La nomina è passata quasi inosservata. Anche perché, nella gran girandola delle poltrone innescata dalla destra di governo, il nuovo componente del collegio sindacale dell’Agenzia del Demanio è andato a occupare una casella considerata marginale nell’organigramma dei grandi enti di Stato.

D’altronde, al ministero dell’Economia, praticamente nessuno aveva mai incrociato il commercialista romano Daniele Cuppone prima che il suo nome comparisse nella lettera d’incarico per uno dei tre posti di sindaco dell’agenzia che gestisce un patrimonio immobiliare pubblico di oltre 60 miliardi.

Il curriculum di Cuppone, 57 anni, elenca una serie di incarichi in piccole società e consorzi e in un paio di federazioni sportive, hockey su ghiaccio e football americano, discipline non esattamente tra le più ricche e popolari dalle nostre parti. Il documento agli atti dell’Agenzia del Demanio, però, non illustra per intero la carriera del professionista romano, che negli anni scorsi ha finito per incrociare anche la politica.

Infatti, secondo quanto Domani ha ricostruito, Cuppone è un professionista che vanta un consolidato rapporto con il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo.

Un rapporto di reciproca fiducia, a tal punto che il commercialista dall’anno scorso a libro paga del Demanio (11.700 euro all’anno), è stato scelto da Leo almeno in due occasioni come mandatario elettorale. Lo stesso Cuppone, secondo la documentazione depositata alla Camera, si è anche occupato delle dichiarazioni dei redditi della famiglia Leo, per la precisione quella di una delle figlie del viceministro.

Domani ha inviato alcune domande a Leo a proposito dei suoi rapporti con Cuppone, domande a cui il viceministro ha scelto di non rispondere.

Alle politiche del 2008 e poi ancora nel 2022, Cuppone è stato quindi incaricato di tenere la contabilità di tutte le spese della campagna di Leo, di cui doveva garantire la regolarità a norma di legge. Una volta eletto, il fedelissimo di Giorgia Meloni è approdato al ministero dell’Economia, come vice di Giancarlo Giorgetti. Proprio al Mef spettano le nomine all’Agenzia del Demanio, compresa quella dei sindaci.

Alla presidenza del collegio è andata Luisa D’Arcano, un’alta dirigente del dicastero. Per gli altri due posti, oltre a Cuppone, la scelta è caduta su Primo Ferranti, un commercialista con base a Tivoli, la cittadina laziale feudo di Francesco Lollobrigida, cognato della presidente del Consiglio. I due nuovi arrivati sono andati a sostituire Vittorio Dell’Atti, professore ordinario di economia aziendale con un’esperienza ventennale in materia di controllo contabile, e Sara Signa, una lunga carriera all’Eni come dirigente nella sezione compliance.

Azienda di famiglia

Dai documenti pubblici emerge che la carriera professionale di Cuppone ha incrociato anche in passato il politico Leo, già titolare di un grande studio tributario a Roma con clienti di prima grandezza tra aziende pubbliche e private, per quattro volte deputato a partire dal 2001, nonché, tra il 2009 e il 2011, responsabile del bilancio nella giunta capitolina di Gianni Alemanno. Nel 2010, mentre il futuro viceministro è assessore, Cuppone viene nominato presidente del collegio sindacale di Servizi Azionista Roma, società controllata da Roma Capitale, la holding del comune. Poco tempo dopo, siamo nel 2013, Cuppone diventa “consulente economico” della società FIE, come si legge nel suo curriculum depositato all’Agenzia del Demanio.

FIE è una sigla che sta per “Formazione Imprese ed Enti pubblici”. Questa srl, con sede e uffici nella capitale, ha avuto una vita piuttosto movimentata, con diversi cambi di proprietà nei primi anni dopo la fondazione. Le carte ufficiali rivelano che FIE è stata costituita a febbraio del 2013 da Ludovica e Alessandra Leo, figlie del tributarista romano che proprio in quel mese di febbraio stava per lasciare Montecitorio alla vigilia delle elezioni politiche del mese successivo.

Scopo dichiarato della società era “la formazione, l’informazione la consulenza, la ricerca in campo economico, finanziario, gestionale”. L’assetto di partenza viene però ben presto modificato. Alla fine del 2013 le due sorelle Leo escono di scena e cedono le loro quote.

Nel giro di un paio di anni il controllo viene rilevato dalla famiglia Gravina, a cui fa capo il gruppo Italpol, uno dei marchi più noti in Italia nel settore della vigilanza.

Con il passaggio di proprietà è cambiata anche la ragione sociale. La FIE delle sorelle Leo è diventata Italpol servizi fiduciari, con Giulio Gravina, imprenditore molto noto a Roma, nel ruolo di amministratore delegato.

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