Mentre l’Unione europea si ritrova per l’ennesima volta a discutere senza costrutto della distribuzione dei migranti, le persone che salpano in cerca di futuro continuano a morire durante la traversata
I migranti in Italia
Secondo i dati che il ministero dell’Interno italiano pubblica a cadenza giornaliera, a metà novembre 104.851 i migranti erano presenti sul territorio italiano. Più di 1.300 si trovano negli hotspot di Sicilia e Puglia, i restanti nei centri di accoglienza e centri Sai (Sistema accoglienza integrazione). Osservando la distribuzione territoriale, più del 10 per cento sono in Lombardia ed Emilia-Romagna.
Gli sbarchi registrati
Dal 2015 sono oltre 600 mila le persone che hanno raggiunto le coste italiane, circa 93 mila soltanto nel 2022. Un dato basso quello del 2019, soprattutto rispetto al 2015 e 2016, quando si superavano i 140mila arrivi in un anno.
Oltre 25mila morti o dispersi
Sono 25.271 i migranti dispersi o morte nelle Mediterraneo dal 2014. Secondo i dati disponibili, la rotta per l’Europa in cui sono registrati più decessi e dispersi è quella centrale (Libia-Italia).
Il “pull factor” non esiste
Il governo spesso cita il cosiddetto “pull factor” come motivo per intervenire nel gestire le navi Ong nel mediterraneo. Secondo questa teoria, la presenza di navi di organizzazioni non governative al largo del libia potrebbero fungere da incentivo per i trafficanti di esseri umani per organizzare le partenze dei migranti. Secondo la poca letteratura che c’è sul tema, questo nesso non esiste: non ci sono più partenze di migranti quando ci sono più navi Ong al largo.
Le richieste d’asilo
Il numero di richieste d’asilo in Italia è nettamente inferiore rispetto a paesi come la Germania o la Francia. Nel 2021 sono state solo 53mila le domande di asilo nel nostro paese: in Francia sono state 53.610 e in Germania 190.545.
© Riproduzione riservata