Il debito pubblico italiano macina record di mese in mese. L’ultimo aggiornamento pubblicato ieri dalla Banca d’Italia riguarda giugno e fissa a 2.948,5 miliardi la cifra totale dell’indebitamento delle amministrazioni pubbliche. Rispetto a maggio l’aumento è stato di circa 30 miliardi.

Significa che di questo passo la soglia psicologica dei 3 mila miliardi verrà superata entro un paio di mesi.

A fine 2023 il debito era arrivato a 2.863 miliardi, quindi l’incremento del 2024, fino a giugno, ammonta a circa 85 miliardi, in media fanno circa 14 miliardi ogni trenta giorni, una crescita che appare sensibilmente superiore a quanto previsto dal governo nel Def di primavera e anche dalla Commissione europea. Infatti, come ha segnalato Bankitalia nel suo ultimo Bollettino economico, che risale a luglio, il debito dovrebbe aumentare di 120 miliardi nel corso del 2024.

Alla luce dei dati più recenti, però, il conto finale potrebbe essere ancora superiore: circa 168 miliardi. Non è detto. Tutto dipende, ovviamente, dall’andamento dell’ultimo semestre dell’anno. Anche nel 2023 il debito aumentò di 30 miliardi tra maggio e giugno, ma nei sei mesi successivi la crescita rallentò molto e alla fine nell’arco dei 12 mesi la crescita fu di 105 miliardi.

Sentiero stretto

Staremo a vedere, al momento è complicato formulare previsioni. Va comunque ricordato che il valore comunicato ieri, quella cifra record di 2.948,5 miliardi, rappresenta un valore assoluto. Quello che conta, anche ai fini delle valutazioni sul rispetto dei parametri di bilancio fissati dalla Ue, è il rapporto tra debito pubblico e Pil.

Nel 2023 la situazione dell’Italia era molto migliorata rispetto all’anno precedente grazie anche all’inflazione ancora elevata che aveva gonfiato il valore nominale del Pil. Per il 2024 invece lo scenario è cambiato e il governo si trova davanti a un sentiero più stretto.

Secondo le stime dell’esecutivo, quelle contenute nel Def, quest’anno il rapporto tra debito e Pil dovrebbe aumentare in misura tutto sommato contenuta: dal 137,3 per cento, il valore del 2023, al 137,8 per cento, per poi arrivare a 138,9 per cento nel 2025.

Una previsione molto ottimistica, in confronto a quella della Commissione Ue che invece vede un rapporto pari 138,6 per cento a fine 2024 (più 0,8 punti rispetto a quanto scritto nel Def governativo) e 141,7 per cento l’anno prossimo (2,8 punti in più delle ipotesi dell’esecutivo).

Sulla stessa linea di Bruxelles è anche il Fondo monetario internazionale, che nel suo recente rapporto sull’Italia ha fissato a 141,7 per cento il rapporto tra debito e Pil.

Effetto Superbonus

A pesare sui conti sono soprattutto gli oneri del Superbonus, anche se le ultime correzioni in corsa, che hanno allungato da quattro fino a 10 anni l’utilizzabilità dei crediti d’imposta, dovrebbero ridurre l’impatto sul debito dell’agevolazione fiscale.

In compenso, quest’anno dovrebbe mancare, se non azzerarsi del tutto, l’apporto positivo del cosiddetto effetto snow ball, che invece era stato consistente nel 2023 quando l’inflazione spinse il Pil nominale a un livello superiore rispetto alla spesa per gli interessi da pagare sui titoli di stato.

La forte riduzione del costo della vita nel corso di questi mesi sgonfierà l’incremento del Prodotto interno lordo e di conseguenza peggiorerà anche il rapporto di quest’ultimo con il debito.

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