La ricerca del centro studi Lavoro&Welfare mostra che l’andamento della richiesta degli ammortizzatori sociali è altalenante. Le richieste calano al nord, ma non al sud. In totale è come se fossero spariti 766 mila occupati
- La ricerca del centro studi Lavoro&Welfare mostra che l’andamento della richiesta degli ammortizzatori sociali è altalenante.
- Le richieste di cassa integrazione calano al nord, ma non al sud dove invece addirittura crescono. La perdita di reddito medio per i lavoratori in cassa integrazione è di 3400 euro.
- In totale è come se fossero spariti 766 mila occupati, il settore più colpito è il commercio. In tutto i cassaintegrati a zero sono ancora un milione e ottocentomila.
Con l’ultimo report dei ricercatori del centro studi Lavoro&Welfare giungono significative novità per quanto riguarda i dati della cassa integrazione (Cig), soprattutto nell’ottica comparativa coi mesi precedenti, influenzati notevolmente dall’emergenza pandemica.
Niente stabilizzazione
Osservando il trend mensile, emerge che l’anno in corso è iniziato con una riduzione sia gennaio su dicembre 2020 (-29,13 per cento) che a febbraio (-20,35 per cento), mentre nel mese di marzo vi è stato un forte aumento (+270,53 per cento).
La crescita però è stata solo temporanea, in quanto la richiesta di ore si è mostrata notevolmente ballerina, ridiscendendo ad aprile (-68,22 per cento), con un calo complessivo che si è fermato a maggio, con un leggero aumento su aprile (+6,49 per cento).
Intanto nel mese di giugno appena trascorso si è registrato nuovamente un forte aumento (+142,88 per cento), con una notevole ed evidente riduzione nel successivo mese di luglio (-62,46 per cento), di cui abbiamo ora i dati a disposizione.
Cesare Damiano, presidente del centro studi e del consiglio di amministrazione di Inail, dice «Luglio, come già previsto, segnala un calo significativo delle ore di cassa Integrazione autorizzate. Questo calo è anche dovuto alla cessazione della cassa Covid avvenuta, come stabilito dal governo, a fine giugno. Non senza problemi. Dall’inizio della pandemia, entrata nel vivo ad aprile del 2020, luglio scorso è stato il mese che ha occupato il secondo posto per la più bassa quantità di ore autorizzate, con 198 milioni. Si consideri che prima del Covid un mese normale totalizzava poco più di 20 milioni di ore di cassa Integrazione autorizzate».
Si può ben notare che la situazione economica e produttiva ha continuato a variare mensilmente, ora con un aumento ora con una forte riduzione di ore, segno evidente che la situazione nel mondo del lavoro non è stabilizzata. Si conferma intanto un valore medio di richiesta di ore di cassa integrazione che si attesta a 316 milioni di ore-mese. Se consideriamo invece la media dei mesi più influenzati dalla pandemia (aprile 2020-luglio 2021), si determina una media di oltre 383 milioni di ore-mese; questo valore è importante per misurare anche il riflesso, cioè l’effetto di trascinamento, sulle ore autorizzate mese per mese, ma che vengono utilizzate per più mesi.
Fuori 766mila lavoratori
La situazione attuale fa registrare ancora una forte e preoccupante richiesta di ore nel settore del commercio. Pur considerando la diminuzione di luglio, va osservato che dal primo gennaio di quest’anno è come se fossero collocati a zero ore 1,8 milioni di lavoratori. Un dato decisamente allarmante. Calcolando questa cifra sulla base del “tiraggio”, cioè del consumo reale, delle ore dichiarato dall’Inps, che è di poco superiore al 42 per cento, è come se nei primi sette mesi dell’anno fossero rimasti effettivamente fuori dalla produzione circa 766mila lavoratori.
Con la ripresa delle attività, anche se disordinata e in alcuni settori discontinua, gli effetti positivi sul consumo della cassa integrazione cominciano a farsi sentire, anche se siamo ancora ben lontani da una situazione che possa definirsi normale e che va perciò attentamente monitorata con delle analisi specialistiche. Vediamo nel dettaglio alcuni dati riguardanti le aziende in crisi. Il numero di quelle che fanno ricorso a decreti di Cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) dall’inizio del 2021 diminuisce nella comparazione con lo stesso periodo precedente (gennaio-luglio 2020) a 1.463 con un calo del -47,81 per cento. Si riducono le aziende singole e diminuiscono i gruppi con tanti siti produttivi-commerciali.
Calo al nord, ma non al sud
Le regioni dove si registra il numero maggiore di decreti di cassa integrazione guadagni straordinaria sono sei: la Lombardia con 231 (-56,74 per cento); il Lazio 97 (-57,27per cento); l’Emilia-Romagna 90 (-53,61 per cento); il Piemonte 88 (-50,56 per cento); il Veneto 62 (-58,39%); la Campania 56 (-54,84 per cento). Per aree geografiche: nel nord ovest la richiesta di Cig è calata del 24,84 per cento); nel nord est del 38,21 per cento) mentre nel centro è aumentata dell’1,07 per cento e nel mezzogiorno di 1,79 per cento.
La situazione resta preoccupante soprattutto al sud, con un deciso calo nel nord.
Meno un milione e 800mila lavoratori
Le aziende che chiudono definitivamente e ricorrono ai decreti di cassa Integrazione guadagni straordinaria sono 102 (cioè -32 per cento). Se consideriamo le ore totali di cassa Integrazione, formate da cassa integrazione guadagni ordinaria, straordinaria e in deroga, più il Fondo d’integrazione salariale, equivalenti a posti di lavoro con lavoratori a zero ore, nell’intero periodo gennaio-luglio 2021 cioè 30 settimane lavorative, si determina un’assenza completa di attività produttiva per oltre 1 milione e 800mila lavoratori. In base alle ore di cassa integrazione nel 2021, fino a luglio scorso, si sono perse 272 milioni 451 mila 244 giornate lavorative. I lavoratori parzialmente tutelati dalla cig, nel 2021, fino al mese di luglio, hanno visto diminuito complessivamente il loro reddito di oltre 5,7 miliardi di euro al netto delle tasse, mentre in media ogni singolo lavoratore che è stato a zero ore nel 2021 fino a luglio ha subito una riduzione del proprio reddito di oltre 3.400 euro al netto delle tasse.
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