Agosto è terminato e con l’arrivo di settembre la macchina economica complessiva del paese riprende il proprio moto. Lo sguardo all’autunno è, per gli italiani, marcato da alcune preoccupazioni e da alcune distensioni. Se facciamo il confronto con lo stesso periodo del 2021 e con il quadro degli altri paesi europei (oltre che con gli Usa) possiamo osservare quale sia il mood, con le sue luci e le sue ombre, con cui l’Italia entra in questo nuovo autunno.

A consentire questa mappatura è la ricerca “What worries the world” di Ipsos global advisor, realizzata in 29 paesi nel mondo. Partiamo dal giudizio sulla direzione intrapresa dal paese in questa fase. Il 32 per cento degli italiani (nell’agosto 2024) ritiene che la direzione sia quella giusta, mentre il 68 per cento pensa che stiamo andando nella direzione sbagliata.

Un dato in netto peggioramento rispetto al 2021, quando la direzione sbagliata era segnalata dal 62 per cento e quella giusta dal 38 per cento. Un peggioramento di ben 6 punti che mostra la crescita del pessimismo e delle forme di sfiducia che si stanno accumulando nelle viscere del paese.

Peggio dell’Italia, in termini di direzione intrapresa, vanno la Germania (30 per cento ritiene che la direzione sia giusta e 70 che sia quella sbagliata), la Francia (24 giusta e 76 sbagliata) e Israele (20 giusta e 80 sbagliata). Più o meno come l’Italia è la Svezia (33 giusta e 67 sbagliata), mentre vanno meglio gli Usa (38 giusta e 62 sbagliata), la Spagna (42 giusta e 58 sbagliata), la Polonia (43 giusta e 57 sbagliata) e la Gran Bretagna (44 giusta e 56 sbagliata).

Gli unici paesi in cui, secondo la maggioranza dei cittadini, la direzione intrapresa è decisamente quella giusta sono tutti a oriente: Indonesia (70), India (67), Singapore (66) e Malesia (63).

La fotografia dell’agenda delle preoccupazioni, tra il 2021 e il 2024, mostra luci e ombre delle dinamiche italiane. Nel 2021 l’inflazione preoccupava solo il 9 per cento degli italiani, mentre oggi è diventata un cruccio per il 24 per cento. Di contro il Covid che nel 2021 assillava il 27 per cento del paese oggi è avvertito come un problema solo dal 4. Il tema di agenda che è cresciuto nel corso degli anni è quello della violenza e della sicurezza: siamo passati dal 17 per cento del 2021 al 24 del 2024.

Il tema del lavoro

La prima preoccupazione degli italiani resta, come sempre, il lavoro, ma ha subito una notevole flessione nel corso degli ultimi tre anni. L’apprensione è calata dal 53 per cento del 2021 al 32 del 2024. Altro fattore in crescita è l’inquietudine per il cambiamento climatico, con una lievitazione dal 19 per cento del 2021 al 23 di oggi.

Stabile è, invece, la preoccupazione per la povertà e le disuguaglianze sociali (28 nel 2021 e 27 nel 2024), mentre è in calo l’attenzione al tema della corruzione, che scende dal 21 per cento del 2021 al 13 del 2024. Un altro fattore in progressivo miglioramento è il giudizio sulla situazione economica del nostro paese. L’Italia partiva, nel 2013, da un dato estremamente negativo con solo l’8 per cento degli italiani che giudicava la situazione economica nazionale positiva. Lentamente si è risalita la china e nell’agosto 2018 la quota di quanti giudicavano il quadro economico nazionale positivo aveva raggiunto il 25 per cento.

Gli anni del Covid hanno ributtato la situazione al di sotto del 20 per cento, per poi lentamente riprendersi e superare quota 30 per cento nella primavera-estate del 2022. Un quadro che da allora, pur con qualche oscillazione, si è assestato intorno al 33 per cento. Certo resta l’ampia fascia dell’opinione pubblica, il 67 per cento, che valuta la situazione economica nazionale negativa. Peggio dell’Italia performano la Francia (73 per cento di pessimisti), Israele (70) e la Gran Bretagna (69). Va meglio negli Usa (61), in Germania (60), Spagna (57), Svezia e Belgio (56).

I paesi in cui la maggioranza dell’opinione pubblica è soddisfatta del quadro economico nazionale sono l’India (81 per cento di ottimisti), Singapore (67) e, unico paese europeo, l’Olanda (64 per cento di ottimisti). L’Italia è un paese che sembra continuare a galleggiare staticamente, in cui a fronte di un deciso calo della paura di perdere il lavoro, si lega una dimensione di mancanza di vision e prospettive in grado di dare un reale segnale di svolta. Il progressivo miglioramento dal 2013 in poi, non ha significato un consolidamento del paese e la direzione attuale verso cui appare orientata la prua della nave Italia alimenta nuove incertezze e soprattutto appare di corto respiro, non in grado di invertire la rotta o di smuovere il paese dalla sua staticità.

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