- La Lega accontenta i No Vax e convince la maggioranza a togliere dalla bozza del disegno di legge sulla Concorrenza un adeguamento, ai livelli europei, dei limiti elettromagnetici per le reti mobili.
- Adeguamento che è ben visto non solo dal mercato, ma anche dai cittadini. Da tutti o quasi, l’85 per cento, eccetto i No Vax, come si evince da un nuovo studio fatto dalle principali associazioni consumatori, Associazioni dei consumatori Adiconsum, Adoc, Altroconsumo, Cittadinanzattiva, Federconsumatori e U.Di.Com.
- Il mancato adeguamento mette a rischio il Pnrr, l’innovazione del paese e rischia di costarci 1,4 miliardi di mancata crescita. Ed era stato chiesto anche da dentro FdI.
La Lega accontenta i No Vax e convince la maggioranza a togliere dalla bozza del disegno di legge sulla Concorrenza un adeguamento, ai livelli europei, dei limiti elettromagnetici per le reti mobili. Adeguamento che è ben visto non solo dal mercato, ma anche dai cittadini. Da tutti o quasi, l’85 per cento, eccetto i No Vax, appunto. Lo si evince da un nuovo studio fatto dalle principali associazioni consumatori, Associazioni dei consumatori Adiconsum, Adoc, Altroconsumo, Cittadinanzattiva, Federconsumatori e U.Di.Com.
Sessantuno contro sei
Per i limiti elettromagnetici, così come sui vaccini Covid-19, la comunità scientifica è ormai d’accordo. Non ha senso mantenerli a sei volt al metro, in Italia, contro una media europea di 61. Dieci volte superiore. L’adeguamento dei limiti italiani ai 61 volt “europei” era entrato in alcune versioni del disegno di legge Concorrenza e soddisfaceva quasi tutti, dal Pd a Fratelli d’Italia.
La Lega però ha fatto pesare la propria posizione in maggioranza, come già nei precedenti governi, guidati da Giuseppe Conte e Mario Draghi, e ancora una volta è riuscita a bloccare l’adeguamento. Così risulta dall’ultima bozza disponibile, da ieri, del ddl Concorrenza.
Fratelli d’Italia ha voluto così evitare una spaccatura, eppure nelle sue file ci sono molti favorevoli alla modifica. Come Matteo Gelmetti, a quanto si legge in una interrogazione parlamentare al ministro Mimit Adolfo Urso a febbraio.
Pnrr e 1,4 miliardi di crescita a rischio
Qui si ricorda la necessità di adeguare i limiti, perché altrimenti gli operatori non riusciranno a coprire con il 5G l’Italia secondo gli obiettivi del Pnrr al 2026 (siamo già in ritardo sui piani e sull’Europa), con un danno per i cittadini e le aziende. A riguardo cita uno studio del Politecnico di Milano e Cnr del 2019.
Ma anche uno di EY secondo cui uno slittamento di 12-18 mesi nello sviluppo del 5G in Italia determinerebbe una contrazione del mercato interno tra 2,9 e 4,3 miliardi di euro.
Il punto è che limiti così (irragionevolmente) bassi rendono molto più costosa e difficoltosa la copertura mobile. Ne verrebbe anche un danno occupazionale, dato che gli operatori sono da tempo in crisi; Vodafone e Tim hanno già annunciato un piano di fuori uscite quest’anno.
L’interrogazione del senatore di FdI cita anche le fonti scientifiche favorevoli. Le linee guida internazionali (di Icnirp) e la raccomandazione europea del 1999 concordano che limiti di 61 volt non sono pericolosi per la salute. Posizione confermata nel 2020 da Icnirp.
La richiesta a Urso
L’interrogazione si conclude chiedendo al ministro se si intenda «armonizzare, anche parzialmente, gli attuali limiti elettromagnetici per favorire nuove opportunità di sviluppo e di futuro, contribuendo, in maniera determinante, anche al raggiungimento degli obiettivi del Pnrr e in generale alla transizione digitale del paese».
Il nuovo studio fa scoprire un punto nuovo, rilevante: non è vero – come si ipotizzava in precedenza - che i cittadini in media sono spaventati dal 5G. Lo è solo una minoranza, anche se rumorosa (quelli dei vari comitati contro le antenne).
Su un campione di circa 6mila cittadini, infatti, solo il 14 per cento si dichiara preoccupato per gli eventuali impatti sulla salute della nuova tecnologia.
Quel 15 per cento sembra corrispondere alla quota di italiani che non hanno completato il ciclo vaccinale primario contro il Covid-19 (16 per cento).
Il 58 per cento degli intervistati ritiene anzi che la diffusione del 5G possa contribuire ad una riduzione del social divide e quindi un abbattimento delle disparità sociali.
Il 70 per cento dei rispondenti considera la diffusione del 5G utile o importante, in misura maggiore per chi ha un titolo di studio più alto e per chi abita al Sud e nelle Isole. Tra questi, gli intervistati indicano principalmente il miglioramento delle performance delle comunicazioni telefoniche e delle connessioni internet (79,6 per cento), lo sviluppo di innovazioni tecnologiche (50,9 per cento) in termini di robotica e di organizzazione delle città verso il modello Smart City. Credono inoltre che possa determinare progressi in altri settori, come la formazione, la sanità, l'economia e i trasporti.
Insomma: sono gli stessi – e solo loro - che hanno creduto alle fake news sul covid a cedere ora a quelle su 5G e salute, contro ogni evidenza scientifica. E contro gli interessi del Paese.
E la Lega sta scegliendo di appoggiarli, influenzando il governo e il Paese. Chissà se le piccole e medie imprese del nord, una delle basi elettorali importanti per la Lega, sono consapevoli di questa scelta politica che le danneggia economicamente. A favore solo di pochi No Vax.
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