Il prossimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ama definirsi l’uomo dei dazi e, nel corso della campagna elettorale appena conclusasi con il suo successo, ha avanzato una serie di proposte in materia di commercio estero, tra cui una che, se approvata, gli consentirebbe di aumentare unilateralmente i dazi doganali su qualsiasi bene importato negli Usa per eguagliare quelli eventualmente imposti da paesi stranieri.

Si tratta di un meccanismo, basato sul principio di reciprocità, incompatibile con il sistema dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc), e che potrebbe essere applicato a ogni settore degli scambi internazionali, ivi compreso quello del commercio digitale.

L’adozione di una disciplina “globale” per il commercio digitale – che sia cioè indistintamente applicabile a tutti gli stati – è quindi, e ormai da tempo, di fondamentale importanza: l’e-commerce ha registrato una crescita esponenziale e in questo settore, più che in altri, la differenza tra le regole nazionali applicabili costituisce motivo di incertezza e di ostacolo agli scambi.

Accordi internazionali

Alcuni stati hanno pensato di risolvere parzialmente questa situazione inserendo alcune norme sull’e-commerce in accordi commerciali bilaterali o plurilaterali relativi al commercio “tradizionale”, ma da ultimo, finalmente, si registra una certa tendenza alla conclusione di accordi internazionali specifici in materia di commercio elettronico.

Il 25 luglio 2024, ad esempio l’Ue ha concluso con Singapore un accordo specifico sul commercio digitale e, appena un giorno più tardi, dopo cinque anni di trattative, ben 82 membri dell’Omc hanno raggiunto l’accordo su un testo che stabilisce proprio le prime regole “globali” sul commercio elettronico, l’Agreement on Electronic Commerce (Aec).

Resta da vedere cosa accadrà con il cambio di amministrazione. Va detto, però, che in materia di scambi commerciali e, in particolare in seno all’Omc, gli Usa hanno generalmente tenuto un atteggiamento coerente, e tendenzialmente protezionistico, indipendentemente dall’orientamento politico dell’amministrazione in carica e che, nel 2023, l’e-commerce transfrontaliero ha rappresentato solo il 3 per cento dell’e-commerce Usa.

L’Aec

Per comprendere appieno la portata dell’Aec va chiarito che l’Omc amministra due tipologie distinte di accordi commerciali: quelli multilaterali, i quali, in forza del principio dell’impegno globale, una volta approvati vincolano tutti i membri dell’Organizzazione, e quelli plurilaterali, i quali, invece, si caratterizzano per una logica à la carte e li lasciano liberi di aderire o meno.

Il primo approccio era stato adottato, sin dal 1998, in materia di commercio elettronico. Ciò, tra le altre cose, aveva condotto a un impegno provvisorio (una “moratoria”) degli stati a non imporre dazi doganali sulle transazioni elettroniche, impegno che era stato sempre periodicamente, rinnovato. All’inizio del 2024 abbiamo però forse assistito all’ultimo di questi rinnovi. Durante la Conferenza ministeriale tenutasi ad Abu Dhabi, gli stati dell’Omc hanno deciso che l’impegno sarà mantenuto solo fino a marzo 2026 o, in alternativa, fino alla prossima riunione della Conferenza stessa, a seconda di quale dei due eventi si verificherà per primo.

Ora, lo spirare della “moratoria” è collegato al fatto che proprio l’Aec contempla una (quasi) definitiva messa al bando dei dazi doganali sulle trasmissioni elettroniche. La previsione in parola, però, se da un lato porterebbe alla definitiva certezza del divieto di imporre dazi doganali sulle transazioni elettroniche, dall’altro potrebbe comportarne un indebolimento, quanto meno sotto il profilo soggettivo, per il fatto di essere inserito in un accordo di portata plurilaterale.

Peraltro, anche perché l’Aec possa essere inserito nell’elenco degli Accordi plurilaterali amministrati dall’Omc, è necessario che venga approvato all’unanimità dalla Conferenza dei ministri dell’Organizzazione: ciò, ovviamente, potrebbe costituire un’ulteriore difficoltà alla sua entrata in vigore.

Quanto al suo contenuto materiale, l’Aec mira a creare un quadro che faciliti l’uso degli strumenti elettronici per le transazioni commerciali. Peraltro, consapevole delle difficoltà tecniche che i paesi meno sviluppati potrebbero incontrare, allunga i tempi per la sua implementazione da parte loro fino a sette anni, e a loro favore adotta un approccio di best endeavour, imponendo ai paesi industrializzati di fornire ai primi assistenza tecnica e supporto.

Inoltre, il testo mira a rafforzare la fiducia, non solo delle imprese, ma anche delle persone nel commercio digitale, e include disposizioni sulla protezione dei consumatori e dei dati personali online, sulla gestione dello spam, e sulla sicurezza informatica.

La questione sicurezza

Proprio la questione della sicurezza, specie nella sua forma, oggi molto in voga, della cybersecurity costituisce elemento di grande importanza nell’economia del testo approvato: pur imponendo obblighi di liberalizzazione degli scambi commerciali elettronici, al fine di consentire agli stati membri di tutelare interessi da questi ritenuti superiori, come la protezione e la salute delle persone o la sicurezza nazionale, appunto, l’Aec prevede infatti una serie di clausole di eccezione.

Molti stati, nel corso dei negoziati, hanno ribadito la loro posizione favorevole a un’interpretazione ampia del concetto di “sicurezza nazionale”, in particolare, continuando a spingere nel senso della sua non giustiziabilità: ciò vale a dire che solo lo stato direttamente interessato potrebbe dire cosa rappresenta per sé “sicurezza nazionale” e questa definizione non sarebbe contestabile dagli altri stati membri neppure dinanzi agli organi di soluzione delle controversie dell’Omc.

Un approccio di questo tipo, però, potrebbe fornire una copertura giuridica a governi autoritari o protezionisti che intendano utilizzare surrettiziamente la “sicurezza nazionale” o altre clausole di eccezione per limitare il commercio, i trasferimenti di dati o addirittura imporre restrizioni all’accesso a Internet o compromettere la libertà di espressione online.

L’approvazione, di un testo condiviso sul commercio elettronico è particolarmente rilevante in un periodo quale quello attuale, in cui le organizzazioni internazionali in generale e quelle economiche in particolare, vivono momenti di grande crisi, anche a causa di approcci sovranisti che si diffondono in seno agli stati e attesta ancora una certa vitalità dell’Omc, quanto meno sotto il profilo negoziale.

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