La procura di Milano si prepara a chiedere il rinvio a giudizio della ministra per il caso Visibilia. L’accusa si aggiunge a quella per la presunta truffa allo Stato per la cassa integrazione Covid
Salvata in Parlamento due settimane fa dal voto della maggioranza, per Daniela Santanchè si prepara una lunga estate calda sul fronte giudiziario. C’è l’inchiesta, per cui potrebbe arrivare presto la richiesta di rinvio a giudizio, per la truffa allo Stato sulla cassa Covid. E oggi, venerdì 12 aprile, è giunta al giro di boa del fine indagini anche l’altra vicenda che da mesi tiene sulla graticola la ministra del Turismo, quella che riguarda i presunti bilanci falsi di Visibilia.
A luglio dell’anno scorso la ministra del Turismo si era difesa in Parlamento negando di essere indagata, così come aveva respinto i sospetti di aver incassato i fondi della cassa integrazione mentre i suoi dipendenti erano al lavoro. E il 4 aprile scorso quando la Camera ha respinto la mozione di sfiducia nei suoi confronti, Santanchè fece sapere di non essere presente in aula perché «aveva cose più importanti da fare». Adesso però i nodi giudiziari stanno venendo al pettine e fingere indifferenza potrebbe non bastare più alla ministra, protagonista venerdì 12 aprile di una clamorosa gaffe all’inaugurazione degli Stati generali del cinema a Siracusa, quando ha attribuito il film “il Gattopardo” di Luchino Visconti a un inesistente regista, tal «Lucchini».
L’altra notizia, quella più seria, della giornata è che la procura di Milano è pronta a portare a processo la ministra del Turismo perché con il ruolo di presidente, amministratore delegato e azionista di riferimento di Visibilia avrebbe artificiosamente gonfiato le poste contabili della società tra il 2016 e il 2022. Gli indagati sono 20 in tutto, amministratori, manager e componenti del collegio sindacale. Tra loro, oltre a Santanché, anche il suo compagno Dimitri Kunz, l’ex marito Giovanni Canio Mazzaro e la sorella Silvia Garnero.
Rischio bancarotta
L’indagine è nata nel settembre del 2022 dopo che un gruppo di piccoli azionisti avevano denunciato gravi irregolarità nella gestione di Visibilia, che è quotata in Borsa nel listino Euronext Growth. In sostanza, secondo la ricostruzione della procura, la società presieduta e controllata dalla ministra ha accumulato più di 13 milioni di perdite tra il 2014 e il 2022, anni in cui il bilancio si è sempre chiuso in rosso. Per evitare il crack, gli indagati avrebbero alterato alcune voci del bilancio, per esempio evitando di svalutare crediti inesigibili.
Nelle prossime settimane la situazione potrebbe peggiorare ancora per la ministra. A inizio marzo, infatti, sempre su richiesta dei pm milanesi, la gestione di Visibilia è stata affidata a un commissario che avrà sei mesi di tempo per valutare se la società è ancora in grado di funzionare oppure è destinata al fallimento. In questo secondo caso gli amministratori in carica negli ultimi anni rischiano di finire indagati per bancarotta. Santanchè ha lasciato gli incarichi in Visibilia alla fine del 2021. La quota di maggioranza è stata poi rilevata dall’imprenditore milanese Luca Ruffino, che si è suicidato nell’agosto scorso. Poche settimane fa la Sif Italia di Ruffico ha dichiarato “non più strategica” la partecipazione in Visibilia, di fatto abbandonandola al suo destino.
Le accuse
I capi d’accusa per Santanchè sono due. Il primo, che riguarda altri 14 indagati, recita così: «Con più azioni di un medesimo disegno criminoso esponevano nei bilanci della società Visibilia Editore Spa dal 2016 al 2022, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali materiali rilevanti non rispondenti al vero». In pratica si tratta di false comunicazioni sociali. La procura nell’atto notificato alla ministra Santanchè scrive di «evidenza della sistematica incapacità del complesso aziendale di produrre reddito, avvalendosi di piani industriali ottimistici che contenevano previsioni di reddito operativo mai rispettate con significativi scostamenti negativi tra i risultati previsionali e i risultati consuntivati». Un metodo per nascondere «le perdite significative a partire dal 2014».
In pratica dieci anni di menzogne, è la tesi dei pm, sui rendiconti della società quotata in borsa. Le contestazioni arrivano fino al 28 aprile 2023, periodo relativo all’ultimo bilancio 2022 di Visibilia. A quell’epoca, Santanchè, già ministra del governo Meloni, aveva già lasciato gli incarichi nel gruppo che aveva a lungo gestito.
Non è la sola accusa riservata alla fedelissima di Giorgia Meloni. Ha un’altra contestazione di falso in bilancio «quale amministratore unico dal 23 dicembre 2012 al 2 agosto 2019 nonché soggetto economico di riferimento del gruppo Visibilia». Insieme a lei tra gli indagati anche Antonino Schemoz, amministratore dopo Santanchè. La procura contesta loro di avere iscritto nell’attivo dello stato patrimoniale dei bilanci (2014-2019) «inesistenti crediti per fatture da emettere» e di avere iscritto «crediti inesistenti per l’importo di 1,47 milioni».
Sempre Santanchè e Schemoz «nei bilanci dal 2017 al 2020 iscrivevano crediti finanziari inesigibili per l’importo di 699mila euro verso la società D1 Partecipazioni». Società, questa, di cui Santanchè è stata amministratrice fino al novembre 2019 e le cui quote erano possedute per il 10 per cento da Visibilia e per il 90 per cento dalla stessa ministra «a titolo di nuda proprietà e da Alessandro Sallusti a titolo di usufrutto». Sallusti, direttore del Giornale, è l’ex compagno di Santanchè.
«Il credito veniva ceduto per 240mila euro da Visibilia Srl, pro solvendo, nel 2016 a favore di Sallusti, mai incassato e poi azzerato... mentre la parte residua del credito di 462mila euro formava oggetto di rinuncia da parte di Visibilia nel corso del 2022 e veniva azzerata nel bilancio 2021 di Visibilia». Così come appare, il credito dopo cinque anni scompare. Il miracolo della ministra.
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