Nel nostro paese c’è un divario enorme nella qualità delle abitazioni dove siamo confinati. Nelle periferie delle grandi città centinaia di migliaia di persone vivono chiuse in appartamenti piccoli e sovraffollati
In tutto il mondo la pandemia è stata accompagnata dai messaggi delle celebrità che invitavano i loro concittadini a restare a casa per proteggere sé stessi e gli altri dal contagio. Ma c’è una grossa differenza tra chiudersi in una grande villa o trascorrere la quarantena in un piccolo appartamento affollato di familiari. Oggi, più della metà degli italiani si trovano in zona rossa e hanno bisogno di una valida ragione per uscire di casa. Tra loro sono centinaia di migliaia coloro che vivono in condizioni di sovraffollamento abitativo, cioè in case dove ci sono meno di dieci metri quadrati per ogni persona.
È una condizione particolarmente diffusa nei grandi centri abitati, dove i prezzi delle case sono più alti. La periferia di Napoli è in una situazione particolarmente drammatica, ma le periferie di Roma e Milano non sono messe molto meglio. C’è meno disagio nelle regioni benestanti prive di metropoli, come Veneto e Friuli Venezia Giulia. La disuguaglianze abitativa si estende anche alla qualità delle abitazioni. In Calabria più di una famiglia su dieci vive in una casa danneggiata.
Sono differenze che mostrano come trascorrere settimane chiusi nella propria abitazione sia un’esperienza che cambia molto a seconda di dove viviamo. Una cosa da tenere sempre presente quando parliamo di lockdown.
© Riproduzione riservata