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Per le compagnie assicurative italiane sarà un autunno di dividendi. Il presidente dell’Ivass, Luigi Federico Signorini, ha annunciato che non vede motivo per reiterare la raccomandazione di sospendere le cedole delle società vigilate oltre la scadenza europea fissata al 30 settembre.
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Questo significa che per quest’anno saranno distribuiti 4,4 miliardi di euro. Dietro alla scelta c’è sicuramente il fatto che il settore dà segni di ripresa.
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Ma anche il malcontento per una raccomandazione pienamente rispettata solo da poco più della metà delle authority dei paesi dell’Eurozona, con il risultato che alcune compagnie assicurative europee hanno distribuito laute cedole ai soci.
Per le compagnie assicurative italiane sarà un autunno di dividendi. Il presidente dell’Ivass, Luigi Federico Signorini, ha annunciato nelle sue considerazioni annuali che non vede motivo per reiterare la raccomandazione di sospendere le cedole delle società vigilate oltre la scadenza europea fissata al 30 settembre.
La differenza tedesca
Questo significa che per quest’anno saranno distribuiti 4,4 miliardi di euro. Dietro alla scelta c’è sicuramente il fatto che il settore dà segni di ripresa, ma anche il malcontento per una raccomandazione pienamente rispettata solo da poco più della metà delle authority dei paesi dell’Eurozona, con il risultato che alcune compagnie assicurative europee hanno distribuito laute cedole ai soci, con effetti distorsivi sul mercato.
La prima assicurazione dell’Unione europea, la tedesca Allianz, ha distribuito nel 2020 9,60 euro per azione, il dividendo più alto di sempre, e lo ha confermato pari nel 2021,di fatto come se non appartenesse all’Eurozona alla pari di un altro campione continentale come Zurich.
La francese Axa, invece, è stata bloccata in parte dall’authority francese e lo stesso le Generali italiane, che hanno distribuito solo la metà del dividendo del 2019, proprio per le raccomandazioni delle autorità. Scelte che sui mercati finanziari e sui titoli azionari si sono fatte sentire.
Generali ha chiuso il 2020 con 2,9 miliardi di utili e, sempre in caso di assenza di nuovi aggiornamenti da parte delle autorità europee, ha già programmato, con l’approvazione dell’assemblea dei soci di aprile, di pagare il dividendo non distribuito nell’anno del Covid, in autunno. La cedola – in tutto 1,47 euro – per questo è stata divisa in due tranche, la seconda da 0,46 centesimi è proprio la parte del dividendo 2019 non distribuita che sarà pagabile a partire dal 20 ottobre.
Cosa è cambiato
La relazione dell’Ivass sembra dare pieno sostegno all’operazione, sottolineando non a caso come il mercato unico dovrebbe garantire pari condizioni. Ma più in generale le considerazioni annuali sono state soprattutto l’occasione per mostrare quanto le assicurazioni stiano cambiando.
I profitti del settore vita sono calati quest’anno del 20 per cento, mentre i danni non solo hanno retto, ma trainati dalla drastica riduzione delle occasioni di incidenti e quindi del rischio assunto dalle assicurazioni, hanno aumentato i profitti del 45 per cento.
Più nel dettaglio anche nel ramo vita quelli che sono andati meglio sono i prodotti assicurativi in cui è l’utente che si assume il rischio, cioè i prodotti che sono molto più simili a quelli finanziari.
Accanto a questo c’è un movimento uguale e contrario: con il continuo calo della redditività del mercato del credito, il modello della banca assicurazione sta diventando sempre più rilevante. Non è un caso dunque che Ivass e Banca d’Italia siano pronte a una integrazione maggiore del loro lavoro di sorveglianza.
Nell’anno della pandemia le compagnie assicurative hanno speso il 20 per cento in meno circa per far fronte agli incidenti e quindi l’Ivass ha ribadito, esattamente come l’anno passato l’invito alle società assicurative a provvedere ai rimborsi ai clienti, in linea con quanto ha detto di attendersi l’Eiopa (Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali). Eppure a dodici mesi di distanza c’è un manipolo di resistenti ingordi che hanno incassato profitti in un momento in cui non si sono assunti rischi.
Obblighi o semi obblighi
In compenso le altre tipologie di assicurazioni danni non sono affatto diffuse, nonostante il nostro paese sia esposto spesso a calamità naturali. Anche per questo Signorini ha detto che spera si apra in Italia un dibattito «sulla possibilità di introdurre, come altrove, forme di assicurazione obbligatoria, semi-obbligatoria o più efficacemente incentivata sui rischi legati a catastrofi naturali». Ma oltre ai rischi dei clienti, ci sono i rischi che corrono le stesse compagnie assicurative, che secondo l’Ivass, sul fronte della tecnologia «ricorrono a fornitori esterni per l’adempimento di molte funzioni finanziarie e assicurative».
Si tratta di un outsourcing molto spinto che concentra il trattamento e la conservazione dei dati in un numero ristretto di grandi operatori, aumentando i rischi del sistema. Lo scorso autunno la Commissione europea ha presentato il Dora (Digital operational resilience act), un regolamento che dovrebbe prendere forme definitiva nel 2022 e che si applicherà a tutti i servizi finanziari, ma includendo per la prima volta anche i fornitori di information and communication technology e cioè di servizi di cloud, analisi dei dati e audit.
Nel frattempo l’authority italiana ha deciso anche di una indagine sugli algoritmi che vengono utilizzati dalle compagnie assicurative. « I processi che conosciamo spaziano dalla tariffazione personalizzata, alla profilatura della clientela, dal robo-advisory alla gestione dei sinistri», ha detto il presidente. L’indagine dovrebbe aiutare a scongiurare gli abusi, che possono persino arrivare a una lesione dei diritti civili, nel caso per esempio di discriminazioni su base etnica.
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