Secondo i dati più recenti di European House Ambrosetti nel comparto agricolo l’Italia è il secondo paese europeo per valore aggiunto, dopo la Francia, e con un valore aggiunto pari a 37 miliardi di euro l’anno.

Eppure, la forza economica italiana sconta notevoli ritardi in innovazione e digitalizzazione e proprio in relazione alla produzione alimentare, il gap è più evidente, anche se, allo stesso tempo, i dati di Smart Agrifood segnalano comunque che nel 2024 il fatturato del settore agricolo legato alle nuove tecnologie cresce del 19 per cento, con oltre 2,5 miliardi di euro di investimenti, mentre oggi più di un milione di ettari di terreni agricoli in Italia è già gestito con tecnologie avanzate, e il 72 per cento delle aziende agricole utilizza almeno tre tipi diversi di tecnologie.

Dai droni utilizzati per l’agricoltura biologica, che trasportano nei terreni insetti capaci di eliminare i parassiti delle colture, a quelli capaci di distribuire i fertilizzanti sugli alberi da frutto, calibrandone al millesimo l’utilizzo per aumentare la capacità produttiva, ai robot capaci di creare mappe dettagliate per analizzare la fotosintesi e lo stato del terreno, fornendo agli agricoltori dati chiari per una gestione agricola più precisa, così le nuove tecnologie utilizzate in campo agricolo stanno trasformando le pratiche tradizionali.

Si pensi, inoltre, ai robot autonomi che operano nei vigneti e nelle colture orticole, oppure alle centraline meteo e alle fototrappole per il monitoraggio degli insetti, le quali forniscono informazioni essenziali per ottimizzare la gestione agricola. Ma il passaggio verso un’agricoltura digitale richiede, oltre alle macchine, una nuova generazione di professionisti.

Nuove professioni

I conti li ha fatti Coldiretti. L’organizzazione che raggruppa la maggior parte delle aziende agricole italiane ha stimato che nei prossimi anni serviranno almeno cinquemila nuove posizioni lavorative per accompagnare la digitalizzazione del settore agricolo.

Figure come il data analyst agricolo, cioè il responsabile dell’analisi dei dati raccolti da sensori e macchine agricole per ottimizzare le operazioni, migliorare la resa delle colture e ridurre gli sprechi; specialisti in agricoltura di precisione che utilizzano tecnologie come GPS, immagini satellitari e sensori per monitorare e gestire le colture in modo preciso, riducendo l’uso di risorse naturali; oppure il prompt manager agronomico professionista, cioè un consulente che aiuta le aziende a migliorare i loro sistemi e processi produttivi sfruttando l'intelligenza artificiale, sono loro i professionisti dell’agricoltura 5.0.

Secondo un’analisi della stessa organizzazione: entro il 2030 un’azienda agricola italiana su cinque adotterà strumenti di gestione direttamente basati sull’intelligenza artificiale.

È questo uno dei dettagli che è emerso dal Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione che si sta svolgendo in questi giorni a Roma organizzato dalla Coldiretti, durante il quale è stato lanciato al mondo politico una richiesta di investimenti fino a 6 miliardi di euro, entro il 2030, per contrastare i cambiamenti climatici e sviluppare nuove tecnologie.

Proprio all’IA è stato dedicato un panel con i massimi esperti nazionali in materia: Pierluigi Contucci, professore di Fisica-Matematica, Università & Accademia della Scienza di Bologna, e Luciano Floridi, founding director del Digital Ethics Center dell’Università di Yale, Usa.

L’incontro di Roma è stato disertato all’ultimo da Paolo Benanti, presidente della Commissione sull’Intelligenza Artificiale e l’Informazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, oltre che consigliere di Papa Francesco sui temi dell’intelligenza artificiale e dell’etica della tecnologia.

La questione energetica

«Noi siamo per lo sviluppo di un'innovazione al servizio della crescita e della competitività delle imprese agricole. L'intelligenza artificiale deve essere uno strumento in questo senso e può aiutarci a gestire l'enorme mole di dati agricoli», dice a Domani Alessandro Apolito, capo area innovazione e digitalizzazione di Coldiretti: «ma dobbiamo porci il tema del limite, ad esempio quello del consumo energetico che è già oggi un elemento critico».

Ed è il rischio da cui ha messo in guardia anche il professor Contucci, il quale ha ribadito che «l’intelligenza artificiale oggi è un tormentone, ma è una di quelle cose che cambiano il tessuto della società, anche se all’orizzonte si preannuncia uno scontro tra la rivoluzione industriale dell’energia e quella dell’intelligenza artificiale, che comunque consuma meno di quella dell’acciaio».

Più in generale, oggi le previsioni dicono che la metà dell’energia disponibile potrebbe essere consumata nel 2040 dall’intelligenza artificiale. Ma proprio l’agricoltura rappresenta un settore privilegiato per l’applicazione delle soluzioni di intelligenza artificiale alla produzione di cibo, di fatto necessario alla sopravvivenza della specie sul pianeta.

© Riproduzione riservata