- Toscana Aeroporti ha distribuito agli azionisti un dividendo di 7 milioni di euro subito dopo aver ricevuto dalla regione un ristoro Covid da 10 milioni. Praticamente ha istituito una specie di dividendo di cittadinanza.
- Il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ha chiesto che Toscana Aeroporti restituisca alla regione i 10 milioni. Ma il governatore Eugenio Giani, azionista, si è limitato ad astenersi nel voto sul dividendo.
- Molti lavoratori degli aeroporti di Pisa e Firenze sono in cassa integrazione per la crisi della pandemia. Ecco la nuova regola del capitalismo alla rovescia: il salario è di rischio e il dividendo è garantito.
La società Toscana Aeroporti, che gestisce gli scali di Firenze e Pisa, ha scritto una nuova pagina memorabile nel declino del capitalismo italiano. Ha distribuito agli azionisti un dividendo di 7 milioni di euro subito dopo aver ricevuto dal governatore della Toscana Eugenio Giani, suo azionista e simpatizzante, un ristoro Covid da 10 milioni. A prima vista verrebbe da dire che la regione ha ristorato il dividendo di Toscana Aeroporti, istituendo una specie di dividendo di cittadinanza. Ma questa non sarebbe una novità assoluta, il dividendo di cittadinanza viene erogato dallo stato spesso, in varie forme e da tempo, e la stracciona imprenditoria italiana è abituata ad incassarlo senza arrossire. Basti pensare ai grandi gruppi che da anni scaricano sullo stato i propri dipendenti attraverso la cassa integrazione o i contratti di solidarietà e continuano a distribuire i dividendi agli azionisti. Ma con il caso di Toscana Aeroporti siamo addirittura all'ufficializzazione e teorizzazione del dividendo di cittadinanza: la cedola non è più il premio che il capitale (detto, ormai solo formalmente, di rischio) ottiene quando le cose vanno bene, ma un diritto inalienabile dell’investitore.
Il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, attento alla vicenda anche in quanto pisano, si è inferocito e ha chiesto che Toscana Aeroporti restituisca alla regione i 10 milioni. «Basta essere arrendevoli con i potenti», ha detto. Ma Giani, che è anche azionista di Toscana Aeroporti con il 5 per cento, non ci pensa nemmeno. Insieme al sindaco di Firenze Dario Nardella, altro azionista, ha deciso di astenersi nel voto sul dividendo per non inasprire i rapporti con il padrone degli aeroporti, l'argentino Eduardo Eurnekian, 89 anni, dal quale i due aspettano da otto anni i mitici investimenti sulla nuova pista di Peretola, quella che doveva essere pronta per il 2017 nei voti di Matteo Renzi, storico sponsor del gruppo argentino (non a caso il presidente di Toscana Aeroporti è il suo amico Marco Carrai). Invece il sindaco di Pisa Michele Conti (leghista e azionista) ha votato contro insieme al presidente della provincia Massimiliano Angori (Pd). All'origine della divergenza c'è una faida di campanile mai finita, utile a capire la questione del dividendo di cittadinanza. Infatti i due aeroporti furono privatizzati nel 2014 per una decisione, che i pisani non hanno mai digerito, dell’allora governatore toscano Enrico Rossi, pisano ma prono al diktat dell’allora premier Renzi.
A che servono i privati?
Nessuno ha mai capito le ragioni della privatizzazione, che adesso diventano ancora meno chiare: a che servono i privati se poi paga sempre Pantalone? L’amministratore delegato di Toscana Aeroporti, il fiorentino Roberto Naldi, ha respinto le accuse dicendo che non accetta «lezioni di etica da nessuno». E ha spiegato che nella primavera 2020, in piena crisi Covid, la società ha bloccato la distribuzione di 9,3 milioni di dividendo destinandoli prudentemente a riserve. Il 2020 si è chiuso con una perdita di 12,5 milioni dopo aver contabilizzato i 10 milioni di ristoro Covid, infatti Naldi dice che il Covid ha comportato 20 milioni di perdite. Il 2021 si è chiuso con 5,3 milioni di perdite a fronte di ricavi per 46,5 milioni. Però, arrivati alla scadenza assembleare, «visto che le previsioni di ripresa sono rosee» (Naldi dixit), si è deciso di riprendere i soldi dalle riserve e distribuire i 7 milioni di dividendo, pari al 15 per cento dei ricavi 2021, e pari al 3 per cento del valore dell’azione. Cioè, se uno investe i suoi soldi nel capitale (di rischio, sia chiaro) di una società aeroportuale in crisi per il Covid e per la guerra, ha un rendimento superiore a quello dei titoli di stato. Dice Naldi, intervistato da Mario Neri sul Tirreno: «C’è molta ideologia nelle proteste. Gli investitori di una società quotata si aspettano una remunerazione per il capitale investito». Evidentemente, stando al pensiero del manager, se lo aspettano sempre, anche quando le cose vanno male, anche quando gli aeroporti vengono praticamente chiusi a causa della pandemia, anche quando i ricavi del 2021 sono stati un terzo di quelli del 2019. Invece molti lavoratori degli aeroporti toscani, a causa della pandemia sono finiti in cassa integrazione, tanto che Naldi rivendica il merito di aver anticipato la cassa facendosi carico dei ritardi di pagamento dell’Inps. Insomma la nuova regola del capitalismo alla rovescia è la seguente: il salario è di rischio e il dividendo per gli azionisti è di cittadinanza, garantito.
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