Il macabro bollettino e le terrificanti immagini della violenza di genere hanno costellato l’esistenza quotidiana anche del 2023. Nonostante l’inasprimento delle pene, il piano strategico antiviolenza 2021-23 e l’attenzione mediatica dedicata al tema, resta altissimo il numero dei femminicidi e, soprattutto, non migliora il quadro culturale di sfondo. Confrontando i dati dell’osservatorio Fragilitalia Legacoop-Ipsos 2023, con una precedente indagine del 2021 (pubblicata in questa rubrica) emerge un quadro preoccupante: una contrazione nella condanna e nella stigmatizzazione da parte di uomini e giovani di alcuni comportamenti violenti verso le donne.
Facciamo alcuni esempi. Minacciare di procurare dolore fisico a una donna che respinge l’uomo è condannato e ritenuto ingiustificabile nel 2023 dal 72 per cento degli uomini. Nel 2021 il dato era al 77 per cento, con un calo di cinque punti di tensione. Il sexting, mettere in rete o inviare ad amici foto esplicite di una donna, è ritenuto riprovevole e da non fare mai dal 70 per cento dell’universo maschile, mentre nel 2021 era condannato dal 73 per cento. Dare uno schiaffo a una donna era condannato dal 72 per cento degli uomini nel 2021, oggi siamo scesi al 65 per cento.
Poche note positive
L’unico tema su cui c’è un mutamento con segno positivo è quello legato al fare commenti o scherzi a sfondo sessuale su una donna: siamo passati dal 33 per cento di uomini che condannano e ritengono inaccettabile questo atteggiamento nel 2021, al 49 per cento di oggi. In calo anche la condanna di alcuni atteggiamenti e forme di limitazione e prevaricazione delle donne. Impedire alla donna di uscire di casa è condannato oggi dal 69 per cento degli uomini, rispetto al 78 per cento del 2021.
L’inaccettabilità di quanti cercano di limitare i contatti di una donna con la propria famiglia di origine scende dal 76 al 65 per cento. Cercare di non far vedere alla propria compagna i suoi amici cala dal 72 al 65 per cento. Impedire alla donna di lavorare fuori casa crolla dal 75 al 66 per cento. Altrettanto perniciose sono le differenze su questi temi che riscontriamo tra adulti e giovani, con una significativa scarsa attenzione e ridotta coscienza della gravità di certi comportamenti tra gli under 34 anni.
Così minacciare di procurare dolore fisico a una donna che respinge l’uomo è condannato dall’83 per cento degli adulti e dal 68 per cento dei giovani. Il sexting è stigmatizzato dall’81 per cento dei baby boomers, mentre tra millennials e generazione Z si crolla al 67 per cento. Dare uno schiaffo a una donna è condannato dall’81 per cento tra i boomers e solo dal 63 per cento dei ragazzi.
Uomini che non capiscono i femminicidi
Toccare, baciare o abbracciare una donna senza che lo desideri è stigmatizzato dal 77 per cento dei boomers e solo dal 65 tra gli under 34. Inviare a una donna mail, sms o Whatsapp indesiderati e sessualmente espliciti è messo all’indice dal 63 per cento dei giovani contro il 78 degli adulti. Le differenze di percezione e coscienza possiamo riscontrarle anche sul livello di allarme sociale suscitato dai femminicidi. Se per il 75 per cento delle donne è una priorità su cui intervenire, mentre tra gli uomini scende al 65 per cento e tra i giovani al 60 per cento. Il quadro di arretramento coscienziale è confermato anche dall’analisi delle cause percepite all’origine dei femminicidi.
La prima causa, per le donne (57 per cento), è legata alla tendenza a considerare le donne un oggetto di proprietà dell’uomo. Un aspetto che tra gli uomini e i giovani scende al 48 per cento. Al secondo posto, tra le cause dei femminicidi, sia per uomini sia per le donne (51 per cento), c’è l’incapacità dei maschi di gestire la sconfitta della fine di una relazione. Un tema quest’ultimo che tra i giovani scende al 41 per cento. Tra le altre cause individuate dall’universo femminile abbiamo la mancanza di rispetto verso le donne (47), lo sfogare le frustrazioni dei maschi sulle donne che hanno accanto (42), l’incapacità di gestire la rabbia (40). Su tutti questi aspetti gli under 34 anni hanno livelli di condanna marcatamente inferiori.
Involuzione patriarcale
La ricerca porta alla luce non solo il permanere di una subcultura machista e patriarcale, ma anche gli effetti perniciosi che decenni di mercificazione del corpo delle donne hanno arrecato all’humus relazionale tra i sessi e agli anticorpi contro la violenza sulle donne. I dati evidenziano, inoltre, un quadro preoccupante di fragilità personale e relazionale tra i giovani maschi.
L’involuzione registrata negli ultimi due anni, nonostante il tema sia presente nell’agenda mediale nazionale, ci ricorda che per mettere argine ai femminicidi oltre a lavorare sull’inasprimento delle pene e sull’educazione alle relazioni dei giovani, è necessario intervenire anche sull’immaginario collettivo e sul modello culturale della nostra società. Occorre mettere all’indice il clima machista e la feticizzazione del corpo femminile che sono all’origine di quella subcultura che trasforma le donne in oggetti di proprietà dell’uomo e le pone in balia della fragilità affettiva e relazionale maschile.
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