- Non è solo la spesa per le utenze energetiche ad assorbire una quota molto considerevole del reddito familiare. Il mancato pagamento delle utenze domestiche spesso è sintomo di una povertà ben più radicata.
- Lo dice la Caritas romana che attraverso il progetto della Bolletta sospesa sta aiutando le persone e le famiglie che hanno maggiori difficoltà con le utenze di luce e gas.
- Stando a quanto emerge dalle testimonianze raccolte da Domani nei centri di ascolto la difficoltà a sostenere i costi delle utenze è strutturale e non legata ai recenti aumenti tariffari.
Maria (nome di fantasia) vive a Roma nel quartiere Monteverde insieme ai suoi due figli. È arrivata in Italia dal Sudamerica nel 2011 e grazie alla sua comunità d’appartenenza ha trovato lavoro come badante. Prima della pandemia riusciva a far fronte a tutte le spese, e a mettere insieme un buono stipendio. Tuttavia con il lockdown ha perso il lavoro e non essendo stata in regole non ha potuto accedere a nessuna forma di aiuto o welfare. Da allora fa fatica, ha dovuto scegliere se pagare l’affitto o le bollette. Quando ha chiesto aiuto alla sua parrocchia non pagava il condominio da quasi un anno. E da lì a poco ha ricevuto la notifica di sfratto.
Povertà energetica
Nonostante i prezzi calmierati e nonostante il prezzo di riferimento dell’energia elettrica in riduzione da gennaio, non solo la spesa per le utenze energetiche assorbe una quota molto considerevole del reddito familiare, ma molto spesso è sintomo di una povertà ben più radicata. È quello che emerge dall’esperienza accumulata negli ultimi mesi dalla Caritas romana che attraverso il progetto della “Bolletta sospesa” si propone di aiutare le persone e le famiglie in maggiori difficoltà con le utenze di luce e gas.
Secondo i dati raccolti dalla Caritas, quasi la metà dei centri parrocchiali indica che tra i propri assistiti il costo mensile delle bollette pesa tra il 26 e il 50 per cento del totale, per l’8 per cento arriva ad assorbirne oltre la metà. Questo fa pensare che la difficoltà a sostenere i costi delle utenze sia strutturale e non necessariamente legata ai recenti aumenti tariffari.
«Dalla rete territoriale della parrocchie non sono ancora arrivate una enormità di richieste rispetto in particolare alle bollette, anche perché non ci risulta ancora un’esplosione in termini di costi così diretta», dice Marco Brufatto operatore di uno dei Centri di ascolto della Caritas romana.
«Tuttavia abbiamo il timore che con la fine dell’anno e quindi con le bollette relative a dicembre, o comunque il bimestre novembre-dicembre, arriveranno molte più richieste». Nonostante le misure prese dal governo in termini di effetti finali la spesa per la famiglia-tipo sarà comunque superiore del 67 per cento rispetto all’anno scorso.
Inoltre, ricorda Brufatto, «le bollette arrivano sempre con un po’ di ritardo e riferibili al bimestre precedente. Ritardo a cui poi va aggiunto anche il tempo che trascorre da quando arriva la notifica a quando le persone effettivamente decidono di chiedere aiuto perché non c’è la fanno». E questo purtroppo finisce per scatenare ulteriori problemi perché molto spesso le parrocchie intercettano i bisogni quando è già troppo tardi.
«Sono tutti ritardi quelli che arrivano alle parrocchie, ritardi che finiscono per sommarsi ad altri ritardi, perché quando arriva la bolletta bisogna decidere dove tagliare, motivo per cui si deve decidere se paga la bolletta, o l’affitto o le spese condominiali».
Debiti a cascata
I dati raccolti dalla Caritas romana mostrano come i pagamenti per le utenze sono passati dal 10 per cento del dicembre 2021 al 15 per cento di febbraio 2022 mentre l’aumento dei distacchi per morosità è stato del 33 per cento.
La bolletta energetica è solo l’inizio di un problema ben più grave. Come è accaduto alla famiglia di Emilia (nome di fantasia) che si è rivolta alla parrocchia un mese fa per il pagamento di una bolletta importante, bolletta che grazie al coordinamento della Caritas è stata pagata.
Subito dopo la parrocchia si è attivata per capire quale fosse la situazione di questa famiglia. Sia lei sia il marito sono occupati come lavoratori dipendenti, lui commerciante lei invece nella pubblica amministrazione. Insieme hanno un reddito assolutamente rispettabile e inoltre vivono in una casa di proprietà.
Tuttavia dal 2010 hanno iniziato ad accumulare una serie di debiti. Hanno cercato di risolvere chiedendo dei finanziamenti. I prestiti sono ricaduti sugli stipendi, e con il passare del tempo hanno reso il reddito mensile insufficiente per pagare tutto: le bollette, le spese condominiali, il cibo.
Per far fronte alla bollette hanno cominciato a non pagare più le rate condominiali e l’amministratore ha aperto una procedura di sfratto.
«Il guaio vero di queste situazioni», ricorda Brufatto, «è che le persone non chiedono aiuto, almeno non subito. La prima reazione è quella di ignorare questi problemi un po’ perché pensano di potersela cavare da soli, e un po’ perché si vergognano a chiedere aiuto».
Gli sfratti
Come nel caso di Maurizio (nome di fantasia) titolare di una cartoleria dell’Eur che ha sofferto molto le chiusure causate dalla pandemia e dopo non è più riuscito a far decollare l’attività. Prima di chiedere aiuto alla sua parrocchia, ha dato fondo a tutti i suoi piccoli risparmi, rimanendo comunque in ritardo di due anni sul pagamento delle spese condominiali e del riscaldamente centralizzato. Si è presentato ai centri d’ascolto solo quando l’amministratore gli aveva comunicato l’avvio di una procedura sfratto.
Per molte delle persone che fanno richiesta al progetto della Bolletta sospesa, il pagamento delle utenze rappresenta solo la punta di una situazione di disagio e povertà ben più radicata. «È davvero molto difficile che una persona si rivolga alla parrocchia solo per il pagamento di una singola bolletta», dice Brufatto «o nel caso in cui lo faccia, molto spesso veniamo a conoscenza di situazioni drammatiche e che esulano dal pagamento di questa o un’altra utenza».
La povertà energetica si sta sommando a tutta una serie di situazioni di disagio preesistenti, rendendo la vita di chi già sopravviveva in modo precario ancora più difficile. «Molto spesso la povertà come costrutto viene molto semplificata, venendo ridotta ad una questione di reddito mentre è davvero una faccenda molto più complicata, e che non coinvolge solo quanto guadagni. La povertà oggi è una questione educativa, sociale, relazione e psicologica, una condizione che dovrebbe coinvolgere tutti gli aspetti della persone e non limitarsi, secondo me, ad un dibattito pro o contro il reddito di cittadinanza».
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