Trump ha promesso che nel primo giorno del suo secondo insediamento firmerà un ordine esecutivo che imporrà dazi del 25 per cento sulle merci in arrivo dal Messico e dal Canada. Un colpo anche alla compagnia automobilistica che in Messico impiega oltre diecimila persone
L’annuncio di Donald Trump di imporre dazi sulle merci provenienti dal Messico fa tremare anche Stellantis. La multinazionale franco-italiana detiene marchi storici dell’industria automobilistica statunitense, come Chrysler, Jeep e Dodge, che impiegano migliaia di lavoratori nei loro stabilimenti messicani, e le nuove tariffe potrebbero assestare un ulteriore colpo a un settore che sta attraversando profonde difficoltà, in Europa e oltreoceano. Dopo gli scioperi di quest’estate, si apre un nuovo fronte caldo nel mercato americano per Stellantis e, in attesa di una contromossa da parte dei vertici, il titolo di Wall Street registra un netto calo.
L’annuncio di Trump
Vecchio cavallo di battaglia del tycoon fin dalla sua prima discesa in campo nel 2015, il presidente eletto degli Stati Uniti (tramite un post sul suo social Truth) ha promesso che nel primo giorno del suo secondo insediamento firmerà un ordine esecutivo che imporrà dazi del 25 per cento sulle merci in arrivo dal Messico e dal Canada, e che questi rimarranno in vigore fino a quando migranti e sostanze illegali continueranno a varcare il confine.
«Sia il Messico che il Canada hanno l’assoluto diritto e il potere di risolvere questo problema antico e latente. Chiediamo loro dunque di usare questo potere, e finché non lo faranno, è giusto che paghino un caro prezzo», ha scritto Trump, che vuole usare quindi i dazi non solo come strumento protezionistico in ossequio al suo “America First”, ma anche e soprattutto come arma di ricatto per fermare l’afflusso crescente di migranti, che a milioni ogni anno varcano il confine meridionale con il Messico per entrare in territorio statunitense.
Con questa mossa Trump metterebbe di fatto fine allo United States-Mexico-Canada Agreement (USMCA), l’accordo commerciale che lui stesso aveva firmato nel 2018, in sostituzione del vecchio Nafta. L’imposizione dei dazi al 25 per cento costituirebbe un colpo non indifferente per le aziende che esportano verso gli Stati Uniti partendo da questi due paesi, azzerando di fatto il vantaggio competitivo della delocalizzazione. Stellantis, che in Messico impiega circa diecimila lavoratori, non fa eccezione.
Gli stabilimenti messicani
La multinazionale dell’auto è infatti presente nel Paese centroamericano con quattro stabilimenti: uno a Toluca, non lontano da Città del Messico, e tre a Saltillo, capitale dello Stato di Coahuila, nel nord del Paese. La fabbrica di Toluca è operativa dal 1968, impiega circa 2.500 persone e nei suoi 56 anni di storia ha prodotto anche la Fiat 500 per il mercato americano, mentre recentemente ha avviato la produzione della Jeep Wagoneer S, completamente elettrica.
A Saltillo invece, dove sono impiegati complessivamente più di 7mila lavoratori, si producono motori di grossa cilindrata e i pickup della Ram, tra le auto più vendute negli Usa.
L’imposizione dei dazi avrebbe effetti devastanti per tutto il distretto, con la possibilità concreta di tagli al personale. Senza contare gli effetti sull’indotto di un Paese ancora complessivamente povero, e che proprio nelle delocalizzazioni delle imprese statunitensi ha trovato un volano di crescita, che ora il nuovo Presidente è pronto a fermare.
Ma se le ripercussioni per gli stabilimenti messicani sono ancora tutte da vedere, quelle di Wall Street si vedono subito: dopo l’annuncio di Trump il titolo di Stellantis è calato di quasi 6 punti, per poi assestarsi al -2,5 per cento alla chiusura dei mercati. Ma le notizie peggiori anche su quel fronte potrebbero arrivare dopo l’insediamento, in programma il 20 gennaio 2025.
La reazione dei lavoratori
Chi invece non sembra aver reagito male alla notizia sono i lavoratori americani, che dopo due anni turbolenti, fatti di scioperi e trattative estenuanti per il rinnovo del contratto nazionale, vedono nelle politiche commerciali di Trump un’opportunità per consolidare i loro posti di lavoro, messi a repentaglio dalla concorrenza di Paesi dove la forza lavoro costa meno, proprio come il Messico.
Se infatti l’Uaw, il potente sindacato dei lavoratori dell’automotive, per mezzo del suo leader Shawn Fain ha appoggiato Kamala Harris alle ultime presidenziali, molti suoi iscritti hanno preferito votare per Trump e la sua piattaforma protezionistica. E aspettano solo che il tycoon passi ai fatti, con buona pace degli affari di Stellantis.
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