Il decreto di perquisizione firmato dai magistrati torinesi mette sotto accusa con parole severe una pratica, quella delle plusvalenze incrociate, che avrebbe avuto lo scopo di tenere in linea di galleggiamento i conti bianconeri. E alcuni frammenti di intercettazioni fanno prefigurare un disegno strutturato.
Valori fraudolentemente maggiorati e operazioni finanziariamente neutre, cioè meramente contabili ma senza alcun corrispettivo di flusso di denaro in cassa. I magistrati torinesi che hanno disposto la perquisizione nei confronti della Juventus e dei suoi massimi dirigenti o ex dirigenti usano parole molto pensanti, per motivare il provvedimento e l’intervento dei militari della Guardia di Finanza. La vicenda intorno alla quale tutto si muove è quella delle plusvalenze incrociate che da almeno tre anni sono diventate un ordinario strumento di gestione dei conti bianconeri.
Si tratta di una storia di cui Domani ha raccontato in tempi non sospetti e che nelle settimane più recenti ha avuto un’accelerazione a causa di un’istruttoria di Consob. E adesso è arrivato il clamoroso blitz di venerdì pomeriggio, il Black Friday, disposto con decreto firmato dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai sostituti Ciro Santoriello e Mario Bendoni.
Il decreto di perquisizione, che Domani ha potuto visionare, riguarda il presidente juventino Andrea Agnelli, il suo vice Pavel Nedved, l’ex responsabile dell’area tecnica Fabio Paratici (migrato la scorsa estate al Tottenham Hotspur), il chief financial officer pro tempore Stefano Bertola, il chief financial officer e investor relator Stefano Cerrato e infine Juventus Football Club come persona giuridica. Per quanto riguarda le ipotesi di reato (concorso di persone in reato, articolo 110 codice penale, e false comunicazioni sociali di società quotate, articolo 2622 codice civile), viene menzionato nel documento anche l’ex chief financial officer Marco Giovanni Re.
Juventus, la dipendenza dalle plusvalenze interessa anche la Consob
I tre anni sotto indagine
L’attenzione degli inquirenti si sofferma sugli esercizi di bilancio di tre anni, quelli chiusi alle date del 30 giugno 2019, 2020 e 2021.
Tre esercizi che secondo l’analisi degli inquirenti avrebbero visto i conti abbondantemente manipolati col ricorso a "operazioni a specchio”, cioè scambi di calciatori il cui valore finanziario tra acquisizione e cessione dava somma zero, e di compravendite di atleti passati dalle squadre bianconere minori (in prima linea la Juventus Under 23, che milita in Serie C) fatte su valori “rilevanti e fuori range” rispetto alla qualità dei singoli calciatori e alla categoria in cui sono stati impiegati.
Vengono fatti anche alcuni nomi che i lettori di Domani hanno potuto leggere nei precedenti articoli: Marley Aké e Franco Tongya (scambiati con l’Olympique Marsiglia per una cifra gemella di 8 milioni di euro), Alejandro Marques e Matheus Pereira (altri 8 milioni di euro a testa, col Barcellona), e il giro che ha portato il genoano Rovella a diventare proprietà della Juventus (ma senza muoversi da Genova) e i bianconeri Portanova e Petrelli a finire in rossoblu. In quest’ultimo caso i valori scambiati sono stati da 18 milioni di euro.
In casi del genere la linea di difesa che i club adottano sostiene che la valutazione di un calciatore è soggettiva, e che se un club acquirente paga quella cifra ogni sospetto dovrebbe tacersi. Ma in realtà di denaro pagati, nei casi passati in rassegna, non se ne vede. Sussisterebbe anzi, secondo il documento firmato dalla Procura torinese, l’ipotesi che il gioco delle plusvalenze abbia tenuto in piedi i conti della società bianconera, che altrimenti sarebbero in condizioni drammatiche.
C’è da segnalare intanto l’ammontare complessivo delle plusvalenze sospette (nel quadro di un triennio che per la Juventus ha fatto registrare plusvalenze per 322.707.000 euro), che secondo i militari della Guardia di finanza corrisponderebbe a quanto segue: 131.564.000 euro nel bilancio al 30 giugno 2019, 119.721.000 euro nel bilancio al 30 giugno 2020 e 30.832.000 euro nel bilancio al 30 giugno 2021.
Ma ancor più impressionanti sono gli scarti fra i risultati contabili ottenuti grazie alle plusvalenze sospette e quelli che avrebbero dovuto essere raggiunti senza il ricorso a esse.
Nel decreto di perquisizione vengono fatte le stime per gli ultimi tre anni.
Per l’anno 2019 una perdita d’esercizio di 39.895.794 euro quando invece avrebbe dovuto essere di 171.459.794 euro e un patrimonio netto positivo per 31.242.712 euro quando invece avrebbe dovuto essere negativo per 100.321.288 euro.
Per l’anno 2020 una perdita d’esercizio da 89.682.106 euro quando avrebbe dovuto essere di 209.403.106 euro e un patrimonio netto di 239.204.587 euro quando invece avrebbe dovuto essere di 119.483.587 euro.
Infine, per l’anno 2021, una perdita d’esercizio da 209.885.432 euro quando invece avrebbe dovuto essere da 240.345.750 euro e un patrimonio netto positivo per 28.827.395 euro quando invece avrebbe dovuto essere negativo per 2.004.605 euro. Scostamenti estremamente significativi che la società bianconera dovrà provare a spiegare e confutare.
Intercettazioni
«Miglioramento fraudolento degli indici di bilancio», viene scritto nel decreto di sequestro. Che porta traccia anche di alcune intercettazioni. Per esempio, quella in cui si parla di «ammortamenti e tutta la merda che sta sotto che non si può dire». Proprio la questione degli ammortamenti è uno fra i nodi più seri di queste operazioni, poiché i calciatori che entrano per valori sovrastimati poi costeranno negli esercizi successivi in termini di spalmatura contabile.
Ma soprattutto emergerebbe il carattere pianificato e sistematico del ricorso alla plusvalenza incrociata, come si evince da frammenti che chiamano in causa l’ex dirigente Fabio Paratici («hanno chiesto di fa’ le plusvalenze»; «che almeno Fabio, dovevi fa’ le plusvalenze e facevi le plusvalenze»). C’è anche consapevolezza che la crisi dei conti bianconeri non dipenda dal Covid («Sì ma non era solo il Covid e questo lo sappiamo bene!»).
Magari molti altri retroscena potrebbero essere noti a breve. Ma intanto emergono altri dettagli su ciò che ha richiamato l’attenzione degli inquirenti.
Fra essi, una scrittura che attesta «un obbligo non federale» (formula nebulosa) da parte dell’Atalanta nel quadro dello scambio che ha riguardato i calciatori Romero e Demiral, e un’altra fra la società e Cristiano Ronaldo, riguardante il rapporto contrattuale e le retribuzioni arretrate.
L’acquisizione del portoghese è stata la mossa più scellerata fatta dalla Juventus negli anni recenti, il punto di non ritorno che ha portato la società bianconera fuori dai binari d’equilibrio economico-finanziario. Che essa continui a produrre frutti avvelenati pare un’espiazione infinita.
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