L’ennesimo disastro ambientale cui stiamo assistendo in questi giorni in Emilia Romagna, con il suo elenco di morti, di danni economici, di famiglie e piccole aziende ridotte sul lastrico, mostra ancora una volta di più che sul fronte della lotta al cambiamento climatico non si può più attendere o tergiversare. Quella sul clima è una lotta globale che non riguarda solo l’Italia e che non coinvolge solo il tema del surriscaldamento, ma implica tutti gli aspetti della nostra società, dal modo di fare economia e produrre, agli stili di vita, ai comportamenti individuali di consumo.

La pagella ai governi

Il tema è al centro dell’agenda di molti paesi. Il 66 per cento dei cittadini di 29 paesi monitorati da Ipsos a livello globale (su un campione complessivo di 21.231 interviste), giudica insufficiente l’impegno che il proprio governo mette nella lotta al cambiamento climatico e ritiene che dovrebbe fare di più. Ne è convinto il 71 per cento degli italiani, il 67 per cento degli spagnoli, il 63 per cento di francesi e inglesi, il 57 per cento degli americani e il 55 per cento dei tedeschi.

Il dito dell’opinione pubblica internazionale è puntato sia contro gli stati sia contro le imprese. Se i governi dei diversi paesi non prendono in mano le redini della lotta all’inquinamento e ai mutamenti climatici, rischiano di deludere la maggioranza dei propri cittadini ed elettori. Una possibilità che coinvolge il 55 per cento degli italiani, il 63 per cento degli spagnoli, il 54 per cento degli americani, il 65 per centro dei francesi e il 66 per cento degli inglesi.

Leggermente più basso è il rischio di delusione in Germania, anche se si attesta al 49 per cento. Analoghe percentuali di delusione le troviamo sul fronte delle imprese. Se le aziende non accelerano sulla lotta al cambiamento climatico rischiano di deludere il 52 per cento dei consumatori in Italia, il 64 in Francia, il 63 in Gran Bretagna, il 52 negli Stati Uniti e sempre il 49 per cento in Germania.

Investimenti e collaborazione

APN

La quota di persone che giudica il momento attuale, considerata la difficile congiuntura economica, non adeguato per investire nelle misure per ridurre il cambiamento climatico è una minoranza in tutti i paesi europei: 27 per cento in Italia e Spagna; 28 in Francia; 30 negli Usa, 32 in Germania. Solo in Gran Bretagna si supera la soglia di un terzo, con il 35 per cento dell’opinione pubblica.

La stragrande maggioranza dei cittadini dei diversi paesi, invece, è convinta che se tutti facessero piccoli cambiamenti nella loro vita quotidiana, si potrebbe avere un grande impatto sulla lotta al cambiamento climatico. Un convincimento che coinvolge il 70 per cento di Italiani e francesi, il 72 per cento degli inglesi, nonché il 67 per cento degli spagnoli e il 65 per cento dei tedeschi. Più freddi appaiono gli americani, tra i quali questa convinzione riguarda pur sempre la maggioranza dell’opinione pubblica (63 per cento).

Una seconda importante convinzione presente nelle diverse opinioni pubbliche è quella della necessità che tutti i paesi collaborino e si impegnino in modo congiunto nella lotta al cambiamento climatico. Ne sono persuasi il 78 per cento in Gran Bretagna, il 77 per centro in Francia e il 73 per cento in Italia e Germania, il 70 per cento in Spagna e il 66 per cento negli Stati Uniti. Per incoraggiare l’estensione dei comportamenti virtuosi e l’ampliamento del numero di persone impegnate nel quotidiano a combattere i mutamenti in corso, il 39 per cento degli italiani auspica l’introduzione di incentivi finanziari o sgravi fiscal per permettere alle persone di fare acquisti di beni e servizi più rispettosi dell’ambiente.

Lo stile di vita

Viene richiesto anche un più facile accesso alle informazioni sui passi che le persone possono compiere ogni giorno per assumere uno stile di vita sempre più sostenibile (29 per cento in Italia). Le azioni concrete cui si dicono disponibili gli italiani sono: passare all’acquisto di elettricità ottenuta da fonti rinnovabili (49 per cento), riciclare la più ampia quantità di prodotti possibile (31 per cento), ridurre il più possibile la quantità di imballaggi acquistata (28 per cento); acquistare apparecchiature di cottura più efficienti dal punto di vista energetico (15 per cento); ristrutturare e rinnovare le abitazioni per renderle più efficienti (25 per cento) e usare maggiormente il trasporto pubblico (24 per cento).

La sfida ai cambiamenti climatici è una sfida totale, che riguarda il nostro futuro e comporta non solo un nuovo modo di produrre e consumare, ma anche un nuovo modo di costruire e di gestire i suoli e le acque. Una sfida complessiva che necessita l’assunzione di una visione di ecologia totale e la messa in discussione convinta della cultura consumistico-liberista in cui siamo immersi. 

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