- Il web, elargitore di libera comunicazione universale, ha legato l’umanità ai bilanci di cinque grandi aziende.
- Nel presente ognuna si munisce e si perpetua per mezzo dei “giardini recintati” basati su propri sistemi operativi (Google/Android, Microsoft/Windows, Apple/IOS) e sull’impedire “interoperabilità” delle piattaforme e portabilità dei dati.
- Quando i recinti dovessero essere divelti per la pressione delle norme Ue e di innovatori d’ogni genere, i cinque possono comunque dominare come noleggiatori di spazi nella “nuvola”
Ai grandi affari non sono mai mancate bandiere tant’è che la tratta degli schiavi si proclamava missionaria della fede e i corsari erano eroi virtuosi che predavano le prede agli spagnoli predatori.
Internet, o meglio il web che a inizio degli anni Novanta plasmò la rete nel nome della libera comunicazione universale, senza usare né catene né cannoni, ha legato l’intera umanità ai bilanci delle cinque grandi aziende più abili e leste ad assaltare i vecchi mercati in modo dirompente.
Il dominio dei cinque
Cosi ci ritroviamo da trent’anni con Google per posta, ricerche, mappe e video di talenti in emersione, con Facebook e associati che ci hanno fatto editori di noi stessi, con l’Amazon dello shopping online e delle consegne sotto casa, con Microsoft e Apple da cui abbiamo comprato i pc e i Mac, gli Iphone, gli Ipad e gli immediati imitatori.
Questa irresistibile tenaglia - dal lato delle aziende gli investimenti in esperienza, server, cavi, software; da parte nostra la corsa agli arnesi computanti - ha steso a terra gli antichi mass media e anche la vecchia intermediazione commerciale.
I “giardini recintati”
In questo mondo aperto a utenti d’ogni dove, senza limiti di numero e territorio, ognuna delle cinque Big Tech è stata dirompente nei confronti di molti mondi e ovviamente adesso, conquistata la vetta, bada a scampare a un analogo destino di sorpasso nel presente e nel futuro.
Nel presente ognuna si munisce rispetto agli altri grandi riparandosi dietro propri sistemi operativi, Google con Android, Microsoft con Windows, Apple con IOS, e in generale negando fatto salve le email, la “interoperabilità” delle piattaforme e la portabilità dei dati nelle migrazioni e moltiplicazioni delle utenze.
Il sistema è detto dagli inglesi walled gardens (“giardini recintati”). I siciliani, più schietti, li chiamerebbero tonnare e l’Unione europea, e più recentemente i legislatori degli Stati Uniti, sembra determinata a sbaraccarle.
La nuvola d’oggi e del futuro
Per il futuro è la nuvola (il cloud) che è pronta a perpetuare il dominio dell’ultimo trentennio. “Nuvola” è il nome col quale, con furberia da marketing, sono state ribattezzate le caverne in cui, grazie alle migliaia di miliardi rastrellati nel trentennio, le Big Tech hanno accumulato server e GPU, chip ultrapotenti che governano i sistemi, polmoni vitali di una rete di cavi terrestri e sottomarini, satelliti e algoritmi che gestiscono l’insieme.
Questo patrimonio di macchine e competenze tecniche e gestionali deve assicurare servizi al mondo in ogni istante e per questo è oltremodo “ridondante” nel senso che di ogni operatore umano, macchina, mezzo di trasmissione, istruzione automatica esistono duplicati sparsi nei cinque continenti.
In tal modo ogni singolo segmento può venire meno senza che gli utenti finali, ovvero noi, ce ne accorgiamo, salvo il caso di eventi talmente eccezionali da finire nelle cronache serali.
Il risvolto di tanta ridondanza è che già oggi le Big Tech hanno modo di raccogliere miliardi sfruttando le economie di scala e affittando la riserva di potenza, generalmente inoperosa.
Tecnologia strategica
Il cloud è la tecnologia strategica per mantenere la posizione dominante, anche nel caso in cui la spinta delle nuove norme della Ue, il Digital Services Act e il Digital Market Ac approvati lo scorso luglio, e lo scalpitio dei tanti bramosi di contendere i ricavi alle Big Tech – suonasse la campana per le esclusive che di fatto sequestrano gli utenti negli ecosistemi chiusi dei “giardini recintati”.
Possiamo immaginare che esploda la concorrenza fra piattaforme grazie a codici aperti open source, a software come il recente Matrix, ad app nuove di zecca, a intelligenze artificiali che possono stravolgere i mercati della ricerca, dei social metwork e anche del commercio.
L’innovazione non basta
Ma comunque, in tutti questi casi i nuovi e galvanizzati produttori non affronteranno di sicuro il rischio di immobilizzare risorse enormi, ammesso che ce ne siano disponibili, per dotarsi di propri sistemi autosufficienti sulla terra, ma si metteranno in fila per ottenere, a pagamento, un posto nei cloud delle società dominanti.
Come ricorda Ben Thompson su Stratechery, in questo caso i vincitori dei decenni precedenti non sono destinati a perdere in quelli successivi. A volte il passato li impaccia e si rovinano da soli. Ma accade anche che sappiano sfruttare i successi antichi per afferrare i ricavi nuovi.
Per questo, in mezzo a tante travolgenti innovazioni che si annunciano, la banda dei cinque pare accomodata nelle sue caverne del tesoro. Tranquilla ad aspettarci, in mezzo a chip e server.
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