I provvedimenti presentati dalla presidente sembrano costruiti per compiacere le categorie più critiche verso la Commissione, dai piccoli imprenditori agli agricoltori. Il suo discorso però non indica una direzione di marcia precisa
Una parola buona per tutti: multinazionali e grande finanza, piccole aziende e agricoltori, industrie pesanti (e inquinanti) e colossi delle rinnovabili. Il programma economico presentato al Parlamento europeo da Ursula von der Leyen elenca le priorità del prossimo esecutivo Ue, con l’obiettivo primario di non scontentare nessuno. Un percorso obbligato, tra impegni e promesse, che serve prima di tutto a rassicurare la vasta platea degli scontenti, senza contraddire platealmente quanto fatto nella legislatura che si è appena conclusa.
Verde sbiadito
Il Green Deal è confermato, con l’obiettivo di arrivare entro il 2040 a una riduzione delle emissioni inquinanti del 40 per cento rispetto al 1990. A breve, però, entro i prossimi 100 giorni, von der Leyen promette anche un Clean Industrial Act, una nuova misura pensata per alleggerire il pesante carico delle aziende costrette ad adeguarsi ai nuovi vincoli ambientali. Un impegno vago, per ora, un contenitore che attende di essere riempito con provvedimenti concreti, ma l’attenzione riservata alle richieste delle imprese torna utile alla presidente per coprirsi a destra, dopo che negli ultimi mesi si sono moltiplicate anche tra i Popolari le voci critiche verso il Green Deal.
«Fare business in Europa deve diventare più semplice e veloce», si legge nel programma presentato in Parlamento. In altre parole, meno burocrazia, come da sempre chiedono gli imprenditori. Ed ecco che von del Leyen affida a un vicepresidente per la Semplificazione il compito di tirare le fila di nuove proposte per snellire e rendere più efficace la regolamentazione che affligge le aziende. Tutto questo con l’impegno a sostenere anche lo sviluppo delle imprese innovative, a cui verrà riservata una serie di norme ad hoc.
In generale, si legge nel documento, va rafforzata la competitività dei gruppi europei sui mercati globali e qui von der Leyen promette un nuovo approccio. In parole povere, significa che verranno rivisti i criteri con cui si valutano le fusioni tra le aziende, con l’obiettivo di permettere ai campioni europei di raggiungere dimensioni sufficienti per reggere alla sfida della concorrenza asiatica e statunitense.
Capitali cercasi
Questa sarà «una investment commission», garantisce la presidente, ma il documento presentato ai parlamentari resta vago sugli strumenti che dovrebbero favorire la raccolta dei capitali da destinare alla crescita. Nel programma è citato un nuovo Fondo per la Competitività Europea, che investirà in campi strategici come l’intelligenza artificiale e l’aerospazio, ma non si fa cenno a nuovi strumenti di debito comune per finanziare questi programmi.
Von der Leyn riprende anche la proposta di Enrico Letta di una Unione Europea del risparmio e degli investimenti, che aspetta però di trovare una formulazione concreta. Un impegno tra i tanti che affollano le pagine di un programma che sembra costruito per piacere a tutti, senza indicare una direzione di marcia definita. Un testo che resta sulla difensiva nei confronti delle categorie che si sono dimostrate più critiche verso le politiche della Commissione. Comprese quelle più rumorose come gli agricoltori, reduci dalle manifestazioni con i trattori sotto i palazzi delle istituzioni europee. Anche a loro, in uno specifico paragrafo del programma, von der Leyen promette meno burocrazia e nuovi sussidi.
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