Elbano de Nuccio è un fan del governo e non fa niente per nasconderlo. L’anno scorso, per dire, spiegò il suo rapporto con il viceministro Maurizio Leo con poche affettuose parole. «Ci sentiamo più io e Leo che le rispettive signore», confessò il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti. Era maggio del 2023 e da allora il rapporto tra De Nuccio e Leo, regista della riforma fiscale e fedelissimo di Giorgia Meloni, è diventato se possibile ancora più stretto.

Sono l’uno l’ombra dell’altro, scherzano spesso tra loro i dirigenti di una delle lobby più influenti d’Italia. Una lobby blandita e corteggiata dalla premier, che da subito ha tentato di arruolare i commercialisti tra le fila degli amici del governo.

Abbiamo bisogno di voi «per scrivere un nuovo patto fiscale per l’Italia», gettò l’amo Meloni da poco approdata a Palazzo Chigi. Detto, fatto. Il nuovo fisco targato centrodestra, a uso e consumo dei piccoli imprenditori e delle partite Iva, ha subito trovato l’adesione entusiastica di de Nuccio, da giugno del 2022 eletto a capo dell’ente che rappresenta i 120mila commercialisti italiani. Un presidente tifoso, che indica la rotta agli amici al governo.

Concordato e condoni

Prendiamo il concordato preventivo biennale che ha di fatto spianato la strada a un condono tombale per un esercito di evasori. L’ente guidato da de Nuccio in estate ha proposto un ulteriore sconto, sotto forma di flat tax, per chi aderiva alla proposta dell’erario.

Nel giro di poche settimane il governo ha accolto il suggerimento e corretto il provvedimento. E adesso che la riforma è stata cambiata ancora con un condono sui guadagni non dichiarati dal 2018 al 2022, de Nuccio chiede una proroga alla scadenza del 31 ottobre, a sua volta frutto di una proroga.

Qui pare difficile che il ministero dell’Economia dia luce verde all’ennesima correzione in corsa che premia gli evasori, ma intanto la lobby guidata da de Nuccio è già passata all’incasso altrove.

La tregua fiscale, eufemismo che nasconde sconti e rateizzazioni varie per chi non ha pagato le tasse, ricorre in molte delle proposte dei commercialisti e strada facendo è diventata anche la stella polare dell’azione di governo.

Perfino sull’annosa questione dei balneari de Nuccio ha trovato uno strapuntino per sé stesso e la sua categoria grazie a un provvedimento messo a punto dall’esecutivo a settembre. In base alla nuova norma, gli indennizzi a favore dei concessionari uscenti saranno fissati da un professionista scelto dall’ente pubblico concedente in una rosa di cinque nominativi indicati, recita il testo, “dal presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti”, cioè lo stesso de Nuccio.

Amici pugliesi

Del resto, è noto che il dossier balneari è stato l’ultimo gestito dal ministro Raffaele Fitto prima della designazione a Bruxelles come commissario. Proprio il pugliese Fitto, oltre a Leo, è uno dei punti di riferimento di de Nuccio, che è barese. La nomina (in attesa di conferma) è stata salutata da un comunicato ad hoc del Consiglio nazionale dell’Ordine dei commercialisti. “Congratulazioni a Fitto, il suo un ruolo strategico”, si legge nella nota ufficiale dell’ente, una nota che suona piuttosto irrituale, visto che nulla c’entra con questioni legate alla professione.

La comune origine pugliese lega de Nuccio anche al viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, anche lui, come Fitto, più volte ospite a eventi promossi dall’ente dei commercialisti. Proprio Sisto, a maggio di quest’anno, ha annunciato la costituzione di un tavolo di confronto del governo con le professioni a cui ha fatto seguito un decreto sulla cabina di regia che comprende i rappresentanti di commercialisti, avvocati e notai. Due novità salutate con entusiasmo da de Nuccio, che ha invece dovuto far fronte alle polemiche interne alla categoria per i due incarichi affidati dal Consiglio nazionale dei commercialisti al Roberto Eustachio Sisto, figlio del viceministro e avvocato, a cui si aggiunge una consulenza per la Fondazione nazionale commercialisti. Tre contratti che valgono in totale circa 43mila euro.

De Nuccio resta comunque ben saldo al vertice. L’opposizione interna lo preoccupa fino a un certo punto, anche perché ha molto altro da fare. Il commercialista barese, 54 anni, titolare di un avviato studio, ha trovato il tempo per conseguire l’abilitazione universitaria da professore associato, da giugno 2023. A febbraio del 2024, de Nuccio ha poi vinto un concorso in cui era l’unico partecipante per un incarico come docente di economia aziendale all’Università pugliese Lum, lo stesso ateneo privato dove già figurava come docente a contratto.

Dagli atti ufficiali risulta che a partire dal 2022 de Nuccio ha firmato una dozzina di lavori di ricerca accademici, ma il grosso del suo tempo è stato dedicato a rappresentare i commercialisti in svariati eventi e iniziative in tutta Italia. E così nel 2023 ha accumulato ben 181 giorni di trasferta, che gli hanno fruttato 64mila euro di indennità per assenza dallo studio, una somma che va ad aggiungersi 66mila euro di compenso come presidente dell’ente. I suoi rimborsi spese, tra viaggio vitto e alloggio, ammontano invece, sempre il 2023, a 113mila euro.

Nel 2024 le indennità sono state aumentate 72.600 euro per la carica e a 500 euro al giorno per l’assenza dello studio “in considerazione della particolare ed intensa attività di rappresentanza istituzionale svolta”. Un’attività davvero intesa se è vero che per ben 180 giorni de Nuccio è stato costretto ad assentarsi dal suo studio. Questo però non gli ha impedito di conquistare un’altra poltrona di rilievo, quella di sindaco del Banco Bpm, la terza banca italiana che gli ha versato 86mila euro lordi per sette mesi di lavoro.

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