- In Spagna e Portogallo arriverà presto il tetto al prezzo del gas: sarà a 40 euro a MW/h, e verrà imposto sul metano per la produzione di energia elettrica.
- In realtà non sarà un vero tetto al prezzo, ma un conguaglio alle compagnie energetiche che si approvvigionano di metano per tenere bassi i prezzi. La differenza con il prezzo reale ricadrà in bolletta su tutti i consumatori, ma i benefici saranno superiori alla spesa.
- Nel resto d’Europa la situazione è ben diversa. Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha parlato a più riprese dell’ipotesi un tetto del prezzo del gas all’ingrosso per far valere il potere d’acquisto dell’Europa su Mosca, e ottenere così il doppio beneficio di tagliare i profitti della Russia e abbassare i prezzi per famiglie e imprese.
In Spagna e Portogallo arriverà presto il tetto al prezzo del gas: sarà a 40 euro a MW/h, e verrà imposto sul metano per la produzione di energia elettrica. Lo scopo è quello di slegare l’andamento del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas.
Il prezzo di mercato dell’energia elettrica che pagano i compratori non è il prezzo di produzione di ciascun fornitore, bensì il prezzo del fornitore marginale. In Spagna, così come Italia, si rifà al produttore di energia elettrica dal gas, la tecnologia che consente rapide accensioni e spegnimenti in base alle richieste del mercato.
In questo modo all’aumentare del prezzo del metano cresce anche quello dell’energia elettrica. In realtà, e come anticipato nei giorni scorsi dal governo spagnolo, i produttori di elettricità dal gas pagheranno il metano allo stesso prezzo di tutti i colleghi europei, ma poi il gestore del mercato elettrico gli riconoscerà un conguaglio che li indennizzerà per il maggiore costo rispetto ai 40 euro stabiliti.
Se il tetto venisse applicato ai distributori di gas infatti si rischierebbe un dirottamento delle loro forniture altrove. La misura, si legge in un approfondimento del Fatto Quotidiano, beneficerà circa il 40 per cento delle famiglie spagnole e il 70 per cento delle industrie, che pagano attualmente il prezzo regolamentato riverberandosi poi sul mercato libero.
Il prezzo finale dell’energia sarà perciò inferiore del 30 per cento. Il tetto non sarà applicato sulle tariffe elettriche delle forniture internazionali, che sono attualmente una piccola fetta.
A pagare il conguaglio, come accade molto spesso in questi casi, saranno direttamente i clienti, con un’apposita voce in bolletta. Secondo le stime date dalla ministra spagnola alla transizione ecologica, Teresa Ribera Rodriguez, la tariffa dovrebbe costare in totale 6 miliardi.
Il vantaggio tuttavia sarà certamente superiore al costo, perché in Spagna e Portogallo la produzione da metano è di circa il 15 per cento, grazie anche alla produzione di elettricità da fonti rinnovabili più abbondante che in Italia. In questo modo il conguaglio riconosciuto sarà inferiore rispetto al beneficio complessivo dato dalla riduzione del prezzo.
L’Italia, Eni ed Enel
Il via libera definitivo della Commissione arriverà a breve e creerà un caso internazionale. La differenza di prezzo infatti porterà gioco forza a una distorsione in termini di concorrenza, visto che le imprese spagnole e portoghesi avranno un prezzo dell’elettricità inferiore rispetto alle sorelle europee. Non a caso il presidente del Consiglio Mario Draghi spalleggiato da tutto l’esecutivo ha chiesto da settimane che il tetto al prezzo del gas venga stabilito a livello comunitario.
La struttura a livello dell’Unione però sarebbe certamente diversa. La Commissione Ue si prepara a varare per il prossimo 18 maggio il provvedimento RePowerEu per far fronte alla necessità di diversificazione energetica e nel testo la Commissione ammette l’ipotesi che qualora il prezzo subisse drastici innalzamenti si potrebbe inserire un “price cap”. Tuttavia si legge che bisognerebbe riflettere accuratamente in quale punto della filiera della produzione di energia imporre il nuovo tetto.
L’ipotesi spagnola sarebbe difficile da generalizzare per più motivi. Con il modello spagnolo le imprese che utilizzano il metano continuerebbero ad acquistare il prezzo senza beneficio per questa parte dei consumi, inoltre la riduzione del costo sul fronte dell’elettricità avrebbe un rapporto costo-benefici decisamente diverso da paese a paese.
Questo schema avrebbe un peso maggiore per l’Italia. Infatti a differenza della Spagna, la produzione di energia elettrica da impianti termoelettrici è molto più alta e arriva quasi alla metà del totale. Immaginare una “compensazione” sulla materia prima metano significherebbe caricare i consumatori di costi ben diversi.
Sul fronte geopolitico ipotizzare un “conguaglio spagnolo” servirebbe a poco, visto che gli acquisti che beneficiano la Russia resterebbero intatti se non per un’auspicabile effetto a catena sul prezzo.
Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha parlato a più riprese dell’ipotesi di un tetto del prezzo del gas all’ingrosso per far valere il potere d’acquisto dell’Europa su Mosca, e ottenere così il doppio beneficio di tagliare i profitti della Russia e abbassare i prezzi per famiglie e imprese. Le compagnie energetiche italiane, come Eni ed Enel, si sono dette d’accordo con il “price cap”, ma non hanno mai specificato secondo quale meccanismo.
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