- Di solito l’aumento generale dei prezzi riguarda soprattutto categorie di beni e servizi primari, il cui consumo è indispensabile per tutti;
- Per questo motivo, le famiglie più povere tendono a soffrire di più l’inflazione;
- In Italia, però, questa disuguaglianza è portata all’estremo, soprattutto a causa della forte esposizione all’aumento del prezzo dell’energia.
La crescita dei prezzi a livello mondiale ha interessato soprattutto l’Europa, più dipendente di altre aree dalla Russia per l’energia e poco preparata a una riduzione delle forniture prima dell’invasione dell’Ucraina. Non tutti i paesi sono stati colpiti nella stessa maniera, ma l’inflazione rappresenta una preoccupazione per ogni governo dell’Unione. Soprattutto, l’inflazione si è dimostrata un grosso problema per le famiglie più povere.
Come già raccontato su Domani, di solito l’aumento generale dei prezzi riguarda soprattutto categorie di beni e servizi primari, il cui consumo è indispensabile per tutti e che rappresentano una quota maggiore del “carrello della spesa” delle famiglie più povere rispetto a quelle più ricche. Si pensi per esempio all’energia (che nel 2021 rappresentava il 13 per cento di spesa delle famiglie più povere e il 6 per cento di quelle più ricche) o ai beni alimentari (rispettivamente 34 e 18 per cento della spesa totale).
La crisi inflattiva è stata più dura per le famiglie meno abbienti in quasi tutta l’Unione europea. Secondo la Banca centrale europea, per il 20 per cento più povero della popolazione dell’Eurozona, l’inflazione a settembre è stata in media di 1,9 punti percentuali più elevata rispetto a quella del 20 per cento più ricco. Si tratta della più alta differenza da decenni.
Il dato medio, però, nasconde una situazione ancor più preoccupante: secondo il think-tank Bruegel, nei paesi europei in cui l’inflazione è più elevata, anche la differenza dell’impatto tra famiglie più povere e più ricche è più alta. Sarebbe una notizia relativamente buona per l’Italia, che ha registrato un’inflazione vicina alla mediana Ue, ma il nostro paese rappresenta un’eccezione. Nonostante un’inflazione relativamente moderata rispetto al resto dell’Unione (+12,57 per cento a ottobre 2022), la differenza tra l’aumento dei prezzi per il 20 per cento più povero e per quello più ricco è la più alta dell’Unione europea. In media, per i meno abbienti i prezzi sono aumentati di 9 punti percentuali in più rispetto alla classe più benestante. Come mostrato nella figura, questo dato ci rende un’eccezione rispetto all’andamento più lineare registrato nel resto dell’Unione.
Perché l’Italia risulta il paese più diseguale
Il dato sulla disuguaglianza di impatto dell’inflazione non è confortante, ma non deve essere nemmeno necessariamente letto come frutto di una struttura del mercato o di politiche poco concentrate sui meno abbienti.
La differenza nell’impatto dell’inflazione può anche essere legata alle diverse preferenze di consumo delle classi più benestanti a seconda del paese. In Germania, per esempio, il 20 per cento più abbiente tende ad acquistare e a spendere molto di più in automobili rispetto alla stessa classe di reddito in Italia, mentre le famiglie più povere hanno preferenze di consumo molto simili tra i due paesi.
Così, mentre i prezzi dell’energia crescevano in Germania, colpendo i più poveri, lo stesso facevano quelli delle automobili, con maggiore impatto sui ricchi. In questo caso, non sono tanto i poveri ad aver sofferto di meno l’inflazione, quanto i più abbienti ad averne sofferto di più.
Questo effetto di bilanciamento, comunque, non giustifica del tutto le differenze tra Italia e Germania, in cui l’impatto del costo dell’energia è stato comunque meno pesante rispetto all’Italia, come mostrato in figura.
Il maggiore impatto sui poveri in Italia non dipende solo dalle politiche, ma è comunque importante che le politiche siano disegnate per ridurre questo divario. Il governo attuale e quello precedente si sono impegnati a fondo per ridurre il costo delle bollette e per i beni di prima necessità.
Dopo misure rivolte a platee molto ampie, come il bonus da 200 euro per i redditi sotto i 35 mila euro, adesso ci si sta concentrando su interventi più mirati per le famiglie meno abbienti. È la strada giusta da percorrere: con una prospettiva di prezzi dell’energia stabili o in calo, la classe media e quella più agiata dovrebbero riuscire a tornare alla normalità, mentre i poveri continueranno ad avere bisogno di aiuto.
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