- I magistrati contabili hanno accertato il mancato rispetto delle scadenze per il piano asili nido e ora dicono sono a rischio gli obiettivi a cui è legata l’erogazione dei fondi.
- La Corte dei Conti chiede subito un'accelerazione al ministero dell'Istruzione che promette di iniziare ad utilizzare il sistema di monitoraggio centralizzato del Pnrr a partire da questo mese.
- Si tratta di un caso di scuola che permette di ricostruire i veri ostacoli all’attuazione dei progetti in cui ognuno ha una responsabilità.
La Corte dei conti con una delibera firmata il 22 novembre scorso, inviata a tutti gli organi dello stato che si occupano di Pnrr, dalla cabina di regia presso la presidenza del Consiglio fino alle commissioni parlamentari, e resa pubblica ieri ha accertato che l’esecutivo Draghi non ha rispettato le scadenze del piano asili previste per il primo trimestre del 2022. I giudici contabili spiegano che l’esecutivo Meloni ora rischia di non centrare gli obiettivi finali, e chiede aggiornamenti al ministero dell’Istruzione entro 30 giorni.
La costruzione di una rete di asili nido in un paese con un tasso di occupazione femminile tra i più bassi in Europa è una delle priorità sia per l’Italia sia per l’Ue che finanzia buona parte di quei progetti. Eppure proprio questa misura bandiera sta mostrando tutti i problemi nella realizzazione del Piano di ripresa e resilienza che hanno poco a vedere con i rincari delle materie prime, molto invece con procedure farraginose e incapacità di spesa, e in cui tutti hanno le loro responsabilità.
I soldi per le scuole
Stiamo parlando dell’utilizzo di 3,7 miliardi di euro per la ristrutturazione, la conversione e la costruzione di strutture per i bambini dagli zero ai sei anni.
Tre miliardi sono fondi europei, due miliardi del Recovery fund e un miliardo dei fondi di coesione, di cui 2,4 miliardi destinati alla fascia di età per cui ci sono meno strutture, cioè quella degli asili nido. Altri 700 milioni di spesa tra 2021 e 2025 erano già stati previsti dal governo italiano. Questi ultimi erano progetti già «in essere» – le procedure sono iniziate nel 2021 – ma sono stati fatti confluire nel piano complessivo da 3,7 miliardi. Entro il 31 marzo 2022 dovevano essere selezionati i progetti dell’una e dell’altra categoria.
A quella data però sono stati approvati solamente una parte dei progetti da finanziare con i fondi del governo, per un controvalore di 200 milioni: in totale il 5,58 per cento dello stanziamento complessivo. Un ritardo che, seppur non «del tutto ingiustificato», secondo i magistrati contabili «rischia di pregiudicare» il raggiungimento del traguardo per il 2023 «con conseguenze negative sulle erogazioni dei fondi» del Pnrr.
I nuovi progetti
Come trovare il personale per sbloccare il PnrrPer i “nuovi” progetti, dice la relazione della Corte dei conti, la prima scadenza stabilita il 28 febbraio 2022 è stata rinviata di un mese, al 31 marzo. Motivo: le candidature arrivate da diverse regioni erano inferiori ai posti disponibili. Per aumentarle, il ministero ha pagato una campagna pubblicitaria sulla Rai, ha inviato la comunicazione e ha coinvolto le prefetture e l’agenzia per la coesione territoriale. A questo punto, le candidature e la richiesta di risorse sono aumentate dell’88 per cento.
Le candidature sono risultate poche anche nel caso del secondo bando. Sono insufficienti, infatti, quelle per la costruzione di asili per i bambini dagli zero ai due anni da parte delle regioni del sud che dovrebbero prendersi una buona fetta dei fondi: in particolare più del 55 per cento dei fondi del Recovery per gli asili nido, anche se secondo uno studio dell’Ufficio parlamentare di bilancio restano problemi di ripartizione dei finanziamenti, alla Campania infatti sono stati destinati meno fondi del necessario.
In ogni caso, le strade dei comuni del nord e del sud si sono divise: per le regioni del mezzogiorno sono stati riaperti i termini di accesso ai fondi fino al 31 maggio. È stata anche data priorità ai comuni della Basilicata, del Molise e della Sicilia. Per i comuni del nord Italia, invece, è stata avviata l’istruttoria sulle candidature ricevute.
