I produttori europei alzano bandiera bianca. E negli Stati Uniti Tesla è in forte difficoltà. Mentre in Cina l’elettrica è in ottima salute e il colosso asiatico aprirà un mega stabilimento
Chiamo Grab per andare al Bangkok International Motor Show. Sono 26 chilometri per l’Impact Challenger Muang Thong Thani, avverte l’app: ti viene a prendere Sompong, ultimi numeri della targa 2182. Una BYD Dolphin.
Fino a pochi mesi fa arrivava praticamente sempre una Toyota o un’Honda. Ma oggi Bangkok pullula di BYD (lo è un’auto elettrica su 3 acquistate in Thailandia): sono le macchine cinesi a batteria più vendute nel mondo. Quelle che hanno tolto il podio alla Tesla: BYD Co l’anno scorso ha registrato entrate per 777 miliardi di yuan, 107 miliardi di dollari (e non può essere venduta negli Usa); il fatturato di Tesla per il 2024 è stato di 97,7 miliardi di dollari.
Ci vorranno un’ora e 43 minuti per arrivare, nemmeno tutta la città stesse andando al Motorshow (in corso fino al 6 aprile). Dentro, la folla è enorme, l’atmosfera una festa per famiglie, distributori e compratori intorno a 54 espositori asiatici ed europei: 41 di auto, 13 di moto.
I cinesi sono al centro della scena. E al centro del centro c’è la regina del ballo, la BYD. Il distributore ufficiale nel Paese, Reve Automotive, gli ha messo a disposizione uno stand da 3mila metri quadrati.
Il modello più venduto localmente è la Dolphin, spiegano: facile da guidare, ha costi aggressivi con la concorrenza (5 porte a 710mila bath, poco più di 19mila euro), anche perché costruita in Thailandia, a Rayong, nel distretto dove produce anche la Ducati. Ma in mostra ci sono la Sealion e la Seal, le familiari esibite con attrezzatura da picnic nel vano posteriore, e la star più star di tutte: il pick up Shark, che qui al Motorshow si può solo prenotare.
Se BYD è la regina del ballo, altre cinesi gli danzano intorno: la “pure electric supercar” Hyptec Ssr della marca Aion a 190mila euro; l’Aion Ut, suv urbano elettrico, a meno di 14mila. A bordo campo si sta scaldando l’azienda tecnologica cinese Xiaomi che, riferisce il South China Morning Post, ha raccolto 42,5 miliardi di dollari di Hong Kong dalla vendita di azioni per finanziare l’espansione dell’attività dai cellulari nei veicoli elettrici. Musk, insomma, non deve guardarsi solo da BYD: la Cina pullula di aziende di auto elettriche, tra Chery, MG (nata britannica, certo, ma oggi parte della multinazionale cinese Saic), Xiaomi, Lotus (anche qui: casa inglese storica, oggi sotto il controllo della cinese Geely), la startup Xpeng, Nio.
Byd contro Tesla
Tesla vanta tuttora la migliore rete di ricarica e vende in un maggior numero di Paesi, ma BYD (8 milioni di veicoli in poco più di 3 anni) ha 2 assi da calare.
Il primo: la casa automobilistica cinese (di cui Warren Buffett possiede azioni attraverso Berkshire Hathaway, con una partecipazione inferiore al 5 per cento) ha annunciato che offrirà funzioni di guida intelligente sulla maggior parte della gamma senza costi aggiuntivi per il cliente: si tratta del sistema di assistenza God’s Eye, l’Occhio di Dio, così per volare basso. Il pacchetto Full Self-Driving di Tesla, con funzionalità avanzate di guida autonoma, in Europa costa 7.500 euro.
Il secondo: un sistema di ricarica in 5 minuti, molto più veloce di qualsiasi altro, da rendere il rifornimento di un’elettrica uguale a quello della benzina o del diesel. Il Super-Esystem, combinazione di nuove unità di ricarica e di nuovi sistemi elettrici e di raffreddamento all’interno del veicolo, è in grado di erogare 1.000 kW, sufficienti a garantire oltre 400 chilometri di autonomia, in 5 minuti. Il management BYD (che non è di proprietà dello stato, ed è presieduto da Wang Chuanfu), ha dichiarato che le prime auto con questo sistema saranno in vendita il prossimo anno. E prevede la costruzione di 4.000 stazioni di ricarica in Cina.
