- Con il decreto Sostegni bis, martedì sul tavolo del governo, l’agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro Anpal viene commissariata. Via il presidente italo-americano Mimmo Parisi, arriva il super burocrate Raffaele Michele Tangorra.
- Tangorra avrà 60 giorni per riformare la governance con un decreto attuativo. Un’ipotesi è che torni tutto al ministero del Lavoro, l’altra che resti agenzia ma federale con dentro le regioni.
- La nuova struttura dovrà gestire circa 9 miliardi tra Pnrr e fondi europei e implementare l’assegno di ricollocazione per la ricerca di lavoro dei disoccupati.
Cinquantacinque anni, origini pugliesi, laurea prestigiosa ed esperienza nella lotta alla povertà. Sono le caratteristiche che uniscono il discusso presidente uscente di Anpal, l’agenzia che dovrebbe trovare un lavoro ai disoccupati, Domenico Parisi, e chi andrà presto a sostituirlo: il segretario generale del ministero del Lavoro, Raffaele Michele Tangorra.
Tangorra, bocconiano, è il padre del reddito di inclusione (Rei), introdotto una decina di anni fa come primo strumento di contrasto alla povertà assoluta. Molto riservato, lavoratore, è il super dirigente del ministero di Andrea Orlando. Non appena il decreto Sostegni bis sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale, sarà lui a commissariare l’agenzia e a traghettarla verso una nuova e si spera più efficiente struttura organizzativa e funzionale.
Orlando punta infatti a «una riforma della governance» per le politiche attive del lavoro, settore decisivo per evitare eccessivi contraccolpi sociali una volta scaduto il blocco dei licenziamenti tra il primo luglio e il 30 ottobre. Il commissario avrà tempo 60 giorni dalla pubblicazione del decreto Sostegni bis. Entro questo termine dovrà essere pronto un decreto attuativo per Anpal, oltre che probabilmente un nuovo statuto e un nuovo organigramma, che già Orlando ha delineato. La nuova governance dovrà ricalcare quella dell’agenzia delle entrate, cioè prevedere un unico direttore generale, senza presidente, affiancato al più da un agilissimo consiglio d’amministrazione a tre, senza compensi retribuiti tolti i rimborsi spese. E si spera che i rimborsi questa volta non siano chilometri e abbiano un tetto.
Mimmo Parisi in due anni ha accumulato qualcosa come 160mila euro di biglietti aerei in business class «per mal di schiena» tra Roma e la sua residenza e il suo lavoro principale, rimasti entrambi nel Mississippi. Ma non è per gli scontrini che riceverà il benservito, senza neppure un arrivederci da parte della dirigenza pentastellata che lo ha voluto come deus ex machina per «abolire la povertà». Parisi è considerato il padre dei navigator, i giovani laureati assoldati, a tempo, per seguire i percettori del reddito di cittadinanza nella ricerca di un impiego. Proprio la parte che non ha funzionato, neanche prima della pandemia. Parisi non nasconde il fallimento, sostiene però che non sia colpa sua e del poco tempo, circa sei mesi in due anni, passato a Roma. La colpa sarebbe da attribuire alla mancata riforma del Titolo V, azzoppata dall’insuccesso del referendum costituzionale promosso dall’ex premier Matteo Renzi che avrebbe dovuto ridimensionare il ruolo delle regioni nella formazione professionale e, appunto, nelle politiche attive del lavoro. Ora la frantumazione regionale degli interventi resterà anche quando avrà fatto definitivamente le valigie il presidente italo-americano nato a Ostuni, provincia di Brindisi. E sarà ereditato dal barese Tangorra, di Santeramo in Colle. Come lo affronterà quest’ultimo, sotto l’occhio vigile del ministro Orlando, non è ancora del tutto chiaro.
La riforma
Le ipotesi sono due. La prima, su cui si è concentrato finora Orlando, è quella di riportare nell’alveo del ministero la divisione per le politiche attive che fu prima scorporata nell’agenzia Italia Lavoro e poi, nell’ottobre del 2020, trasformata nella spa di diritto privato Anpal Servizi. Quindi i 4 mila dipendenti tornerebbero tutti ministeriali. La seconda ipotesi è più complessa e viene caldeggiata da esperti del settore quali l’ex dirigente di Italia Lavoro Natale Forlani. Si tratterebbe di mantenere la forma dell’agenzia a partecipazione pubblica sotto la vigilanza e le indicazioni del ministero del Lavoro, ma con una struttura “federale” nella quale trovar posto anche alle regioni. In questo caso la riforma dovrebbe passare dalla Conferenza stato regioni e probabilmente una parte dei dirigenti Anpal manterrebbero il loro ruolo.
Di certo l’Anpal riformata vedrà accrescere e non diminuire i suoi compiti. Non dovrà gestire solo i 2.600 navigator incardinati al reddito di cittadinanza. E neanche occuparsi solo di mettere a frutto i 4,4 miliardi di euro destinati a interventi sull’occupabilità dal Pnrr. Compresi i 2,8 miliardi del fondo sociale europeo 2021-2027 e il resto della passata programmazione, il totale degli stanziamenti da gestire si aggirerà sui 9 miliardi. Una quantità mai vista che dovrà servire anche a potenziare l’offerta formativa e a erogare il nuovo assegno di ricollocazione per progetti personalizzati dopo l’indennità di disoccupazione (Naspi). Anche gli organici saranno aumentati con l’immissione di 11.600 nuovi assunti. Ma soprattutto, come ha spiegato ieri il predecessore di Parisi, Maurizio Del Conte, servirà una fondamentale innovazione: reperire i dati su domanda e offerta di lavoro e inserirli in un sistema di intelligenza artificiale. Parisi aveva promesso di portare in Italia la sua esperienza nella realizzazione dell’app Mississippi Workers, che qualsiasi lavoratore o azienda può consultare. Non ci è riuscito, sempre che ci abbia provato tra un mal di schiena e l'altro.
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