Le candidature per gli asili nido si sono fermate a un importo sotto i due miliardi di euro rispetto ai 2,4 miliardi disponibili, ma i fondi sono stati dirottati anche sulle scuole dell’infanzia. Ma i problemi continuano. I magistrati contabili, infatti, per tutto questo periodo, hanno monitorato gli avanzamenti del piano.
Il decreto con cui è stato impostato il Pnrr ha previsto che per inserire i dati dei diversi progetti venga utilizzato il sistema di informazione ReGis della Ragioneria dello stato. Ma a luglio il ministero dell’Istruzione ha riferito alla Corte dei conti di continuare a utilizzare i vecchi sistemi di raccolta delle informazioni, come l’anagrafe degli edifici scolastici, per poi riversare i dati sull’altro sistema. Un metodo contestato dalla Corte perché permetterebbe agli enti locali di non trasmettere con trasparenza tutti i dati.
Per i progetti dei nuovi asili, quelli più problematici, oltre all’Agenzia della coesione è stata coinvolta anche Invitalia con il compito di stipulare accordi coi comuni per l’affidamento dei servizi tecnici. Ma solo nelle prime due fasi del piano si è accumulato un ritardo di quattro mesi e mezzo.
Di conseguenza, tutte le altre scadenze sono slittate. E ora le gare per gli appalti hanno termini molto ravvicinati a quello generale di aggiudicazione dei lavori, fissato per il 30 giugno 2023. Il giudizio della Corte dei conti è netto: c’è stato un difetto di programmazione dei tempi ed evidenti criticità negli strumenti di accompagnamento al progetto.
Ancora nel limbo
Impressionante è che il ritardo si sia accumulato sia sui progetti nuovi sia su quelli in essere. Anche tra i 143 progetti della prima tranche, cioè quelli più avanzati dal punto di vista della procedura del bando di gara, il 40 per cento non aveva ancora una progettazione definitiva. Due di quelli ammessi sono stati classificati addirittura come “nessun livello di progettazione”. Quarantatré erano allo studio di fattibilità.
Tra quelli che avevano una progettazione definitiva o addirittura esecutiva, dopo otto mesi dalll’aggiudicazione del finanziamento, nessuno dei 21 comuni campione interpellati dalla Corte dei conti ha ancora aggiudicato i lavori. E questo nonostante i solleciti anche da parte dell’esecutivo.
Poi ci sono 238 progetti ammessi solo il 22 settembre scorso, con una procedura che si è protratta per oltre un anno. Si tratta dei progetti finanziati con fondi a bilancio del ministero dell’Interno, ma la cui selezione e la responsabilità era stata affidata al ministero dell’Istruzione.
Lo stesso ministero, infatti, si giustifica dicendo che «la procedura che vede coinvolti diversi ministeri» è risultata piuttosto complessa anche perché, abbastanza incredibilmente, «non prevedeva la produzione di documentazione al momento della candidatura».
Per i nuovi progetti, l’8 settembre sono state approvate le graduatorie, ma non definitive: il 64 per cento degli interventi è stato ammesso con riserva. Il ministero ha spiegato alla Corte dei conti che il 26 ottobre l’unità di missione del Pnrr ha provveduto all’ammissione definitiva, ma dalla delibera della Corte risulta che rimangono ancora 390 progetti nel limbo e 35 hanno direttamente rinunciato.
Il ministero dell’Istruzione ha promesso di iniziare a utilizzare direttamente il sistema di monitoraggio ReGis a partire da dicembre, cioè da questo mese, a quasi due anni dall’inizio dei lavori per il Pnrr. Mentre il governo continua a sostenere la necessità di una revisione del Piano, come del resto stanno facendo altri paesi. Ieri è stata accettata la richiesta del Lussemburgo, qualche decina di milioni di fondi Ue da spendere, e anche la Germania, con meno di un decimo dei nostri fondi, ha avanzato la sua, motivata dal ritardo di un progetto ferroviario.
Per l’Italia viene da chiedersi: se questa è la situazione del piano degli asili nido, uno dei primi a essere avviati e quello di cui si dispongono al momento più informazioni, come saranno gli altri?
© Riproduzione riservata