Il più grande operatore privato punta alla fusione con Aspi controllata da Cdp. Profitti in crescita, ma sul bilancio del gruppo pesano gli oneri finanziari in aumento
La madre di tutte le fusioni, le nozze tra Autostrade per l’Italia (Aspi) a controllo pubblico e il gruppo Gavio, resta ferma in attesa si risolvano i contrasti interni al governo su un dossier che da tempo è all’attenzione di Palazzo Chigi. Nel frattempo, però, da casello a casello continuano a correre gli affari. E cambiano gli equilibri tra l’operatore pubblico, l’Aspi che fa capo a Cassa depositi e prestiti (Cdp), e la principale società privata del settore, la holding Astm dei Gavio, presieduta dall’ex ministro Angelino Alfano.
Proprio ieri, per esempio, è andata in porto la vendita della quota di controllo della Tangenziale esterna di Milano (Tem), un raccordo di 35 chilometri che corre oltre i confini orientali della metropoli e di fatto unisce il tracciato di due grandi autostrade, quella verso Venezia con quella che conduce a Bologna. Una strada, insomma, che percorre una delle aree più trafficate del paese.
Privatizzazione
L’operazione è complessa, perché coinvolge una holding e una società operativa, ma riassumendo al massimo si può dire che il gruppo Gavio pagherà circa 230 milioni per passare dal 25 per cento circa di Tem che già possedeva al 77,4 per cento. A giochi fatti, quindi, Astm avrà il controllo dell’autostrada lombarda.
A farsi da parte è stato il socio pubblico, cioè Aspi, che per circa 140 milioni ha venduto una quota del 25 per circa più un credito nei confronti di Tem. Altri 90 milioni circa sono andati all’impresa di costruzioni Pizzarotti per una partecipazione del 10,1 per cento nella società operativa TE (Tangenziale Esterna).In altre parole, è andata in scena una privatizzazione: l’azienda di Stato ha venduto alla holding dei Gavio che già controlla 13 concessioni in Italia per un totale di oltre 1.400 chilometri in buona parte nel Nordovest, a cominciare dalla Milano-Torino.
A guardare il conto economico, le due società appena vendute non se la passano molto bene. Tem ha fatto segnare mezzo milione di euro di perdite nel 2023, mentre Tangenziale esterna, a cui fa capo la gestione dell’autostrada, è andata in rosso di 4,5 milioni su un giro d’affari di 85 milioni di euro.
Per il futuro, però, Beniamino Gavio, a cui fa capo il controllo del gruppo di famiglia, scommette su un incremento del traffico unito a un ulteriore adeguamento al rialzo dei pedaggi, dopo quelli che sono già stati autorizzati dal governo per il 2023 (più 4,34 per cento) e per il 2024 (più 2,3 per cento).
Va detto, comunque, che la tangenziale esterna di Milano, inaugurata meno di dieci anni fa, nel 2015, e costata oltre 2 miliardi di euro, non ha mantenuto le promesse in termini di traffico, che è rimasto al di sotto delle attese. Mentre sui conti della società pesano gli oneri finanziari di un debito ancora imponente. Gavio, comunque, può permettersi di aspettare. Il bilancio del gruppo appena approvato dall’assemblea dei soci segna profitti per 188 milioni nel 2023 contro i 40 milioni circa del 2022. L’utile operativo, quello che esclude ammortamenti e interessi sui debiti, ha toccato i 1,8 miliardi in crescita del 44,7 per cento sull’anno precedente. I proventi da pedaggio sono aumentati in Italia (più 4 per cento circa), ma soprattutto in Brasile (più 58 per cento) dove la controllata EcoRodovias è il più importante gestore di autostrade del paese sudamericano.
Debiti e pedaggi
Ancora non basta, però. La richiesta è quella di ottenere al più presto il via libera ai piani economico-finanziari (Pef), sulla base dei quali, come prevedono le norme in materia, l’authority di controllo approverà i nuovi piani tariffari, cioè, in sostanza, l’aumento dei pedaggi delle varie concessionarie autostradali. In caso contrario, è la tesi della società, sarà inevitabile che si creino “situazioni di tensione finanziaria”.
Del resto, proprio l’indebitamento è la voce di bilancio che più condiziona il futuro del gruppo. Nel bilancio 2023 i debiti finanziari netti sfiorano i 6,5 miliardi e sono cresciuti di circa un miliardo a livello consolidato, a causa, si legge nei conti, dei costi per gli investimenti autostradali in Italia e in Brasile. Questo significa che nell’arco di un anno gli oneri finanziari sono aumenti di un terzo, passando da 473 a 631 milioni. Una zavorra che finisce per ridurre di molto la redditività della gestione caratteristica, quella autostradale. Non per niente i Gavio negli anni scorsi hanno scelto la strada dell’alleanza con il fondo di private equity francese Ardian, che ha rilevato una partecipazione del 49,5 per cento nella holding di famiglia a cui fa capo il gruppo.
Proprio il peso dei debiti sarebbe la principale motivazione che adesso spingerebbe a un accordo con Aspi. Resta da capire quale sarebbe il vantaggio di un’eventuale alleanza per il socio pubblico.
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