Lo snodo più importante del nuovo regime di pagamenti delle materie prime russe sarà Gazprombank, il braccio finanziario del gigante russo. Attraverso un sistema di due conti paralleli, uno in euro e uno in rubli, l’istituto finanziario indirettamente in mano pubblica gestirà i pagamenti dei “paesi ostili”
Il nuovo regime di pagamenti delle forniture russe che arrivano in Europa esclusivamente in rubli dà un nuovo ruolo a Gazprombank, il braccio finanziario del gigante del gas russo.
La banca è stata fondata nel 1990, e dispone a sua volta di una lunga serie di controllate, tra cui banche locali, una società editoriale e un’azienda che produce infrastrutture pesanti.
I pagamenti
Da quando Vladimir Putin ha ordinato che gli stati “ostili” dovranno continuare a pagare in rubli le forniture russe, Gazprombank è lo snodo principale di questo scambio. Lo schema è semplice: i paesi “ostili” dovranno aprire un conto speciale presso la banca, un cosiddetto “conto K”.
Si tratta di due conti paralleli, uno denominato in euro, l’altro in rubli: Gazprombank si incarica di scambiare sulla Borsa di Mosca la valuta estera ricevuta in rubli, da accreditare poi sul secondo conto. Da lì partirà il pagamento della fornitura diretto a Gazprom, che, una volta ricevuto il denaro, farà partire la consegna.
In ogni caso, il decreto del presidente russo Vladimir Putin sul passaggio ai rubli per il gas russo non si applica al gas già fornito, ha affermato l'addetto stampa del leader russo Dmitry Peskov. La decisione di far pagare in rubli le forniture di gas ai “paesi ostili” potrebbe essere annullata in futuro a certe condizioni, ma al momento è «l'opzione più affidabile» ha detto Peskov.
Le indicazioni contraddittorie arrivate negli ultimi giorni dal Cremlino hanno portato i governi a chiedere maggiori informazioni. Il timore che il pagamento in rubli possa diventare l’unico modo di ottenere il gas russo aveva portato Francia e Germania ad annunciare di essere pronte a sospendere la fornitura. La Germania ha contestualmente attivato il primo step del piano di emergenza per il gas.
La banca
Gazprombank, che dal 2007 è una Open joint stock company, è partecipata da Gazprom al 27 per cento, mentre la società a responsabilità limitata Gazprom capital ne possiede il 21 per cento. Il Fondo pensionistico Gazfond invece controlla il 41 per cento. La banca statale per lo sviluppo e gli affari esteri (Vnesheconombank) possiede l’8 per cento delle azioni. L’istituto finanziario è quindi indirettamente controllato dallo stato.
Il fatturato del 2020 è stato di 392 miliardi di rubli (4,2 miliardi di euro), l’utile netto a 56 miliardi di rubli (608 milioni di euro).
Stati Uniti e Unione europea avevano sanzionato la banca già nel 2014 dopo l’invasione da parte della Russia della Crimea. In quell’anno, la banca ha ricevuto fondi pubblici per 560 milioni di euro.
Nel 2022, dopo l’invasione dell’Ucraina, la Gazprombank non è stata invece soggetta, così come la Sberbank, all’esclusione dal sistema finanziario Swift, che invece ha colpito altre banche russe. La motivazione era proprio la necessità di tenere aperto un canale per i pagamenti delle forniture di materie prime.
Negli ultimi cinque giorni, l’azienda madre Gazprom aveva totalizzato un aumento del valore delle sue azioni del 24 per cento.
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