Per i cittadini del G7 i loro governi non si stanno comportando come dei veri leader mondiali nella lotta al cambiamento climatico
A pochi giorni dalla chiusura del G7 Ambiente, Energia e Clima di Torino è possibile tracciare il quadro delle distanze che separano i governanti dalle loro opinioni pubbliche nazionali. La maggioranza dei cittadini del G7 ritiene che i paesi più industrializzati e ricchi dovrebbero fare di più per combattere il cambiamento climatico.
Contro i governi
Guidano gli italiani con il 69 per cento dell’opinione pubblica che spinge per un maggior impegno dei paesi del G7. Seguono i francesi (67), i tedeschi (63), i britannici (62), i canadesi (60), gli americani (59) e chiudono la classifica i giapponesi (54 per cento). Sono i dati che emergono dalla ricerca che ogni anno Ipsos global advisor realizza in 33 paesi del mondo, con un totale di 24.290 intervistati.
Per i cittadini del G7 i loro governi non stanno comportandosi come dei veri leader mondiali nella lotta al cambiamento climatico. Anzi, solo una minoranza dell’opinione ritiene che il proprio paese abbia un atteggiamento guida sul fronte del clima.
Si tratta solo del 20 per cento in Italia, del 12 per cento in Giappone, del 28 in Francia, del 29 in Canada, del 30 in Germania, del 34 in Gran Bretagna e del 35 per cento negli Usa. Le opinioni pubbliche dei G7 sono fermamente convinte che i propri governi dovrebbero sentirsi maggiormente coinvolti e impegnati nella lotta al cambiamento climatico. Un bisogno espresso dal 66 per cento degli italiani, seguiti da inglesi (59), francesi (57), statunitensi (56), tedeschi (44) e giapponesi (43).
Il fronte anti impazzimento del clima, secondo la maggioranza dei cittadini, dovrebbe essere sempre più compatto e dovrebbe vedere tutti i paesi uniti in un fronte comune. L’opinione dominante tra i cittadini fa perno sul concetto di unità di intenti e destino e sulla convinzione che sia possibile affrontare il cambiamento climatico solo se tutti i paesi lavorano e collaborano insieme.
Di questo avviso sono i francesi (77 per cento), seguiti da britannici (76), tedeschi (74) e italiani (73). Sotto i tre quarti del paese, ma pur sempre con una maggioranza schiacciante, si ritrovano le opinioni pubbliche di Canada (69), Usa (66) e Giappone (62). Non solo. Per la maggioranza dei cittadini del G7 i paesi sviluppati dovrebbero contribuire più degli altri a risolvere il problema. Un’idea avanzata con convinzione dall’opinione pubblica di Italia (61 per cento), Francia e Germania (54) e Gran Bretagna (52).
Con un po’ più di freni ma pur sempre a maggioranza relativa questa idea si ritrova in Usa (49), Canada (47) e Giappone (46).
Le opinioni sulle aziende
L’impegno nella lotta contro il cambiamento climatico non viene delegato solo ai governi. Un ruolo di primo piano lo dovrebbero svolgere anche le aziende dei singoli paesi e le multinazionali. Il 65 per cento dei francesi, infatti, afferma che resterebbe molto deluso se le proprie aziende e gli imprenditori del proprio paese non si impegnassero di più sul tema ambientale e dei mutamenti climatici.
Della medesima opinione sono il 58 per cento dei britannici, il 53 degli italiani, il 52 degli statunitensi, il 51 dei canadesi e, in fondo alla classifica, il 31 per cento dei giapponesi. Anche i cittadini devono, però, fare la propria parte. La maggioranza delle opinioni pubbliche ritiene necessario l’impegno di tutte le persone con piccoli cambiamenti nella vita quotidiana.
Una esigenza che coinvolge il 48 per cento dei giapponesi, il 62 di inglesi e canadesi, il 63 di germanici e il 64 di statunitensi. Guidano la classifica del bisogno di un maggior impegno da parte di tutte le persone gli italiani con il 70 per cento e i francesi con il 67 per cento.
A sostegno delle persone e per agevolare l’impegno ecologico e ambientalista dei cittadini, in tutti i paesi del G7, viene richiesto lo sviluppo di incentivi finanziari o riduzioni fiscali che consentano a tutti di fare acquisti di beni e servizi più rispettosi dell'ambiente. Un intervento sollecitato dal 42 per cento in Italia, dal 40 in Gran Bretagna, dal 39 in Germania, dal 38 in Canada, dal 37 negli Usa, dal 36 in Francia e dal 30 in Giappone.
L’analisi dei dati porta alla luce una profonda divergenza tra le dinamiche in atto nelle opinioni pubbliche e le scelte timorose, a passo di lumaca (quando non di gambero) dei governi del G7. Sul fronte ambientale, ferma restando l’esigenza di una profonda equità e sostenibilità sociale ed economica della transizione green, i cittadini appaiono convinti della necessità di premere sull’acceleratore, cercando di ridurre i tentennamenti e mettendo a disposizione risorse ingenti, adeguate alla posta in gioco.
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