«Dobbiamo archiviare la logica dei bonus, per alcuni, utili spesso soprattutto alle campagne elettorali», diceva la premier durante il discorso programmatico alla Camera. Appena arrivata a Palazzo Chigi ha fatto l’esatto contrario, proponendo una serie di misure una tantum: l’ultima è la card Dedicata a te. E altre sono al vaglio per le prossime settimane contro il caro-benzina e per favorire la natalità
Un tempo i bonus erano tutti «inutili», almeno secondo il Meloni-pensiero. Alcuni come il Superbonus sono stati etichettati, nelle ultime ore, come un «disastro» e «una truffa». Ma se i bonus degli altri sono sempre sporchi cattivi, quelli propri sono belli e buoni.
E così, con il governo Meloni è tutto un fiorire di misure una tantum, mancette, che spaziano dalla tessera prepagata per l’acquisto di alimenti fino alla prossima introduzione di un intervento palliativo contro il caro-benzina. E senza dimenticare le eredità, spesso confermate, dei precedenti governi. Giorgia Meloni, nei panni di premier, ha insomma ceduto alla tentazione di provvedimenti a tempo. Tradendo l'ennesima promessa.
Indietro tutta
Il timing racconta di un rapido ripensamento. «Dobbiamo archiviare la logica dei bonus, per alcuni, utili spesso soprattutto alle campagne elettorali, in favore di investimenti di medio termine destinati al benessere dell’intera comunità nazionale», vaticinava la neo-presidente del Consiglio, durante il discorso programmatico alla Camera. Era un messaggio diretto ai partiti e ancora di più al Paese: basta provvedimenti palliativi. In effetti da Conte a Draghi, e ancora prima con Matteo Renzi, la strategia del bonus è stata perseguita spesso nell’azione di governo. E Meloni ha già dato continuità a questa rotta. Anzi, un cambiamento si è percepito: questo esecutivo ha scelto una versione ridotta rispetto agli altri, sono fratelli poveri, mettendo a disposizione una quantità inferiore di risorse.
Il caso di scuola è quello della prepagata Dedicata a te, decantata dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: sono 382,5 euro, destinati ai nuclei familiari di almeno tre persone con Isee inferiore a 15mila euro. La somma è poco più di un libretto di buoni pasto rafforzato ed è spendibile esclusivamente per l’acquisto di beni di prima necessità, con tanto di elenco prescritto dal governo. Finita la dotazione, i beneficiari (1,1 milioni di italiani, secondo il ministro) dovranno arrangiarsi. E dire che l’iniziativa è stata la risposta mediatica alla cancellazione del Reddito di cittadinanza. Proprio mentre partivano gli sms che annunciavano lo stop al sussidio alle famiglie più in difficoltà, è stata presentata in pompa magna la carta, prevista già nella scorsa Legge di Bilancio.
La differenza tra i due strumenti è oceanica: il plafond della card è limitato e non rinnovabile, il Rdc forniva un supporto continuativo. La tessera si configura come un bonus uguale agli altri, sebbene con meno soldi da elargire. Meloni ha deciso di mettere in campo ulteriori interventi una tantum. È già al vaglio del governo una carta ricaricabile per il carburante. Lollobrigida ha riferito che si sta valutando se e come allargare la fruizione di Dedicata a te. L’alternativa è uno strumento ad hoc per fare il pieno alla pompa di benzina. Non è finita qua. Il ministro, in un’intervista a Il Sole 24 Ore, ha aggiunto che la tessera «si potrebbe implementare con altri benefici per favorire sport e cultura».
Pioggia di card
Dalla tesi “zero bonus” alla pratica di “una card per tutto”, il passo è stato breve. Tanto che ora si discute di un supporto aggiuntivo, da inserire nella prossima manovra, per il secondo figlio. Il sostegno è pensato per incentivare la natalità, erogando una somma per coprire alcune spese. E di fatto cozzando contro il principio alla base dell’assegno unico e universale introdotto con lo scopo di disboscare la giungla delle singole misure per le famiglie con figli a carico.
Del resto già nei mesi scorsi, Meloni aveva dimostrato che la promessa di dire addio agli interventi una tantum non sarebbe stata mantenuta. Il caso emblematico è quello del bonus trasporti, confermato seppure in versione depotenziata. Draghi aveva garantito uno sconto di 60 euro per i redditi inferiori a 35mila con il nuovo esecutivo la soglia per avanzare la richiesta è stata portata a 20mila euro. Un altro bonus, travestito da incentivo aziendale, è la detassazione, fino a 3mila euro, dei fringe benefits, i compensi aziendali pagati con beni e servizi, senza versamento di denaro.
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