Le dinamiche profonde nel paese sono in costante fibrillazione. Sotto la cenere di un quadro apparentemente narcotizzato, dietro le spinte di un crescente individualismo, si alimenta anche una aspirazione contraria, la spinta verso dimensioni di nuova condivisione, di cooperazione, di collaborazione. Più la società spinge verso dimensioni egocentrate, più cresce, in contraltare, il bisogno, in molte fasce sociali, di trovare nuove forme per stare insieme, per sostenersi, per ridimensionare gli effetti perniciosi di una società sospinta solo a pensare a sé stessi.

Tutti gli articoli della nostra rubrica “Il cannocchiale – La società spiegata attraverso i dati”, a cura di Enzo Risso

Una recentissima (ottobre 2024) indagine dell’osservatorio Fragilitalia del Centrostudi Legacoop e Ipsos, realizzata per la nuova edizione della Biennale cooperativa di Bologna, porta alla luce le diverse dinamiche in atto, confrontando i dati tra il 2021 e il 2024. Tre anni fa il 70 per cento degli italiani segnalava il bisogno di accentuare le forme di cooperazione, oggi siamo saliti al 78. Analoga crescita la possiamo registrare sul bisogno di condivisione, che nel triennio è passato dal 69 per cento al 76. Molto più forte è la crescita registrata sul bisogno di mutualismo.

L’incremento è stato di ben 12 punti passando dal 61 per cento del 2021 al 73 di oggi. L’antropologo statunitense David Graeber sosteneva che «il mutualismo è il fondamento di tutte le relazioni sociali umane e della moralità stessa».

Graeber vedeva nel mutuo aiuto la base stessa della socialità umana. Per il 45 per cento degli italiani mutualismo significa assistenza e aiuto reciproco e per il 27 per cento significa anche un patto tra persone per condividere benefici e vantaggi. Solo il 5 per cento degli italiani ritiene il mutualismo una mera utopia. Ad avvertire in modo maggiormente pressante il bisogno di nuove forme di reciproco sostegno sono i ceti popolari (78 per cento), ma il tema è di alto interesse anche per la generazione Z che già nel 2021 dava segnali di bisogno di nuove risposte collettive e non solo individualistiche.

La scrittrice, attivista e femminista statunitense bell hooks ha sempre sottolineato l’importanza del mutualismo per accrescere le forme di giustizia sociale. «La solidarietà», affermava, «non è un atto di carità, ma un atto di mutuo riconoscimento e supporto».

Visioni economiche

La spinta verso nuove forme di cooperazione e di reciproco sostegno si riverbera anche sul mondo dell’economia. Per l’80 per cento del paese (era il 74 per cento nel 2021) c’è bisogno di far crescere la quantità e il ruolo delle imprese cooperative nell’economia italiana. Di questo ne sono convinti non solo i giovani under 35 anni (85 per cento), ma anche il ceto medio (84). Una esigenza che trova conferme anche nel tasso di fiducia crescente nelle imprese cooperative rispetto alle imprese capitaliste. Lo iato tra le due modalità di fare imprese non solo è tornato a essere ampio dopo il lungo periodo di sbornia neoliberista, ma è anche in crescita.

La fiducia nelle imprese capitalistiche (for profit) tre anni fa era al 46 per cento mentre quello nelle cooperative era al 57 per cento. Nell’ottobre 2024 la fiducia nelle imprese capitalistiche è rimasta ferma al 46 per cento, mentre quella nelle imprese cooperative è salita ulteriormente, posizionandosi al 64 per cento. Un tasso di legame e un giudizio positivo verso le cooperative che sale ulteriormente se guardiamo i dati dei giovani della Generazione Z (75 per cento) e dei residenti al sud (72 per cento).

È significativo anche lanciare uno sguardo a come è composto l’alveolo dei soggetti (54 per cento degli italiani) che segnala una sfiducia verso le imprese capitalistiche for profit. Si tratta innanzitutto di persone appartenenti ai ceti popolari (65 per cento); di over cinquantenni, la fascia di età che ha vissuto l’epoca del profondo innamoramento verso la proposta e il racconto neo-liberista (63 per cento); di appartenenti al ceto medio basso, la fascia di persone che un tempo si sentiva ceto medio e che negli anni ha perso ruolo, forze economica e potere di acquisto (59 per cento).

L’economista e filosofo francese Pierre-Joseph Proudhon nell’Ottocento, sosteneva che «la reciprocità è la formula della giustizia». Il mutualismo duecento anni dopo non appare più come una dimensione antica e sorpassata, ma, in un mondo sempre più interconnesso e individualistico, il riconoscimento dell’importanza del mutuo supporto diventa cruciale per affrontare le sfide globali e per costruire società più eque e sostenibili.

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