A sorpresa l’istituto di credito parigino ha annunciato di aver aumentato al 15 per cento la sua quota nel capitale della banca milanese di cui era già primo socio con il 9,2 per cento
Il Crédit Agricole entra nella partita per il controllo di BancoBpm. L’istituto francese, già primo socio della banca milanese con una quota il 9,2 per cento, ha portato la sua partecipazione al 15 per cento, grazie ad acquisti in Borsa negli ultimi giorni di strumenti derivati che valgono il 5,5 per cento del capitale di BancoBpm.
Secondo indiscrezioni questo sarebbe solo un primo passo per arrivare al 20 per cento. Di fatto, quindi, il Credit Agricole si mette di traverso nella scalata di Unicredit, che due settimane fa ha annunciato un’offerta pubblica di scambio che punta a rilevare il controllo di BancoBpm, la terza banca italiana dopo Intesa e lo stesso Unicredit.
Fonti di mercato affermano che il numero uno del gruppo finanziario francese, Philippe Bressac, avrebbe annunciato personalmente l’incremento della quota a Giuseppe Castagna, amministratore delegato della banca sotto attacco. Già nei giorni scorsi era circolata la voce che l’attacco a sorpresa sferrato da Andrea Orcel, il ceo di Unicredit, al BancoBpm altro non era che una mossa che serviva ad anticipare l’affondo dei francesi, che da tempo stavano rastrellando titoli in Borsa.
Orcel spiazzato
Adesso la sfida tra i due contendenti è in campo aperto e resta da vedere come reagirà Orcel, spiazzato dall’attacco di Parigi. Nelle due settimane trascorse dall’annuncio dell’offerta di Unicredit, i titoli del BancoBpm avevano già fatto segnare un rialzo del 12,6 per cento e ieri hanno toccato il massimo storico di 7,66 euro per poi ripiegare leggermente nel finale di seduta.
Questo significa che il mercato aveva già messo fuori gioco l’offerta di Unicredit, che non ha messo sul piatto denaro contante ma azioni proprie sulla base di un rapporto di concambio che valuta la banca preda circa 10,1 miliardi. Non per niente gli investitori si attendevano un rilancio.
Adesso però lo scenario cambia completamente. Unicredit dovrà in qualche modo contrastare i rivali entrati in scena all’improvviso. Tra l’altro la banca di Orcel è anche alleata del gruppo Crédit Agricole nel campo del risparmio gestito, visto che Unicredit distribuisce i prodotti della società di gestione del risparmio Amundi, controllata dall’istituto francese, noto agli addetti ai lavori come “banque verte”.
Golden power?
Anche il governo esce quanto meno spiazzato dall’incursione del gruppo transalpino. Giusto ieri mattina, dalla remota Val Trompia, tra le montagne del bresciano, Matteo Salvini non aveva rinunciato alla sua quotidiana esternazione a proposito dell’offerta di Unicredit per il Banco Bpm. «Significherebbe chiudere, licenziare, allontanare la banca dai territori», ha enumerato ieri il vicepremier riferendosi all’eventuale successo della scalata annunciata dall’istituto guidato da Orcel. Un istituto che secondo Salvini sarebbe «ben poco italiano» e per questo dovrebbe essere bloccato dall’esecutivo nelle sue mire nei confronti di BancoBpm. Adesso però è scesa in campo una banca batte una bandiera straniera, con sede azionariato fuori dai nostri confini. Che farà Salvini e chi come lui nel governo voleva bloccare Unicredit? Il ministero dell’Economia guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti userà l’arma del golden power per bloccare i francesi?
Tutti da vedere sono anche i possibili riflessi del nuovo colpo di scena sugli equilibri del Monte dei Paschi, di cui la banca di Castagna è già socia al 5 per cento. Il governo resta spettaore più che interessato anche a Siena, visto che il Tesoro è il primo azionista di Mps con l’11,7 per cento. Gli altri soci forti di Siena sono il gruppo Caltagirone, con il suo 5 per cento, la Delfin della famiglia Del Vecchio con il 3,5 per cento e infine Anima, la società di gestione del risparmio su cui il Banco ha lanciato un’opa ai primi di novembre.
Già la sortita di Orcel sul BancoBpm rischiava di far saltare la strategia dell’esecutivo per mettere al sicuro nelle mani di investitori amici la banca senese che è stata privatizzata come richiesto dalla Commissione europea. E adesso l’attacco del Crédit Agricole complica ancora di più la situazione per l’esecutivo. A sui tempo il numero di Unicredit aveva per altro fatto sapere di non essere interessato all’istituto toscano.
Sotto traccia però qualcosa si muove. Nei giorni scorsi Caltagirone, entrato poche settimane fa nel capitale Mps rilevando azioni cedute dal Tesoro, ha portato la sua partecipazione dal 3,5 al 5 per cento attuale. Il passo avanti dell’immobiliarista e finanziere romano non è ovviamente passato inosservato e molti osservatori l’hanno messo in relazione a una possibile imminente resa dei conti su Mps.
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