia avanzata da Mistretta contro un dipendente della MSA accusato di una presunta truffa di un milione di euro, che aveva insospettito il Lgt. Zaffora il quale avrebbe voluto approfondire, ma che era stata avocata a sé da Orfanello, consentendo a Mistretta di sottrarsi all'interrogatorio e di ritirare la querela dopo una presunta indagine interna; come le verifiche nei confronti di Marco Venturi e di Carmelo Turco, di cui Io stesso Venturi ha parlato nelle sue dichiarazioni, riferendo che Montante gli aveva detto che Turco aveva versato delle somme a Orfanello per avere un esito a sé favorevole e gli aveva consigliato di fare lo stesso, così da avere - con processo verbale di constatazione - una sorta di "condono tombale".
Ad ulteriore conferma dei metodi utilizzati da Orfanello e delle finalità che egli perseguiva, infine, il GUP richiamava numerose conversazioni intrattenute da Orfanello con diversi interlocutori dopo la diffusione della notizia dell'indagine su Montante, nelle quali egli manifesta ora la sua preoccupazione per il suo coinvolgimento nell'indagine per la sua vicinanza a Montante ora il timore che gli imprenditori da lui sottoposti a verifica fiscale potessero abbandonare Montante e rendere anche dichiarazioni a suo carico ora infine l'aspettativa che costoro potessero ricordarsi di come Ii aveva trattati e potessero avere un atteggiamento a lui favorevole.
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