- Dopo un decennio si chiude il mandato di Kuroda da governatore della Banca centrale giapponese. In questo periodo il paese ha adottato una politica monetaria molto eterodossa rispetto agli altri paesi sviluppati, mantenendo i tassi d’interesse schiacciati sullo zero.
- Nell’ultimo anno però i problemi dell’economia giapponese sono aumentati visibilmente. Dall’inflazione indotta dall’esterno, alla fuga di capitali, al peggioramento della bilancia dell’import-export. Secondo gli analisti, la politica sui tassi potrebbe presto cambiare.
- Amamiya è il principale nome tra i favoriti alla successione, ma non ci si aspetta un cambio repentino.
Dopo un decennio di politica monetaria ultra espansiva, la Banca del Giappone si appresta a cambiare i propri dirigenti. Il prossimo 8 aprile scade il secondo quinquennio di mandato dell’attuale governatore, Haruhiko Kuroda. Nonostante la reticenza a divulgare informazioni su chi possa essere il successore, ieri il giornale Nikkei Shimbun ha rivelato che fonti interne al governo e al partito di maggioranza avrebbero confermato l’intesa su di un nome, quello di Masayoshi Amamiya.
Secondo quanto riportato, Amamiya, l’attuale vicegovernatore della Banca centrale giapponese, sarebbe stato avvicinato da funzionari di governo per sondare la sua disponibilità a essere promosso. Assieme al suo nome, nell’ultimo periodo, ne erano circolati altri come quello di Hiroshi Nakaso, un ex dirigente della Banca centrale. Il nome di quest’ultimo però è sceso parecchio nella lista dei probabili successori di Kuroda la settimana scorsa, quando ha annunciato di aver accettato un’altra posizione. Già prima di ieri quindi, Amamiya era il candidato favorito alla successione e l’indiscrezione del Nikkei rafforza ulteriormente questa percezione.
Amamiya, se dovesse esser confermato, si ritroverebbe alla guida della Banca centrale in un momento estremamente complesso per l’economia del paese. Da oltre un decennio la Banca del Giappone ha imposto tassi d’interesse schiacciati sullo zero, addentrandosi addirittura in territorio negativo.
Questa politica monetaria fortemente espansiva è stata uno dei pilastri del piano di rilancio economico del Giappone messo in atto nel 2012 dall’ex premier Shinzo Abe. I bassissimi tassi d’interesse, infatti, servivano a stimolare gli investimenti e la crescita di un’economia che da circa tre decenni è sostanzialmente ristagnante..
Ancora fermi
Gli esiti però sono stati ambigui e oggi il Giappone non è ancora riuscito a far ripartire l’economia: i salari sono ancora fermi e l’inflazione non si è nemmeno avvicinata all’obiettivo istituzionale del 2 per cento. Solo la pandemia e soprattutto lo scoppio della guerra in Ucraina hanno spinto l’inflazione a toccare la soglia del 4 per cento: un dato che però in questo contesto non significa affatto che l’economia giapponese si sia rimessa in moto. Per questo motivo, Kuroda non ha ancora ritoccato i tassi praticati dalla Banca centrale.
Come si pone il possibile nuovo governatore rispetto a questo scenario? Amamiya è un dirigente di lungo corso della Banca del Giappone e ha contribuito attivamente alle politiche che Kuroda ha varato nell’ultimo decennio. Sarebbe quindi una figura di continuità rispetto all’operato del governatore in uscita, e secondo gli analisti finanziari il suo profilo è quello meno radicale tra i vari nomi che erano circolati negli ultimi mesi.
Davanti ai problemi economici del Giappone, il nuovo governatore però potrebbe essere costretto a ritoccare le attuali politiche. Mentre il resto del mondo nel 2022 alzava i tassi, quelli giapponesi rimanevano estremamente bassi generando così un differenziale notevole tra il costo del denaro a Tokyo e altrove. Proprio per questo divario, l’anno scorso molti capitali sono stati ritirati dai mercati giapponesi in cerca di opportunità d’investimento più profittevoli in Europa e negli Stati Uniti, dove invece le Banche centrali hanno aumentato i tassi d’interesse. La fuga di capitali a sua volta ha fatto crollare il tasso di cambio dello yen a livello globale, che in un anno ha perso circa un terzo del proprio valore, con conseguenze pesanti per la bilancia di import-export del Giappone.
Queste sono le sfide che Amamiya è chiamato a fronteggiare nel caso in cui ad aprile sia lui a insediarsi alla guida della Banca del Giappone. Il nuovo governatore dovrà rivedere una politica monetaria che per anni ha consentito ai giapponesi un accesso al credito a condizioni molto vantaggiose, assuefacendo però l’economia alla continua disponibilità di denaro a interesse zero. Riformare questa politica non sarà semplice e comporterà dei costi, per questo motivo l’approccio cauto che Amamiya potrebbe mettere in atto sembra la scelta più sensata per il governo giapponese.
Il processo di selezione del successore dovrebbe entrare nel vivo già la settimana prossima, quando il governo annuncerà formalmente il nome del candidato. Dopo l’annuncio, il governatore designato dovrà essere messo al vaglio del parlamento, che ne deve approvare la nomina. Si tratta però di un processo il cui esito è abbastanza scontato, dato che il Partito liberaldemocratico che è al governo quasi ininterrottamente da decenni possiede una maggioranza in entrambi i rami del parlamento. Perciò, chiunque sarà designato la prossima settimana diventerà pressoché automaticamente il nuovo governatore della Banca centrale giapponese.
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