C’è un paradosso: il mercato si aspettava un’evoluzione diversa del conflitto. Quindi, a fronte della mancato allargamento della guerra, si è innescata una spirale ribassista. La spiegazione dell’esperto di Allianz Global Investors
Occhi puntati degli investitori sul rischio geopolitico e da ultimo sulle conseguenze del conflitto tra Israele e Hamas. Abbiamo chiesto a Enzo Corselllo, country head di Allianz Global Investors per l’Italia, un giudizio del perché finora i mercati azionari e obbligazionari e il prezzo del petrolio abbiano reagito con prudenza al rischio di una escalation nel conflitto mediorientale in occasione della presentazione dell’Outlook 2024 a Milano.
«La reazione del prezzo del petrolio all’attacco di Hamas in territorio israeliano ha colto di sorpresa molti investitori e osservatori delle dinamiche di mercato», dice Corsello. «Infatti il prezzo del petrolio, dai drammatici avvenimenti di quei giorni, ha iniziato una parabola discendente che lo ha portato ai minimi degli ultimi mesi. A dispetto dall’accresciuto rischio geopolitico nell’area, ciò che spiega tale movimento ribassista è il posizionamento massiccio in direzione rialzista di molti investitori che, a fronte della mancata escalation del conflitto su scala regionale, ha spinto molti a chiudere le posizioni lunghe innescando una spirale ribassista».
«Nel medio periodo, comunque, le tensioni crescenti nell’area, con rischi di escalation non del tutto riassorbiti, agiranno da supporto al prezzo del greggio anche nell’ipotesi di un rallentamento della domanda globale dovuto a possibili venti di recessione».
L’outlook 2024
Passiamo all’analisi dell’Outlook di Allianz Global Investors nel dettaglio e scopriamo che in vista c’è una recessione e non un soft landing. «La view di consenso sulla crescita economica globale – e, in particolare, sulla crescita degli Stati Uniti – è piuttosto ottimista. La maggior parte dei commentatori prospetta un “atterraggio morbido” (soft landing) dell’economia Usa, cioè uno scenario in cui la banca centrale riesce a rallentare l’attività economica senza provocare una recessione o causando solo una lieve contrazione. Il rischio di una recessione grave è ritenuto molto remoto».
«La relativa resilienza mostrata sinora dall’attività economica, soprattutto negli Stati Uniti, supporta questo ottimismo». Ma c’è un ma. «Tuttavia preferiamo non aderire ciecamente alle stime di consensus. Per quanto uno scenario di moderazione della crescita o recessione lieve sia indubbiamente plausibile, varie ragioni ci portano a ritenere che la situazione potrebbe evolversi diversamente». Insomma Allianz Global Investors prevede una recessione nel 2024 come aveva fatto nel 2023.
Un’inflazione ostinatamente elevata
«Al contempo, l’inflazione si conferma tenace e ben al di sopra del target del 2 per cento fissato dalle grandi banche centrali, nonostante il netto calo rispetto ai picchi del 2022». In effetti il 2 per cento da tetto sembra essere diventato il pavimento e tutti sono consci di come sia più difficile ridurre l’inflazione nell’ultimo miglio da 3,5 al 2 per cento.
Vi sono inoltre tre shock sul fronte dell’offerta che sostengono un’inflazione strutturalmente più alta. «Il primo è la deglobalizzazione per effetto di una maggiore regionalizzazione delle filiere. Poi ci sono la decarbonizzazione e un mercato del lavoro strutturalmente più rigido in ragione dei cambiamenti demografici».
«Per esperienza sappiamo che, dopo un periodo di elevato incremento dei prezzi, l’inflazione può impiegare diversi anni per tornare a livelli modesti a causa di effetti di secondo impatto come le spirali salari-prezzi (l’aumento degli stipendi alimenta un aumento dei prezzi e viceversa) o i rincari operati dalle aziende». Il riferimento è alle proteste operaie in Germania della Ig Metall e dell’automotive negli Usa che hanno portato ad un aumento dei salari.
I tassi più alti e più a lungo
«Tutto considerato, noi propendiamo per uno scenario di tassi “più alti più a lungo” anziché per lo scenario atteso dal consensus». «Sicuramente assistiamo a profondi cambiamenti dettati dalla tecnologia, di cui l’intelligenza artificiale (IA) generativa è solo l’esempio più recente».
«In qualche modo – conclude Corsello a commento dell’Outlook - l’Intelligenza artificiale (AI) sta ai servizi come il processo di globalizzazione sta alla produzione di beni: ci sarà una disinflazione dei prezzi, un aspetto che cambierà la vita di molti soggetti».
© Riproduzione riservata