Titubanti, usuali, rattristati, bramosi, agili, tessitori e impegnati, sono i sei aggettivi che possono sintetizzare il rapporto tra i giovani della generazione Z e il cibo. È quanto emerso da una indagine realizzata da Ipsos per l’Osservatorio Cirfood District, presentata in occasione del Primo Summit della Ristorazione Collettiva svoltosi in questa settimana a Reggio Emilia. I ragazzi e le ragazze appaiono titubanti nel rapporto con il corpo e sul ruolo del cibo, nonché, in parte, incerti e mai contenti di sé stessi.

Il 29 per cento della Gen Z ritiene che non si può raggiungere la forma fisica desiderata senza fatica e sudore; il 26 per cento desidera che il proprio corpo sia il più naturale possibile, senza artifici e l’uso di prodotti chimici; il 26 per cento è interessato allo sport senza esagerazioni; il 20 per cento non è mai soddisfatto di sé e, per quanto si impegni, quando si guarda allo specchio trova sempre qualcosa da migliorare.

Rapporto difficile

Nel rapporto con il cibo i giovani della Gen Z hanno un alto tasso di usualità e abitudinarietà. Tendono a scegliere sempre le stesse cose e amano sperimentare solo le novità sospinte dalle varie mode. I loro cibi preferiti sono quelli delle 3P: pizza (50 per cento), pasta (42), patate (41).Le bevande preferite sono acqua naturale (50 per cento), succhi di frutta (40) e caffè (38).

Oltre a essere abitudinari i ragazzi e le ragazze mostrano segni di rattristamento. Una condizione determinata dal difficile e instabile rapporto tra alimentazione e salute, nonché dal difficile equilibrio tra salute e modelli stereotipati.
Il 29 per cento di sente sovrappeso, in particolare tra i ceti popolari, mentre il 71 per cento afferma di incontrare delle difficoltà a mantenere un rapporto equilibrato e corretto tra alimentazione e salute (di questi il 27 per cento segnala una costante difficoltà nel mantenere tale equilibrio).
Solo il 20 per cento, inoltre, afferma di sentirsi a proprio agio con il proprio corpo, pregi e difetti inclusi. Il rapporto con il cibo è marcato anche dalla brama di scoprire nuove mode, dal sushi al messicano, dai sapori metropolitani alle diverse offerte di fast food.
Agili, quelli della Gen Z dedicano poco tempo al mangiare. In molti preferiscono le varie forme di snack o di consumo insieme a un aperitivo. Le forme di delivery facilitano le scelte e in ogni caso la cucina preferita deve essere semplice (36 per cento); deve divertire (24 per cento) e, per una quota minoritaria ma importante, deve essere sana (22 per cento).

Convivialità

I giovani della Gen Z sono dei conviviali assoluti e amano usare il cibo per tessere le loro relazioni. Il 66 per cento mangia fuori casa almeno una o due volte la settimana. Il 34 per cento lo fa per incontrare i propri amici e il 26 per cento per vivere un momento particolare con il proprio partner. Il pasto fuori casa è anche, per il 31 per cento, un’occasione per mangiare qualcosa di insolito, per uscire dalla solita routine, mentre per il 25 per cento è l’occasione per gustare quello che piace e non subire le imposizioni della famiglia.

Sullo sperimentare nuove cucine la frontiera giovanile appare piuttosto risicata (16 per cento), mentre per il 7 per cento mangiare fuori casa è l’occasione per bere alcolici all’insaputa dei genitori. Le ragazze e i ragazzi under 26 anni hanno maturato una forte sensibilità ambientale con ricadute sulle scelte alimentari. Il 38 per cento cerca prodotti made in Italy e il 27 per cento vuole alimenti prodotti in modo sostenibile e senza l’uso di antibiotici o ormoni. Il 26 per cento rifiuta i prodotti che provengono da allevamenti che non rispettano il benessere degli animali.
I bio dipendenti sono il 20 per cento, una preferenza che scavalca l’interesse per il Km0 (18 per cento).
Su una cosa concorda la maggioranza assoluta dei giovani di questa generazione (91 per cento): la necessità di ripensare il modo in cui il cibo viene prodotto e consumato, prediligendo un sistema alimentare più sostenibile, a svantaggio di modelli che accelerano fenomeni di deforestazione, cambiamento climatico e deterioramento della biodiversità.

Complessivamente dalla ricerca emerge che la maggioranza della Gen Z, il 56 per cento, ha una relazione in tensione con il cibo, un rapporto turbato, mentre il 44 per cento è piuttosto “pacificato”, delineando un rapporto disteso con il cibo.
Purtroppo, in quella maggioranza del 56 per cento, troviamo circa un quarto degli intervistati che appartiene al campo degli “sregolati”, delle persone che hanno una relazione conflittuale e complessa con il cibo e l’8 per cento che si colloca già oggi, per scelte e atteggiamento mentale, sul crinale dell’anoressia.

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