Sarà presentato il 1° febbraio il pacchetto incentivi per l’acquisto di auto a basse emissioni: previsti fondi per un miliardo e sconti importanti per chi sceglie l’elettrico. Ma l’annuncio dei nuovi bonus ha fermato il ricorso a quelli vecchi e fino a marzo il piano è bloccato
Via libera ai bonus sull’usato e inclusione degli Euro 5 tra le auto che possono essere rottamate, ma solo dalle famiglie con un Isee sotto i 30mila euro. Sono le ultime novità del pacchetto incentivi voluto dal ministero delle Imprese e del made in Italy e che sarà presentato il 1° febbraio al tavolo dell’automotive. All’incontro con il ministro Adolfo Urso ci saranno le aziende del settore – a partire da Stellantis – oltre a sindacati, Confindustria e regioni.
Il piano ha due obiettivi ambiziosi: aiutare le famiglie più povere a cambiare auto, abbassando l’età media del parco circolante, e aumentare la produzione di veicoli non inquinanti. L’incontro, a cui non dovrebbe partecipare l’ad di Stellantis Carlos Tavares, riscriverà l’attuale schema degli incentivi, elaborato nel 2022 dal governo Draghi e bisognoso di una rinfrescata in itinere, dopo la “falsa partenza” del 23 gennaio.
Tra le novità attese l’aumento dei contributi per privati e aziende che acquistano un’auto o una moto elettrica, un’ibrida ricaricabile (hybrid plug-in, in grado di percorrere decine di chilometri con il solo motore elettrico) o un modello diesel, benzina o Gpl particolarmente basso nei consumi. Le nuove tabelle presentano sconti maggiori, che arriveranno a un massimo di 13.750 euro.
L’elettrico non tira
Gli incentivi auto per il 2024 sono partiti una settimana fa, quando i contatori del portale Ecobonus di Invitalia sono tornati di colore verde. Quelli prenotabili dai rivenditori sono però incentivi vecchi, decisi dal precedente governo e che per le auto elettriche, ad esempio, prevedono 5mila euro di bonus se viene rottamata una vettura fino alla categoria Euro 4.
Nei primi giorni di operatività del portale si sono quasi esauriti i fondi per l’acquisto di auto con motore termico a basse emissioni (diesel e benzina): dei 120 milioni previsti per questa categoria di veicoli, in sette giorni ne sono rimasti solo 25. E sono finiti subito, già il 23 gennaio, i 5 milioni di euro stanziati per i motocicli non elettrici.
Dati che confermano la preferenza degli italiani per le auto termiche (le meno ecologiche tra quelle con i requisiti) rispetto alle elettriche e alle vetture con motore plug-in. In questi ultimi due casi, nella prima settimana i fondi praticamente non sono stati toccati. Scelte individuali dei consumatori su cui pesa la responsabilità dell’ex Fiat – che per anni ha remato contro le auto a batterie, disincentivando il passaggio all’elettrico – ma anche un elemento contingente.
Più fondi per tutti
Il 1° febbraio Urso presenterà la nuova versione degli incentivi, che nell’ottica del governo dovrebbero costituire una specie di test: «Se funzioneranno ottimo, altrimenti il prossimo anno dirotteremo i soldi dai bonus alle politiche industriali», ha detto il ministro delle Imprese in un’intervista a Quattroruote.
Come prima mossa, il Mimit userà le risorse avanzate nel 2023 (320 milioni) per rimpinguare il fondo previsto per il 2024 (610 milioni) fino a quasi un miliardo di euro. Il nuovo sistema prevede un incremento del bonus massimo, che passa da 5mila a 11mila euro per la rottamazione dei mezzi più inquinanti e l’acquisto di auto elettriche. Per le famiglie a basso reddito, con Isee sotto i 30mila euro, il bonus con rottamazione salirà fino a 13.750 euro.
Più soldi arriveranno per le ibride ricaricabili – fino a 10mila euro con rottamazione e Isee basso – cioè quelle che più interessano a Stellantis, che produce due Jeep a Melfi e l’Alfa Romeo Tonale a Pomigliano. E resteranno pure i contributi per le auto tradizionali, anche se con meno fondi. Le tabelle sono già state decise, ma non si esclude qualche limatura dopo l’incontro con le aziende.
Per quanto riguarda l’estensione agli Euro 5 della platea di auto rottamabili, Urso ha precisato che tale possibilità sarà riservata a chi ha un Isee inferiore ai 30mila euro. Sarà incentivato l’acquisto di auto usate a basse emissioni, ma solo in caso di rottamazione: ai privati che compreranno veicoli usati poco inquinanti verrà riconosciuto un bonus di 2mila euro se rottameranno una vettura fino a Euro 4.
Gli effetti dell’attesa
Il decreto con i bonus è pronto, manca solo una firma del ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, prima che passi al vaglio della Corte dei conti. Questa fase richiederà alcune settimane, fino alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Da quel momento la riforma sarà in vigore, anche se occorrerà qualche altro giorno per adeguare la piattaforma informatica. Tutto lascia pensare, in pratica, che non sarà operativa prima di metà marzo.
Tra il via ai “vecchi” incentivi e l’inaugurazione dei “nuovi”, molto più convenienti, passerà un mese e mezzo. Come reagiranno gli automobilisti che vogliono cambiare mezzo? Per ora sono rimasti alla finestra nella prospettiva di un aumento dei bonus; una scelta razionale se si pensa che l’elettrica più venduta in Italia, la Tesla Model Y, costerà circa 29mila euro, mentre con gli incentivi attuali viene quasi 38mila euro.
Un grosso risparmio che vale anche per gli altri modelli e che spingerà gli utenti a ritardare l’acquisto di un’auto elettrica. Il rischio, ha scritto Andrea Malan su Domani, è «di far girare a vuoto la prima tranche dell’ecobonus e che il mercato si fermi per due mesi». Le immatricolazioni potrebbero rallentare e si dovrebbe correre ai ripari per sostenere in qualche modo le vendite.
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