Dal canto suo Tesla, al momento, ha soprattutto problemi. L’attivismo politico di Musk pro Trump ha spinto molti investitori a venderne le azioni a causa della pubblicità negativa; alcuni giornali hanno parlato di “sciopero degli acquirenti” per avversione politica. Non a caso si prefigura un’uscita di scena di Musk dalla Casa Bianca, forse una mossa studiata per risollevare le sorti di Tesla. Secondo Semafor, testata online fondata da grossi calibri del giornalismo americano (Ben Smith, e Justin Smith), le vendite europee di Tesla sono crollate a febbraio anche per la diffidenza nei confronti dei legami di Elon Musk col presidente Usa: meno 44 per cento il mese scorso rispetto all’anno precedente. In casa gli tocca invece far fronte al “Tesla Takedown movement”, con folle che manifestano davanti a showroom, concessionarie e centri di assistenza contro Musk come capo del Department of Government Efficiency voluto da Trump.
È successo in New Jersey, Massachusetts, Connecticut, New York, Maryland, Minnesota, Texas: i manifestanti brandivano cartelli con scritto “Suona il clacson se odi Elon” e “Combatti la broligarchia miliardaria”. “Broligarchy” combina oligarchia e “bro”, slang per fratello. Qui sta per “tech bro”, tipo Elon Musk, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos. Il parterre di Donald Trump nel giorno del giuramento.
Piani di sviluppo
Non ce ne fosse abbastanza, BYD sta pianificando un grosso aumento della capacità produttiva, forte di un utile netto balzato, riferisce Reuters, del 73,1 per cento nel quarto trimestre del 2024, raggiungendo i 15 miliardi di yuan (1,9 miliardi di euro). Online girano video che magnificano una fabbrica più grande di San Francisco, secondo l’indiano The Economic Times. Si tratta di un nuovo impianto in costruzione a Zhengzhou. Sicuramente mega, visto che completato potrebbe coprire quasi 130 chilometri quadrati, ma il paragone con la città californiana al momento non sta in piedi. Il complesso però non si limita allo stabilimento, ma ha l’ambizione di diventare una fabbrica-comunità, con abitazioni, strutture ricreative e infrastrutture, per supportare un’enorme forza lavoro e aumentarne produttività e fidelizzazione.
Deepseek e ChatGPT arrivano alle stesse conclusioni: la fabbrica non è affatto grande come San Francisco. Deepseek precisa che l’area produttiva è di 4.14 km quadrati contro i suoi 121; ChatGPT, che l’espansione a dimensioni da metropoli fa parte di futuri piani di sviluppo.
Piuttosto la questione è un’altra. BYD, che molti leggono come “Build Your Dreams”, sta costruendo il suo mito: quasi un milione di lavoratori impiegati (un decimo nel settore Research & Development); terafactory; l’azienda privata con la più grande forza lavoro in Cina; vendite globali aumentate di 10 volte in 5 anni, secondo Nikkei Asia; azioni che volano in Borsa. Per Michael Dunne, ceo di Dunne Insights e autore di “American Wheels, Chinese Roads”, «la crescita più esplosiva vista nel settore automobilistico in 100 anni».
I giapponesi, intanto, cercano di reggere l’urto. Nissan Motor facendo una joint venture con la cinese Dongfeng Motor: aggiungeranno DeepSeek alla berlina elettrica N7 di prossima uscita, modello strategico per risollevare le sorti di Nissan. Toyota Motor rivaluta la strategia: domina nel mercato ibrido ma è ancora player minore nei veicoli a batteria, le sue vendite di elettrico nel 2024 sono state di circa 140mila veicoli, l’1,4 per cento del mercato globale. In marzo però ha lanciato in Cina un’auto elettrica da 14mila euro, il suo modello a più basso costo.
© Riproduzione riservata