Dal colera a Londra nell’Ottocento al morbillo, al tetano e alla difterite: soltanto i vaccini possono fermare il contagio. Lo dicono i dati. E sta succedendo anche con il Covid-19
- L’epidemiologo inglese John Snow è considerato uno dei pionieri nello studio dell'epidemiologia moderna, soprattutto per gli studi che sviluppo durante l’epidemia di colera di Londra durante il 1854. Servirono a frenare il contagio.
- Dal colera a Londra nell’Ottocento al morbillo, al tetano e alla difterite: soltanto i vaccini possono fermare il contagio. Lo dicono i dati. E sta succedendo anche con il Covid-19.
- La propensione a vaccinarsi contro il Covid-19 in tutti i paesi europei è aumentata nel tempo, ma eventi come l’interruzione del vaccino AstraZeneca possono minare la fiducia della popolazione. Inoltre la somministrazione dei vaccini contro il Covid-19 non avviene in tutti i paesi alla stessa velocità: i ricchi vengono vaccinati più velocemente dei poveri.
L’epidemologo inglese John Snow è considerato uno dei pionieri nello studio dell'epidemiologia moderna, soprattutto per gli studi che sviluppò durante l’epidemia di colera di Londra durante il 1854. Snow, scettico dell’idea prevalente all’epoca che i focolai di colera fossero causati dalla diffusione della malattia attraverso l’aria, cominciò a raccogliere i dati sui decessi dovuti al colera nel quartiere londinese di Soho. Venne fuori una famosa mappa che è riportata, in versione più moderna, in questa pagina.
Raccogliendo i dati sui casi di colera in base all’indirizzo di casa, contrassegnati con cerchio bianchi, e la posizione delle pompe idrauliche per la distribuzione dell’acqua pubblica, contrassegnati con cerchio rosso, si scoprì che i decessi erano tutti raggruppati intorno a un'unica pompa dell’acqua situata nell’allora Broad Street (ora Broadwick Street). Sulla base di questi dati, l’epidemiologo inglese convalidò l’ipotesi che il colera si fosse diffuso tramite la contaminazione dell’acqua, e, facendo rimuovere quella specifica pompa idraulica, si aiutò a fermare il diffondersi della pandemia.
Più di 170 anni dopo, l’epidemia e il virus sono diversi, ma gli epidemiologi sono riusciti a scoprire un vaccino efficace contro il coronavirus. Evidenziando così ancora una volta l’importanza della ricerca, della scienza e dello sviluppo dei vaccini, mezzo fondamentale per combattere le pandemia. I grafici in questa pagina raccontano proprio questa storia: una storia basata su dati e fatti che evidenzia quattro punti.
Primo, i vaccini funzionano e si vede dalla diminuzione dei contagi nelle Rsa italiane, dalla diminuzione dei ricoveri in Israele e nell’età dei decessi in Usa. Secondo, la propensione a vaccinarsi contro il Covid-19 in tutti i paesi europei è aumentata nel tempo aumentando, ma eventi come l’interruzione del vaccino AstraZeneca posso minare la fiducia della popolazione (e rallentare il raggiungimento della immunità di gregge).
Terzo, i virus e le pandemie nelle storia si sono risolte con l’introduzione dei rispettivi vaccini e l’attuazione di importanti vaccinazioni di massa. Nella primavera del 1964, la campagna di vaccinazione in Italia con l’uso del vaccino orale della Polio porta il numero di casi da una media di 3.000 all’anno a 254 un anno dopo. Per fronteggiare un focolaio di vaiolo, la città di New York City riuscì a vaccinare l’ottanta per cento della sua popolazione in meno di 30 giorni. Infine, quarto punto che i dati delle prossime pagine cercano di evidenziare, è la disuguaglianza che anche la campagna vaccinale contro il coronavirus rischia di aumentare.
La somministrazione dei vaccini contro il Covid non avviene in tutti i paesi alla stessa velocità. La popolazione nei paesi più ricchi è più vaccinata di quella dei paesi più poveri.
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