Di chi si fidano le persone? Quali sono le categorie professionali che ispirano maggiore fiducia nell’opinione pubblica? La fiducia è un bene prezioso. Un capitale sociale da gestire ed alimentare con cura. Si costruisce con lentezza e difficoltà, si perde velocemente e facilmente. Come sottolinea il politologo americano Francis Fukuyama: «La fiducia è il lubrificante che fa funzionare in modo efficiente qualsiasi gruppo o organizzazione».

Non solo, in un’epoca composita e incerta come quella in cui viviamo, la fiducia è anche un meccanismo di riduzione della complessità sociale. A livello globale, in base ai dati rilevati da Ipsos in 32 paesi, in vetta alla classifica dell’affidabilità ci sono medici (58 per cento), scienziati (56), insegnanti (54), camerieri nei ristoranti (44), membri delle forze armate (43), polizia, insieme alle persone comuni e ai magistrati (tutti al 38 per cento).

Il quadro italiano mostra alcune differenze. In primo luogo, dopo anni in cui in vetta alla classifica c’erano i medici (59), oggi al primo posto si collocano gli scienziati (61). Al terzo posto, anche nel nostro paese, ci sono gli insegnanti (47), seguiti dalla polizia (40). Le forze dell’ordine, lungo lo stivale, surclassano le forze armate (39), mentre si ritrovano alla pari con l’affidabilità assegnata ai camerieri dei ristoranti (40).

La magistratura, in termini di affidabilità, supera con il suo 34 per cento, gli avvocati, che nel nostro paese scontano un distacco di ben 10 punti (24 per cento). Le persone comuni, in Italia (35) come a livello globale (38), mantengono un discreto tasso di riconoscimento di affidabilità, seguite a ruota dai sondaggisti (32).

Di chi non ci fidiamo 

Se in fondo alla classifica di affidabilità troviamo, manco a dirlo, i politici (11 per cento), la stella della fiducia si è avvizzita e spenta anche per gli influencer, che sono crollati nel giro di pochi anni all’11 per cento (andando a far compagnia ai politici). Non va meglio ai pubblicitari che raggiungono a fatica il 15 per cento.

Basso è anche il tasso di apprezzamento, in termini di affidabilità, per gli speaker dei telegiornali (22) e per i giornalisti (23). Neanche l’universo dell’economia italiana brilla per affidabilità. La fiducia negli imprenditori è bloccata al 25 per cento e si ritrovano in compagnia dei banchieri che sono imbullonati al 21. Il basso tasso di affidabilità nei capitani d’industria non è un dato solo italiano.

Negli Usa, in Germania e in Gran Bretagna è al 24 per cento. In Canada e Svezia al 21. In Spagna al 19. In Irlanda e Belgio al 25 come in Italia, mentre solo in Francia, tra i paesi europei, il dato arriva al 32 per cento. La fiducia nei banchieri e nel mondo della finanza è fragile un po’ ovunque: in Spagna (14), Polonia (15), Irlanda e Olanda (22), Francia, Belgio (23), Germania (24) e Gran Bretagna (29).

Non va meglio per il mondo ecclesiastico. La fiducia nei sacerdoti, nel nostro paese, si ferma al 23 per cento. In Germania e Olanda è al 24; in Francia al 27 per cento (come in Canada). Nella verde Irlanda il dato sale al 29 per cento, mentre in Gran Bretagna si arriva al 34. Solo in Svezia la fiducia nel clero arriva al 40, tallonata dagli Usa con il 37. Le nazioni in cui il tasso di fiducia nel clero è il più basso sono la Spagna (15) e la Polonia (13).

Infine, i dipendenti pubblici che, con il loro 24 per cento, si ritrovano anch’essi nella parte bassa della classifica della affidabilità. Il dato italiano, anche in questo caso, è in buona compagnia. La fiducia nei dipendenti pubblici è limitata negli Usa (26) e Germania (29). In Spagna è al 31, in Gran Bretagna al 35, mentre in Francia arriva al 41 per cento.

Disfacimento del tessuto sociale

Il filosofo scozzese Alasdair MacIntyre, autore di numerosi saggi di filosofia morale, ha sempre sottolineato che «le pratiche professionali richiedono la fiducia della comunità, ma questa fiducia deve essere guadagnata attraverso l'eccellenza e l'integrità nel perseguimento dei beni interni alla pratica».

I bassi tassi di affidabilità raccolti da molte professioni, specie da quelle centrali per il futuro di un paese, come imprenditori, banchieri, mondo della giustizia e dell’informazione, sono il segno di un pericoloso processo di disfacimento del tessuto sociale e di indebolimento del tessuto connettivo del paese.

La fiducia nelle istituzioni e nelle categorie professionali è strettamente legata al nostro senso di identità morale e alla nostra comprensione del bene comune. I dati italiani (come quelli degli altri paesi) mostrano l’urgenza di invertire la rotta, perché un paese con alti tassi di sfiducia è una nazione che sta costruendo il proprio futuro su fragili e friabili colonne d’argilla.

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