Le tensioni reazionarie oggi sono meno silenti di ieri e affilano le armi per azzannare gli spazi che l’universo femminile si è conquistato, per ridurre le forme di legittimazione che i movimenti lgbt hanno ottenuto, per far arretrare le politiche di integrazione e inclusione
L’onda di riflusso attraversa le nostre società. Il backlash culturale, il contrattacco rispetto alle diverse spinte di riconoscimento di diritti è in movimento. I flutti del rigurgito oggi sono meno silenti di ieri e affilano le armi per azzannare gli spazi che l’universo femminile si è conquistato; per ridurre le forme di legittimazione che i movimenti lgbt hanno ottenuto; per far arretrare le politiche di integrazione e inclusione.
I numeri
Per il 31 per cento degli uomini «si continua a parlare di discriminazione e violenza sulle donne, ma ormai sono gli uomini ad essere discriminati». Il 38 per cento degli uomini ritiene giusto che «in un colloquio di lavoro si consideri l’intenzione di una donna a fare un figlio». Il 46 per cento degli uomini pensa che le donne sfruttano il proprio aspetto fisico per fare carriera nel lavoro.
Il 28 per cento degli italiani pensa che negli ultimi anni si siano fatte troppe concessioni a omosessuali e lesbiche. Il 34 per cento degli italiani ritiene che «non si possono dare gli stessi diritti delle coppie sposate in matrimonio, alle relazioni stabili fra persone dello stesso sesso». Solo il 14 per cento degli italiani riconosce come famiglia le relazioni tra persone del medesimo sesso. Per il 26 per cento degli uomini e il 22 per cento delle donne è un male per la società che persone dello stesso sesso si sposino tra loro.
Il 51 per cento degli italiani, inoltre, è preoccupato per la presenza di migranti e per il 35 per cento non si dovrebbe permettere alle persone provenienti dai paesi extraeuropei poveri di venire a vivere in Italia. Per il 47 per cento dell’opinione pubblica la cultura italiana è minacciata dalla presenza di persone provenienti da altri paesi e solo il 25 per cento vede di buon occhio i matrimoni tra persone di etnia diversa.
Il punto di svolta
L’elenco potrebbe essere più lungo, perché siamo a un punto di svolta nella nostra società. Quelle che un tempo erano delle resistenze silenti, dei sussurri di fastidio, oggi si fanno più manifesti e diventano espliciti. Il backlash culturale prende forma nelle sue molteplici sfaccettature, per farsi corrente di resistenza all’ondata di cambiamento sociale e culturale degli ultimi decenni.
Alle origini del backlash culturale intervengono più fattori: i cambiamenti sociali rapidi (la società sta mutando in termini di diversità demografica e culturale, causando inquietudine in alcuni gruppi); la percezione di perdita di status (i gruppi tradizionalmente dominanti interpretano le iniziative sui diritti come una minaccia al loro status quo); i processi di decetomedizzazione (degli inizi del 2000 a oggi, le persone che si sentono parte del ceto medio sono scese dal 70 per cento al 35-40 per cento, innescando fenomeni di rancorosità sociale e di rincorsa conservatrice a difendere le proprie peculiarità); il susseguirsi delle crisi economiche (che hanno esacerbato le tensioni e la competizione per risorse e opportunità); la polarizzazione politica (che sfrutta, intensificandole, le divisioni e le paure su questioni sociali e culturali).
Il backlash sfida la multiculturalità, perché si nutre dell’ansia da diversità che la molteplicità culturale, sociale e affettiva genera in alcuni segmenti sociali. Il backlash si contrappone alla cultura woke (accusata di proporre forme di ostracismo sociale o professionale per opinioni considerate non conformi) e non sopporta il politically correct, incriminato di limitare la libertà di espressione e imporre un’eccessiva correzione del linguaggio.
Il cambio di fase è concreto. Come sottolinea il sociologo tedesco Hermut Rosa, «lo stesso processo che fa accelerare i cambiamenti sociali, culturali ed economici, rallenta il processo di formazione di una volontà democratica» aperturista e dialogica.
Il backlash non è né il risultato naturale dei mutamenti, né un buon segno per la società e il suo futuro, perché mette in forse il potenziale positivo che una prospettiva di uguaglianza e democrazia porta con sé. La partita è complessiva (egemonica) e i risultati di questo scontro disegneranno la società di domani.
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