Il campione nazionale delle grandi opere archivia i conti del 2023 con profitti raddoppiati su un fatturato in aumento a 10 miliardi. L’ad Salini: «Fiducioso che il Ponte si farà»
Il Ponte sullo Stretto resta al centro di discussioni e polemiche, ma Webuild può comunque festeggiare un 2023 da record, con un portafoglio ordini che ha toccato quota 63 miliardi di euro e ricavi netti per dieci miliardi di euro.
Nella presentazione agli analisti dei risultati dell’anno scorso, Pietro Salini, amministratore delegato del colosso delle costruzioni, ha evidenziato come i conti in forte crescita «non includono il ponte sullo Stretto di Messina, per il quale si attende il via libera al progetto definitivo, prevista nei prossimi mesi. I lavori potranno quindi iniziare subito dopo l’approvazione», ha dichiarato Salini, comunque fiducioso che la grande opera alla fine si farà.
Crescita costante
Nel caso in cui il progetto del ponte dovesse restare sulla carta, i vertici di Webuild possono comunque dormire sonni tranquilli, forti di ricavi in netta crescita che a fine 2023 hanno raggiunto quota dieci miliardi di euro, con una posizione finanziaria netta positiva pari a 1,4 miliardi, miglior risultato ottenuto nella storia del gruppo.
«Abbiamo dimostrato la nostra capacità di generare cassa dalle nostre attività. Questo dato si confronta con una posizione finanziaria netta di 260 milioni di euro nel 2012», ha detto Salini.
L’utile netto del gruppo nel 2023 si attesta sui 236 milioni di euro, esattamente il doppio rispetto all’anno precedente, quando si era fermato a 118 milioni. I ricavi invece, che sfiorano i dieci miliardi di euro, aumentano del 22% rispetto a quelli registrati alla fine del 2022, di poco superiori a otto miliardi.
Cifre importanti per il gruppo leader nel settore delle costruzioni, protagonista - tra le tante opere - della ricostruzione a tempo record del Ponte Morandi di Genova dopo il crollo del 14 agosto 2018, che costò la vita a 43 persone ed è stato riaperto al pubblico meno di due anni dopo, nel giugno del 2020.
La strategia aziendale
Sono numerosi però i grandi progetti firmati Webuild in questo ultimo anno, progetti che tracciano una visione strategica fondata su tre pilastri: la costruzione di infrastrutture altamente complesse e innovative; il consolidamento della posizione di leadership in Europa, Australia, Stati Uniti e Medio Oriente; e una crescita dimensionale che permetta di investire in innovazione, formazione, salute e sicurezza.
Nel 2023 la multinazionale a guida italiana ha completato importanti infrastrutture come il ponte sul Danubio a Braila, in Romania, secondo ponte sospeso più lungo dell'Europa continentale; le stazioni Tricolore e San Babila della linea Metropolitana 4 di Milano, che collegano il centro città con l’aeroporto di Linate; parte della galleria di base del Brennero, il collegamento ferroviario sotterraneo più lungo al mondo; e il nuovo centro direzionale dell’Eni, a San Donato Milanese.
A questi si aggiungono gli investimenti in mobilità sostenibile nell’ambito del Pnrr, come l’Alta Velocità Milano-Genova, Verona-Padova, Napoli-Bari e la Strada Statale 106 Jonica, e una maggiore produzione delle commesse in Australia (dov’è stata acquisita la società di costruzioni Clough), negli Usa (con i progetti legati all’Inflaction Reduction Act) e in Medio Oriente, sulla scia della Saudi Vision 2030, il mastodontico piano di modernizzazione dell’Arabia Saudita voluto dal principe Mohammed Bin Salman.
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